venerdì 18 agosto 2017

Leonard Cohen

C'è una crepa in ogni cosa. Da lì entra la luce 
IN MY SECRET LIFE

    "Ora non voglio darvi l'impressione di essere
    un grande musicologo, ma sono molto più esperto
    di come mi hanno descritto per molto tempo:
    sapete, dicevano che conoscessi solo tre accordi
    mentre ne conosco cinque"
    (da un'intervista alla BBC Radio 1FM, 1994)

      di Matteo Tassinari


POETA, romanziere, cantautore, visionario, metafisico: Leonard Cohen è un artista complesso, affascinante, attraente e suggestivo. Turbamenti religiosi, malinconie esistenziali, inquietudini primarie, sesso, diritti civili sono i temi che tratta principalmente nelle sue ballate che hanno bucato l'America da parte a parte, trafiggendo i destini di chi ha seguito questo cantante che ha portato la musica e la poesia ad un livello essenziale, soverchianti, più significativi ed eccellenti del Folk degli anni '50 che da un'antenna all'altra delle radio tra i confini Canadesi hanno amplificato le note arcane del "Cavaliere Errante". Il destino non conosce alcuna responsabilità personale. Il suo corso accompagna invisibile i fenomeni di superficie, ma improvvisamente, quando d'un tratto tutto il mondo ci fa caso, scosso dalla propria apparente sicurezza, in un colpo solo tutti i conti tornano. Suono emancipato, sospiri ampi, prevalente su tutto quella voce tagliente come lama di rasoio s'usa dire di lui, timbrica orientale da via della Seta, nobile nell'espressione e nel cavalcare il suo destriero come un Chisciotte, un Hidalgo impazzito ed appassionato d'idealismo d'amore per la letteratura che sfocia nella follie prioritarie dei suoi testi, di cui Fabrizio De André era innamorato per sua stessa ammissione e qualcuno l'ha pure fatto suo, per non parlare di Francesco De Gregori, autentico Ladro di numerosi versi di Leonard Cohen.

ALTRO che cloni, Dama che ama i Rospi, quelli spruzzano acido pleutarchino, sostanza allucinogena che la pelle dei rospi divampa quando si spaventano gargantuescamente, una reazione normale, del tutto naturale, sono rospi, mica eroina in polvere. Ma quel sudaticcio che sprigionano sulla pelle, è altamente allucinante e normale, ma difficile da controllare. Solo i chimici più accorti e scafati, ne posseggono gelosamente e segretamente qualche fiala cristallizzata,. dai costi esagerati. Una fiala, non si trova, quindi non provateci per la vostra salute mentale, sarebbe troppo potente e non tutti la reggerebbero, costa 3milioni di dollari e dura un mese. Meno normale e naturale con i collegamenti neuronali l'acido pleutarchino, e chi l'ha assunto, dice che sia ancora più potente del già fortissimo Peyote, il fungo che nasce da inflorescenze che si sviluppano soprattutto alle base dei cactus del deserto messicano. In natura c'è proprio tutto. Chi l'ha provato dice che i messicani sono i migliori, sissì quelli messicani e spicchi il volo, per la paura fobica o per un posto sotto il sole con gli occhiali per luci maestose e risolutive, ma il più delle volte sono viaggi al centro della paranoia eccessiva e squilibrio insopportabile.
Non si definiva mai un poeta né chiamava poesia quello che scriveva.
Il fatto che le righe non arrivassero fino al margine della pagina non
era una garanzia. La poesia è un verdetto, non un'occupazione.
(Leonard Cohen)

DIVENTA più tollerabile la tortura di Tai Pei, quella che una volta nudo, ti stendono su un tavolo e con due carrucole allungavano il malcapitato fino agli strappi zampillanti sangue e lacerazioni strappate di muscoli e ossa, che la globalizzazione (?). In Sud America, in certe zone disperse del continente "miserabile", viene ancora praticata la "Rotula". E allora succede che ci si rende conto, ma solo con certi autori, pochi, sono fortemente indebitato. Ho un conto aperto con chi ha spaziato nella mia mente formando la base del mio essere, sono nel mio cuore e li stanno e ci resteranno fino a quando saranno importanti. Poi un giorno, in un istante, tutto diventerà insulso, anche Leonard Cohen e "Bocca di Rosa" sarà uguale a "Furia cavallo del West".
FIN DALLA SUA PRIMA adolescenza l'avevo nelle orecchie quel motivetto straziante che a me piaceva da bambino, per poi spiccare il volo verso luoghi che non avrei voluto conoscere e che invece ho dovuto necessariamente sperimentare, attraversare, subire. Il suo album d'esordio, Songs Of Leonard Cohen, uscito nel 1968, è quanto di più lontano si possa immaginare dagli umori "rivoluzionari" dell'epoca: mentre songwriter come Bob Dylan e Joan Baez scendono nell'arena politica, Cohen rpiega sull'individuo. Il suo universo ruota attorno a una serie di "coppie": sesso-religione (il binomio su cui Nick Cave costruirà una carriera, e che carriera!), santo-discepolo, peccato-redenzione, vincente-perdente, schiavo-padrone. E la tensione biblica di Dylan in Cohen si fa più umana e indulgente, anche se non meno "apocalittica". Originario di Montreal, città francofona del Canada, Cohen è anche il più "europeo" dei cantautori d'oltre oceano. Il suo repertorio è figlio della chanson francese di Jacques Brel e George Brassens.
Se non ci fosse stato Leonard Cohen il bagaglio emotivo

e culturale dell'umanità sarebbe più povero


"PER SUA NATURA, una canzone deve muovere da cuore a cuore". È questa la poetica di Cohen che su queste basi ha delineato non solo la sua arte, ma la sua esistenza stessa. Da una valle che s'affaccia a Montreal, fino ad una remota isola greca, mediante un viaggio spirituale che lo ha collocato per molti anni a Los Angeles, dove ha esplorato quella "remota possibilità umana", divorando sensazioni, senza rimpianti, inquietudini, malinconie meste. La sua sfumature si avvicinano alla poesia, al sentimento delle cose sfiorate, allusive solo in apparenza, quasi mai agganciate alla realtà. Del resto la sua passione per la scrittura, il susseguirsi delle parole, lo hanno sicuramente aiutato ad approfondire le corde dell'anima umana. Negli ultimi decenni ha registrato 8 libri di poesie, due romanzi e 11 album musicali, che negli States non tutti conoscono, come spesso accade. In Europa, al contrario, Cohen è un autentico idolo. In Polonia vende di Michael Jackson e a Cracovia si tutti gli anni si svolge un festival a lui dedicato.

DICONO che sia mpossibile ascoltare un brano
di Cohen quando fuori c’è il sole 

Nancy / Lei portava calze verdi,
dormiva con tutti
Notti e umori turpi e scellerati, sbronze tristi e allegre, estensioni sensoriali atipiche, manciate di Roipnol e Catarpresan, barbiturici così forti, che da anni sono stati esclusi dal prontuario medico perché ritenuti troppo roboanti e poderosi anche per noi tossici. Amori commossi curati al suono delle sue canzoni, giocando a fare i piccoli Cohen ripetendo i versi delle sue poesie come un mantra che non può salvarti, ma allevia il dolore, ma poi è tutta un'illusione temporanea. Abbiamo provato con Edgar Alla Poe e la Caduta di cada Usher (strepitoso) e Arthur Rimbaud che piaceva a molti di noi (ci rivedevamo in lui, l'età, la follia, l'avventura...). 

Il regno degli occhi
rimpiazza quello del cuore
Poi ci siamo messi a recitare anche le poesie di Jim Morrison, ma finalmente capimmo che senza un minimo di pubblico sembravamo dei poveri grulli che cercavano il loro angolo di banalità trovandolo sempre senza grosse fatiche. Del resto a 20 anni, 'ste cazzate le fai?! Ad esempio, alla Standa, chi non ha mai rubato un metro da muratore a 10 anni? Tutti. Non è atto di vandalismo, è l'esperienza del furto che va fatta, è nella crescita di ogni uomo o donna e uomo quel brivido malefico che ti senti correre in testa e lì fai le tue valutazioni. Il "Cavaliere errante" imponeva ai giornalisti di scrivere di lui usando numerosi aggettivi, script scolpiti da uomini di scrittura pop e non, nella pietra canadese della vecchia Montreal, città natia di Cohen: "Impossibile ascoltare un brano di Cohen quando fuori scoppia il sole". Perché la sua voce è simile ad una lama di un rasoio, taglia la carne quando le parole sono finite e la musica inizia a salire come in "Waiting for the miracle", quella che quando prende piede, sembra che ti stia salendo un trip che hai buttato giù nella gola 20 minuti prima. LEONARD COHEN - WAITING FOR THE MIRACLE
https://www.youtube.com/watch?v=KJsipjQVzJI da non perdere. Brano che fa parte del film
paranoico fino al sistema endocrino di Oliver Stone: "Natural Born Killer", lo sdoganamento
di allucinazioni, violenza, sangue, rito woo doo, sacrifici umani, pratiche esoteriche, ossia tutto
il congresso del male a ritrovo, quando sarà il momento dell'Apocalisse per pulire qualcosa
che non è sporco, ma boccaccesco
MILIARDI sono i viventi, non so quanti, uno più uno meno.
Ma oggi a mezzogiorno in punto mi attraversa la mente
un abbagliamento: la fisica percezione di loro, gli altri, tutti
quanti, bambini, adulti, vecchi, che in questo momento
o nascono o muoiono o pensano. Più di altre urla conclamate
ed infinite, mi spaventa questo brulichio e brusio di sottofondo
di coscienze, per un istante mi pare di ascoltarlo come la voce,
belato o ruggito, di una sola sterminata, inerme, miserevole,
vivente e morente,  una macchina umana centrale di luci
che pullulano nella notte senza meta o rotta e per
ognuno che se ne spegne un altra o mille
che rampollano sui marciapiedi.

(LOU REED)
Ha influenzato generazioni intere di cantautori da Nick Cave a Fabrizio De André desaparecidos cantastorie gonfi d'alcol e con i capelli spessi un dito impiastricciati di brillantina, le dita, esattamente sui polpastrelli della mano sinistra, quella che preme le corde per realizzare gli accordi privi di tempo e col tempo tagliano la carne per far spazio ad una pelle secca e spessa, quello è il marchio dei chitarristi. In Tower of Song” sottolinea: "Sono nato così, non avevo scelta. Sono nato con il dono di una voce suadente e ventisette angeli dall'aldilà, mi hanno legato a questo tavolo proprio qui nella Torre della CanzoneSì, i miei amici se ne sono andati e i miei capelli sono grigi soffro in quei posti dove un tempo ero solito giocare e ho un folle bisogno d'amore ma non mi faccio avanti. Mi limito a pagare il mio affitto ogni giorno nella Torre della Canzone. Nel brano dal titolo "The Future" prevede un futuro oscuro per tutti, panorami astrusi e un avvenire caliginoso, ma getta speranza, un pensiero fidente verso l'amore, la bellezza del cosmo, la bellezza, il quale potrà salvarci evitando ansiose disperazioni rese cupe quanto diffidenti dall'indifferenza: "che opprimono le minoranze di chi non ha più la forza / non ce la fa più da solo, manca l'energia, solo cicatrici e tagli. / Ho visto il luogo e le nazioni in autunno. / Ma l'amore è l'unico motore di sopravvivenza che io conosca".
Echi religiosamente umani
Non si definiva mai un poeta
né chiamava poesia quello
che scriveva. Il fatto che le
righe non arrivassero fino
al margine della pagina
non era una garanzia.
La poesia è un verdetto.
Non un’occupazione
Artisti che vedevano in lui l'innovatore mistico, il poeta utopista puro, che non lascia spazio a convenzioni baggiani, che s'intersecano a rime idiote, formalismi amministrativi impersonali, gretti e per subnormali. Ridde in avvicinamento sequenziale come un treno a fine corsa su binari in disuso e arrugginiti della stazione di Harlem, "dove il sole del buon Dio non da i suoi raggi" (non è mia questa, lo sapete). La combinazione della voce di Cohen, che sussurra con la delicatezza caustica e sferzante di un innamorato perso, le due chitarra classiche greche armonizzate da arpeggi che accompagnano violini sulla brina incanalando l'atmosfera gelida verso ripari vetrati e ancora non basta. Basta anche solo questo ricordo, talvolta imponente come nel caso di "Sisters of Mercy", un'altra ballata trasognata in precario equilibrio tra una ninnananna e un cantico religioso, un momento mistico e visionario, un mantra che filosofeggia su tutte le tue paranoie sociali, in ogni caso umanamente arrivato. "La mia anima è una misteriosa orchestra composta da tanti elementi, un pò come quella di tutti e tutte. Non so quali strumenti e suoni stridano dentro di me corde e arpe, timballi e tamburi, e non so neanche i vostri. Mi conosco come una sinfonia conosce me, questo si, mi accade. Per questo bisogna diventare Oceano, altrimenti sentirai il mal di mare ogni giorno".
La poesia è la prova della vita.
Se la tua vita arde,
la poesia è la cenere

Giaca
e Cravata
SPESSO LE PROTAGONISTE sono prostitute che gravitano attorno all'asse voce-chitarra, per poi affiorare altri suoni, lampi di fisarmonica, trilli di campanelli, tintinnii di xilofono. È la canzone da cui prenderà il nome uno dei gruppi più "scuri" della storia del rock: i britannici Sisters Of MercyPerfetto Crooner in giacca e cravatta, un dandy canadese che forse sarebbe andato molto d'accordo con Paolo Conte, anche se i due sono artisti completamente differenti come genere musicale, sia chiaro. Come da copertina, Cohen non si scompone mai. Nemmeno quando la musica sale di ritmo, come nella struggente serenata di "So Long, Marianne", con chitarre tristi ed archi accompagnati da cori stupendi e che danno man forte al suo genio. Nemmeno quando c'è da lanciarsi degli addii, come nella tornata di "Hey That Way To Say Goodbye", piena di sensazioni contraddittori. E nemmeno quando scende per strada tra gli ultimi i barboni di "Stories Of The Street", dove pure si mette a nudo con feroce realismo. La cupa traiettoria, i percorsi allegorici dei suoi brani e la ghiacciata "One of Us Cannot Be Wrong", contestualizzano il disco nel codice di una rammaricata sofferenza esistenziale. "Del resto la forza che deteniamo ci viene dai nostri oblii e dalla nostra incapacità di organizzarsi nella pluralità dei destini", scrive Cohen nella prefazione di una biografia per le Mondadori. Nessuno, forse, potrebbe sopravvivere alla comprensione istantanea del dolore universale, dato che l'anima è stata creata per contenere un preciso livello di sofferenze e non di più. Il di più è oggi. Probabilmente.
Il dandysmo di Cohen


























Rammaricata 

           y
  
esistenzial  
La sola cosa che possa salvare l'uomo è l'amore.
E se molti hanno finito per trasformare questa asserzione, è perché non hanno mai amato
veramente
Da cuore a cuore
    I bambini mostrano
    le cicatrici come medaglie
    Gli amanti le usano come segreti da svelare.
    Una cicatrice è ciò che avviene quando
    la parola si fa carne   
"PER SUA NATURA, un brano bisogna che parta e arrivi ". È questa la poetica e la filosofia di Leonard Cohen che ha adottato imprimendola alla sua carriera artistica, come alla sua stessa vita, alla quale ha dato molto, ma non quanto avrebbe voluto. In vari momenti della sua carriera, Cohen stesso, dichiarò la sua insoddisfazione per la mancanza di coraggio profetico, avvertiva la mancanza di un quadro interpretativo, un coacervo di spunti per poterci capire, vivere, amare meglio. Lamentando forme di egoismo e di indifferenza da Medioevo, e  la giustizia sociale spesso che si presenta come tema fondamentale nel suo lavoro, dove, soprattutto nell'ultimo disco, dove spiega la politica di sinistra, anche se con elementi culturalmente conservatori. In "Democracy" lamenta "le guerre contro il disordine / le sirene il giorno e la notte/gli incendi dei senzatetto/le ceneri dei gay" e l'indifferenza della maggioranza verso chi vive sotto 4 strati di cartone, e conclude che gli Stati Uniti in realtà non sono una democrazia, ma una macelleria a cielo aperto con enormi vuoti assoluti in diritto umano e legislazione sulla giustizia.

Leonard Cohen non è Lou Reed e neanche David Bowie.Nessuno è Leonard Cohen. Ovvio
IL RITMO DELLO SPAZIO di Cohen gode di una lentezza avvolgente di solito, tendente alla tristezza o all'estasi, contrapposti anche in questo caso vanno a braccetto, nel marchio di un grande artista: "Per alcune canzoni ho impiegato diversi anni. Nessuna di essa è stata un parto facile. Ci è stato detto. Tutto il resto va spesso in malora, in bancarotta totale e così quel che rimane è il lavoro, ed è quello che faccio per tutto il tempo, lavorare, creare l'opus della mia vita. Il nostro lavoro è l'unico territorio dove posso governare e rendere chiara l'oscurità. Tutte le altre cose rimangono confuse e misteriose". Tra adattamenti scabri e claustrofobici, invenzioni di consueto tormento, Cohen si muove come farebbe un bambino sui binari di un treno che passa quando vuole.  Come le sue narrazioni, che si prendono il tempo che serve per  garantire allegorie che lasciano presagire avvenimenti squamosi e dotati di urticanti giustizie, ineguali uguaglianza, laddove manca qualcosa che doveva esserci ci sarà, sempre armonioso e aspro come le spine delle rose. Ci sarà quel Mistero che Cohen per una vita con inclemenza vivace e comunque sempre fuori riga, penetrante bensì intenso, intonando striduli pagliacci sarcastici e apparenze impagabili per la loro grandezza nella completa umiltà dello spirito, non a caso diventò Zen ad un certo punto della sua vita. Ma quanto tormento!
Gloria e luce,
nella sconfitta 
Il mondo si lasciava beffare da una disciplinata malinconia.
Tutti i bozzetti facevano dello struggimento una virtù.
Tutto quello che occorreva per essere molto amati era solo
pubblicare le proprie ansie. L'intera impresa artistica
era tutta una calcolata manifestazione di sofferenza



































La canzone 
degli
sconosciuti
LE ATMOSFERE SINISTRE con fiati in forte evidenza e riverberi di tastiere in sottofondo, hanno orientato Nick Cave e ai suoi numerosi emuli dell’ultimo decennio del secolo scorso. La rigida divisione tra schiavo e padrone, è vista in un ripetuto capovolgimento di collocazioni di parte. Per Cohen, la gloria e la luce, abitano nella sconfitta umana e spesso tra le due categorie (vinti e vincitori) cancellano le parzialità, per arpionare un livello d’imparzialità e uguaglianza completa. Gli si fanno ancor più corsari, tenui e caldi nella letargica atmosfera melodica per flauto e clavicembalo, mentre "The Stranger Song" inalbera un arpeggio di chitarra classica semplicissimo, pochi accordi e forse proprio per questo così pregevole, che, col tempo, diventerà un must coheniano (qualcosa di simile realizzerà Fabrizio De André in "Amico Fragile"). Al principio degli anni Duemila, tuttavia, Cohen “scende” dai suoi monti e ricomincia a bazzicare Los Angeles. È rigenerato, pronto a vivere l’ultima fase della sua vita. Rilascia interviste "Sentivo di essere giunto a una conclusione. Sono rimasto la per cinque o sei anni. Il mio legame con la comunità, comunque, permane ancora oggi", racconta nel 2001. Le etichette pubblicano ristampe dei suoi vecchi dischi o nuove raccolte. Dice di trovare “fantastico” il rap e in particolare i testi di Eminem. Hallelujah, recuperata da Jeff Buckley, è diventata nel tempo un incredibile successo postumo. In un certo senso c’e anche dell’ironia in tutto questo. "Possiamo dichiarare una moratoria sull’uso di “Hallelujah” nei film e in televisione. E devo dire che sono d’accordo", scherza Cohen.
Ci saranno
Ci saranno molte buone carte del potere
che potrai giocare in modo spietato o benigno,
molti cieli vasti. Ci sono molte belle poesie che
scriverai e per le quali sarai lodato, molti giorni
di desolazione nei quali non riuscirai a mettere
la penna sulla carta. Ci saranno molte belle fiche
dentro cui giacere, pelli di diverso colore da baciare,
vari orgasmi da provare e molte notti nelle quali
sfogherai la tua lussuria passeggiando, solo e amareggiato.
Ci saranno molti picchi di emozione, tramonti intensi,
intuizioni esaltanti, sofferenza creativa e mortali pianure
di indifferenza dove non sarai nemmeno padrone della
tua disperazione personale. Ci saranno molte buone carte
del potere che potrai giocare in modo spietato o benigno,
molti cieli vasti sotto i quali giacere e congratularti con te stesso
per la tua umiltà dentro galere di soffocante schiavitù.
Ci saranno paure dalle 1000 agonie. Questo è quello che ti aspetta.
Come tante notti durano senza luna ne stelle.
Una lacrima ha radici più profonde di un sorriso. (Emil Cioran)