giovedì 13 aprile 2017

Robin Williams: tripudio e mestizia



L'elasticità del Flubbers

NON E' UNA FRASE FATTA, uno script di contingenza, ma Williams è l’attore dalle 1000 sembianze, un Flubber dei più elastici dell'epopea del grande schermo, privo di ogni dubbio è stato il più agile del suo tempo, provvisto genialmente di una comicità spontanea mai futile e stanca. La sua carriera l'ha portato ad interpretare e spaziare da performance strabilianti per la leggerezza e la comicità alternata a momenti di grande e straziante drammaticità. E chi non l'ha capito non capisce niente di cinema. Robin era un'inventiva piena e ricca di varianti, oltre che una persona per bene.  
Vivere è dura

Non vivere è spaventoso

 di Matteo Tassinari 

ROBIN WILLIAMS SEMBRAVA un tenerone, un alieno un po’ sciroccato, proveniente dal pianeta Ork, oppure gonne e bigodini Mrs. Doubtfire, un "mammo" per sempre. O disc jokey in una squallida radio-caserma in "Good morining Vietnam", a cui viene affidata la conduzione di una radio affinché tiri su il morale dei giovanissimi soldati in Vietnam, ruolo che gli regalò moltissima popolarità ma anche non pochi detrattori tra i suoi superiori. Come nelle vesti di un pagliaccio col nasone rosso a patata che andava a far ridere i bambini in fin di vita reclusi in reparti di leucemia o il marginale che vede tutto al di la dei sogni. Un posto non di questa terra. Anche se le radici pur essendo importanti nella vita di un uomo, ma noi uomini abbiamo le gambe, non le radici e le gambe sono fatte per andare sempre altrove.
Non sono maschilista, però
mi sorprende che le donne non facciano le uova

Goooood
morning,

attimo 


fuggente


A proposito di quel film, "Patch Adams", l'uomo a cui Williams s'è ispirato per poter recitare il personaggio, le cose non andarono nel migliore dei modi. Disse, il vero Patch Adams: "Williams, per fare me e anche in modo contestabile, ha guadagnato 21 milioni di dollari. Se fosse stato un po' più simile al vero me, quei soldi li avrebbe potuti donare all'ospedale che tentiamo di costruire da 40 anni. Da lui non sono arrivati neanche 10 dollari". Parole di fuoco dette in diretta alla conferenza stampa della presentazione del film dallo stesso Patch Adams, la persona che nella sua vita privata e nel silenzio, ha girato tanti ospedali per cercare di portare il buon umore a bambini in fin di vita per leucemie e tumori. No non era un santo, era un peccatore come tutti noi. L'attore Kevin Spacey, molto leato a Williams dopo la sua morte disse: "Robin ha fatto ridere e pensare il mondo. Lo ricorderò e lo onorerò per questo. Un grande uomo, artista e amico. Mi mancherà oltre misura".

Ma è con l'indimenticabile serie televisiva "Mork e Mindy" che mostrò al mondo le sue virtù recitative. Il suo Mork, alieno dalle sembianze umane del pianeta Ork, è in missione sulla terra per studiare il comportamento umano e riportarlo al leader del suo pianeta, il fantomatico Orson. Le gag tra i terrestri e Mork si sprecano. C'è sempre una morale di fondo non fastidiosa e Williams inventa, crea, briga, realizza, ispira, inventa, induce una serie di movimenti e frasi che rimarranno nella storia della TV e del cinema. Come nel film La leggenda del Re pescatore del torbido Terry Gilliams, dove si vede un clima (post-post-post tutto) e non mi dilungo nel dire ciò che penso, sarebbe troppo visionario che se lo dicessi sembrerebbe troppo allucinato la dinamica. Il sottoscritto non si perse neppure una puntata, all'età di 13 anni era la mia fantasia che spingeva fortissimo. Poco dopo, tra un perone (non intendo l'osso della gamba) e l'altro, durante l’obliquo periodo, mi sparavo per intero le puntate di Ork e Myndy, come le pere in vena di Brown sugar al limone per scigliere il caccolo d'oppio. Un signore della risata, un'ilarità tipicamente a stelle e strisce. C'erano i Mondiali di calcio in Argentina, quindi correva l'anno 1978, "Mork e Mindy" andava in onda tutte le sere alle 19,30. Posso sbagliare nel conteggio degli anni, non ricordo con esattezza cosa è successo e quando è successo è tutto così affastellato nella mente. So per certo che divenne una serie televisiva dal successo mondiale. Fu trasmesso in 28 Paesi, dall'Europa all'India. Robin era molto felice per questo, gli dava sostegno, togliendogli quel sub strato depressivo che in qualche modo l'ha sempre tormentato.     

L’uso sfrenato di cocaina è il modo di Dio 

per dirti che in modo lercio stai facendo 

troppi soldi

L'uomo deve lavorare parecchio per non essere malvagio


Williams era già bravissimo di suo. Convince maggiormente quando si tratta di coniugare ironia e sentimenti, ideando un alieno sopra o sotto le righe ideato dallo sceneggiatore Mark Cameron. Indimenticabile il suo saluto: "Nano-nano", come gli immancabili rapporti al Comandante Orson, il suo padrone, di cui si sentiva solo la voce ma non lo si vedeva. Pam Dawber è una precisa e dolcissima Mindy, la donna che lo capisce, seppur proveniente da Ork, cogliendo in questo strano individuo un'innocenza basica propria dei bambini, di chi è "santo" per il solo fatto di vivere, poiché quali sogni possano giungerci in quel sonno di morte, una volta che ci siamo spogliati del nostro mortale affanno, è argomento che merita considerazione, molto più della nostra scialba esistenza. A pochissimi spiriti è dato scoprire che le cose e gli esseri esistono. Lui, era fra questi, pur avendo fatto una sfilza di errori nutrita. Si dice che una persona buona, quando sbaglia, fa più rumore rispetto ad una persona che sbaglia ma mena una vita disdicevole, è vera. Altrimenti come mi spieghi che la partenza al GP l'audience televisiva è altissima e alla fine s'è dimezzata? Perché è all'inizio che avvengono maggiormente gli incidenti e si spera, inconsciamente, con morto. E' brutto dirlo, ma è così! L'uomo deve lavorare parecchio per non essere malvagio.


“Bere caffè decaffeinato è come masturbarsi con un guanto da forno!”

UN ATTORE CHE SEMPRE interpretato ruoli brillanti, illuminati d'elettricità propria, grazia adolescenziale disarmante. L'inclinazione, la leggerezza, la sensibilità sono simili ad un rasoio a doppia lama, grandezze che consentono di toccare le ali degli angeli, come ti sbattono, non necessariamente all'improvviso, la violenza d'urto che certe cose nella propria vita ti portano nel campo della sottile linea rossa. Da una parte della lama, quella dolce, leggera, docile che ti permette di vivere senza sbalzi e felicità. Poi c’è l'altra parte, quella tagliente, agra, inclemente come i taglia gola che brandiscono coltelli e sgozzano gole sprizzanti sangue caldo ed innocente.
WILLIAMS è stato forse  l'attore più poliedrico, flessibile, complesso, polimorfo degli ultimi 20 anni di Hollywood. Un flubber in grado di alterare, sovvertire, mutare la sua voce nella stessa scena. Uomo o donna non importava, i ruoli-gender non ne parliamo, c'andava a nozze. La sua capacità camaleontica, è quel quid misterioso che appartiene solo ai Titani del Cinema lo rendevano così estremo nella sua grande normalità. Viveva gli estremi con le stesse intensità, le stesse vibrazioni e lo stesso adattamento. La poliedricità gli camminava sempre a fianco. In una della scene più significative del film Hunter conosce il malato terminale della stanza 305, famoso e temuto dallo staff per i suoi scatti d’ira. Patch riesce a capire che l’uomo ha solo paura di morire, per cui si intrufola nella sua stanza vestito da angelo enunciando tutti i sinonimi della morte. Alla battuta Se ti sotterrano a culo all’aria so dove parcheggiare la bici”, finalmente riesce a strappare una risata al paziente e portarlo in giro per la corsia sotto gli sguardi stupidi degli infermieri.


Come Scorsese e Kubrick


A QUANTO PARE anche Robin Williams era sul libro nero, come Martin Scorsese e Stanley Kubrick e tanti altri, delle Major hollywoodiane. Come può essere che dopo tutti i personaggi portati in scena da Williams, da Mork l'alieno fino all'ultimo film di Robin Williams: "Trovo strana quest'abitudine della stampa americana, che è anche degli Studios, di classificare gli attori per categorie a seconda del loro valore commerciale. Mi fa venire in mente il mercato degli schiavi: 'Quanto vale questo schiavo? Lavatelo e portatelo nella mia tenda!'". Ma, come tutti, aveva compiuti passi falsi, come tutti noi commettiamo, anche se questo quando lo seppi, mi suonò fortemente fuori luogo.

Era disperato,
tra alcol e vortici di percezione
ma non lo dava a vedere

La bellezza vede anche senza occhiali


PACHT ADAMS dove interpreta un dottore che allevia il dolore con sorrisi, buon umore, barzellette, fino a diventare una bella moda praticata negli ospedali. Ma come abbiamo già scritto, il vero dottore che Williams portò sugli schermi, affermò con una certa incomprensione. Nulla, Robin, non deve nulla a nessuno, certo che se avesse ragione il dottore da cui è partito il personaggio cinematografico, questa è una nota stonata.


Un Groucho Marx anarchico

IL VERO dottore Patch Adams è un vulcano in piena. Un Groucho Marx anarchico. Crede nella commedia come strumento da usare per raggiungere il benessere sociale. È una combinazione tra un clown e un medico. È capace di far sorridere la persona più disperata di questa terra per un pomeriggio intero. Adesso è andato in Afghanistan. Se non lo ammazzano, farà certamente un lavoro straordinario scrisse.


Captain! 
Oh, my captain!!!

"Avevo notato che c'era qualcosa nell'aria perché durante le riprese dell'ultima scena, quella in cui i ragazzi salgono sui banchi per salutare il professore, uno dei camionisti della troupe, uno pieno di tatuaggi, persino sulle palpebre, si era messo a piangere come un vitello. L'attimo fuggente è un film che ha insegnato molto. La passione, la creatività, l'entusiasmo, le speranze, le illusioni, di tutte quelle cose alle quali la gente aspira ma che raramente riesce a realizzare".                                    

LA RISPOSTA è sempre, è tutta in una parola sottovalutata, evitata, allontanata, ignorata: depressione. Quella dimensione dissociata che nel mondo lascia una persona al suicidio ogni 40 secondi. Se succede ad un ragazzo - come lo studente di Williams nell'Attimo fuggente - possono pesare la famiglia, i genitori. Ma se si toglie la vita un adulto, come ha fatto l’attore, non riesci a trovare la risposta che senti essere quella giusta al gesto estremo. Relativamente poco contano gli insuccessi, i costosi divorzi, i guai di salute, tutto è secondario se addirittura non esiste proprio. L'industria del dolore è la stessa macchina della gloria, dei soldi, del successo. Non ha due facce, ne ha una soltanto e una faccia con la morte sopra. Non sono i derelitti pensieri di un vecchio paranoico, a se stiamo a fare due calcoli, ci rendiamo conto che più della metà degli artisti, sono svalvolati proprio a causa della loro marcia in più.


Al di là dei sogni


Per un periodo, è stato dipendente dalla cocaina associato all’alcol (micidiale duplex), ma ha superato entrambe le dipendenze prima della nascita del figlio, restando sobrio per vent’anni. Nel 2000, in Alaska, sul set di Insomnia, ricominciò a bere. “Ero in una piccola città ai confini del mondo, da cui si potevano vedere lastroni di ghiaccio e monti bianchissimi e ho pensato: ‘Devo bere’. Mi sentivo solo e impaurito, era uno di quei momenti in cui lavori troppo e dici a te stesso: “Lascia andare, un bicchierino mi farà bene”. È invece fu la cosa peggiore del mondo. Gli è  bastato bere per una settimana per capire di essere nuovamente nei guai: “Durante i primi giorni, mentì a me stesso e mi convinsi di poter smettere quando avrei voluto e che in fondo un goccio non fa male. Sei nuovamente fregato”. Il tuo corpo contrattacca e ti dice: “No, non adesso, sto meglio, lo farò più in là. Alla fine mi ci sono voluti circa tre anni per riuscirci davvero”. E non sono bastati.
L'energia speciale contagiosa di Robin 


Il momento del Mistero


Poi parliamoci chiaro, scrivere di chi sceglie l'atto d'''estrema ratio', non è come scrivere della propria squadra di calcio. E' sempre un dire delle cose pescate nel buio del mistero umano, perché non sappiamo nulla, solo Dio e forse il suicida, ma neanche lui penso, sanno cosa sia successo, avvertendo un sentimento faticoso nello scrivere sul tappeto magnifico dei versi qualcosa che lo ricordi. Non sopporterei mai fare di Robin Williams un santino. Captain, oh my Captain, lei è stato per davvero un gran Capitano, chissà quante volte ha colto l'attimo della sua vita e quante no. Ora riposa, tutto è a posto, il degrado di un uomo lacerato nell'anima è cessato nelle mani di Dio. Ora è il momento del Mistero, che evito di scrivere. Ora tutto prende luce, nel silenzio e nella meditazione. Al termine della nostra vita cominciamo a preoccuparci e pensare: "io che cosa farò? chissà dove sarò da qui a dieci anni?" Però io vi dico: "Ecco guardate me! Vi prego, non preoccupatevi tanto, perché a nessuno di noi è dato soggiornare tanto su questa terra. La vita ci sfugge via e se per caso sarete depressi, alzate lo sguardo al cielo d'estate con le stelle sparpagliate nella notte vellutata a blù scuro, quando una stella cadente sfreccerà nell'oscurità della notte col suo bagliore, esprimete un desiderio e pensate a me. Fate che la vostra vita sia spettacolare". Arriviamo tutti Robin, prima o poi. 20 o 30 anni in più non dicono niente, aspettaci. Siamo noi che fremiamo.