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IN MY SECRET LIFE
di Matteo Tassinari
POETA, romanziere,
cantautore, visionario, metafisico: Leonard Cohen è un artista complesso,
affascinante, attraente e suggestivo. Turbamenti religiosi, malinconie
esistenziali, inquietudini primarie, sesso, diritti civili sono i temi che tratta principalmente nelle sue ballate che hanno bucato l'America da parte a parte, trafiggendo i destini di chi ha seguito questo cantante che ha portato la musica e la poesia ad un livello essenziale, soverchianti, più significativi ed eccellenti del Folk degli anni '50 che da un'antenna all'altra delle radio tra i confini Canadesi hanno amplificato le note arcane del "Cavaliere Errante". Il destino non conosce alcuna responsabilità personale. Il suo corso accompagna invisibile i fenomeni di superficie, ma improvvisamente, quando d'un tratto tutto il mondo ci fa caso, scosso dalla propria apparente sicurezza, in un colpo solo tutti i conti tornano. Suono emancipato, sospiri ampi, prevalente su tutto quella voce tagliente come lama di rasoio s'usa dire di lui, timbrica orientale da via della Seta, nobile nell'espressione e nel cavalcare il suo destriero come un Chisciotte, un Hidalgo impazzito ed appassionato d'idealismo d'amore per la letteratura che sfocia nella follie prioritarie dei suoi testi, di cui Fabrizio De André era innamorato per sua stessa ammissione e qualcuno l'ha pure fatto suo, per non parlare di Francesco De Gregori, autentico Ladro di numerosi versi di Leonard Cohen.
ALTRO che cloni, Dama che ama i Rospi, quelli spruzzano acido pleutarchino, sostanza allucinogena che la pelle dei rospi divampa quando si spaventano gargantuescamente, una reazione normale, del tutto naturale, sono rospi, mica eroina in polvere. Ma quel sudaticcio che sprigionano sulla pelle, è altamente allucinante e normale, ma difficile da controllare. Solo i chimici più accorti e scafati, ne posseggono gelosamente e segretamente qualche fiala cristallizzata,. dai costi esagerati. Una fiala, non si trova, quindi non provateci per la vostra salute mentale, sarebbe troppo potente e non tutti la reggerebbero, costa 3milioni di dollari e dura un mese. Meno normale e naturale con i collegamenti neuronali l'acido pleutarchino, e chi l'ha assunto, dice che sia ancora più potente del già fortissimo Peyote, il fungo che nasce da inflorescenze che si sviluppano soprattutto alle base dei cactus del deserto messicano. In natura c'è proprio tutto. Chi l'ha provato dice che i messicani sono i migliori, sissì quelli messicani e spicchi il volo, per la paura fobica o per un posto sotto il sole con gli occhiali per luci maestose e risolutive, ma il più delle volte sono viaggi al centro della paranoia eccessiva e squilibrio insopportabile.
DIVENTA più tollerabile la tortura di Tai Pei, quella che una volta nudo, ti stendono su un tavolo e con due carrucole allungavano il malcapitato fino agli strappi zampillanti sangue e lacerazioni strappate di muscoli e ossa, che la globalizzazione (?). In Sud America, in certe zone disperse del continente "miserabile", viene ancora praticata la "Rotula". E allora succede che ci si rende conto, ma solo con certi autori, pochi, sono fortemente indebitato. Ho un conto aperto con chi ha spaziato nella mia mente formando la base del mio essere, sono nel mio cuore e li stanno e ci resteranno fino a quando saranno importanti. Poi un giorno, in un istante, tutto diventerà insulso, anche Leonard Cohen e "Bocca di Rosa" sarà uguale a "Furia cavallo del West".
FIN DALLA SUA PRIMA adolescenza l'avevo nelle orecchie quel motivetto straziante che a me piaceva da bambino, per poi spiccare il volo verso luoghi che non avrei voluto conoscere e che invece ho dovuto necessariamente sperimentare, attraversare, subire. Il suo album d'esordio, Songs Of Leonard Cohen, uscito nel 1968, è quanto di più lontano si possa immaginare dagli umori "rivoluzionari" dell'epoca: mentre songwriter come Bob Dylan e Joan Baez scendono nell'arena politica, Cohen rpiega sull'individuo. Il suo universo ruota attorno a una serie di "coppie": sesso-religione (il binomio su cui Nick Cave costruirà una carriera, e che carriera!), santo-discepolo, peccato-redenzione, vincente-perdente, schiavo-padrone. E la tensione biblica di Dylan in Cohen si fa più umana e indulgente, anche se non meno "apocalittica". Originario di Montreal, città francofona del Canada, Cohen è anche il più "europeo" dei cantautori d'oltre oceano. Il suo repertorio è figlio della chanson francese di Jacques Brel e George Brassens.
"PER SUA NATURA, una canzone deve muovere da cuore a cuore". È questa la poetica di Cohen che su queste basi ha delineato non solo la sua arte, ma la sua esistenza stessa. Da una valle che s'affaccia a Montreal, fino ad una remota isola greca, mediante un viaggio spirituale che lo ha collocato per molti anni a Los Angeles, dove ha esplorato quella "remota possibilità umana", divorando sensazioni, senza rimpianti, inquietudini, malinconie meste. La sua sfumature si avvicinano alla poesia, al sentimento delle cose sfiorate, allusive solo in apparenza, quasi mai agganciate alla realtà. Del resto la sua passione per la scrittura, il susseguirsi delle parole, lo hanno sicuramente aiutato ad approfondire le corde dell'anima umana. Negli ultimi decenni ha registrato 8 libri di poesie, due romanzi e 11 album musicali, che negli States non tutti conoscono, come spesso accade. In Europa, al contrario, Cohen è un autentico idolo. In Polonia vende di Michael Jackson e a Cracovia si tutti gli anni si svolge un festival a lui dedicato.
Notti e umori turpi e scellerati, sbronze tristi e allegre, estensioni sensoriali atipiche, manciate di Roipnol
e Catarpresan, barbiturici così forti, che da anni sono stati
esclusi dal prontuario medico perché ritenuti troppo roboanti e
poderosi anche per noi tossici. Amori commossi curati al suono delle
sue canzoni, giocando a fare i piccoli Cohen ripetendo i versi delle
sue poesie come un mantra che non può salvarti, ma allevia il
dolore, ma poi è tutta un'illusione temporanea. Abbiamo provato con
Edgar Alla Poe e la Caduta di cada Usher (strepitoso) e Arthur
Rimbaud che piaceva a molti di noi (ci rivedevamo in lui, l'età, la
follia, l'avventura...).
Ha influenzato generazioni intere di cantautori da Nick Cave a Fabrizio De André e desaparecidos cantastorie gonfi d'alcol e con i capelli spessi un dito impiastricciati di brillantina, le dita, esattamente sui polpastrelli della mano sinistra, quella che preme le corde per realizzare gli accordi privi di tempo e col tempo tagliano la carne per far spazio ad una pelle secca e spessa, quello è il marchio dei chitarristi. In
“Tower of Song” sottolinea: "Sono
nato così, non avevo scelta. Sono nato con il dono di una
voce suadente e ventisette angeli dall'aldilà, mi hanno
legato a questo tavolo proprio qui nella Torre della Canzone. Sì,
i miei amici se ne sono andati e i miei capelli sono grigi soffro in
quei posti dove un tempo ero solito giocare e ho un folle bisogno
d'amore ma non mi faccio avanti. Mi limito a pagare il mio affitto
ogni giorno nella Torre della Canzone. Nel
brano dal titolo "The
Future" prevede un futuro
oscuro per tutti, panorami astrusi e un avvenire caliginoso, ma
getta speranza, un pensiero fidente verso l'amore, la bellezza del
cosmo, la bellezza, il quale potrà salvarci evitando
ansiose disperazioni rese cupe quanto diffidenti dall'indifferenza:
"che opprimono le minoranze di
chi non ha più la forza / non ce la fa più da solo, manca
l'energia, solo cicatrici e tagli. / Ho visto il luogo e le
nazioni in autunno. / Ma l'amore è l'unico motore di sopravvivenza
che io conosca".
Artisti che vedevano in lui l'innovatore mistico, il poeta utopista puro, che non lascia spazio a convenzioni baggiani, che s'intersecano a rime idiote, formalismi amministrativi impersonali, gretti e per subnormali. Ridde in avvicinamento sequenziale come un treno a fine corsa su binari in disuso e arrugginiti della stazione di Harlem, "dove
il sole del buon Dio non da i suoi raggi" (non è mia questa, lo sapete). La combinazione della voce di Cohen, che sussurra con la delicatezza caustica e sferzante di un innamorato perso, le due chitarra classiche greche armonizzate da arpeggi che accompagnano violini sulla brina incanalando l'atmosfera gelida verso ripari vetrati e ancora non basta. Basta anche solo questo ricordo, talvolta imponente come nel caso di "Sisters of Mercy", un'altra ballata trasognata in precario equilibrio tra una ninnananna e un cantico religioso, un momento mistico e visionario, un mantra che filosofeggia su tutte le tue paranoie sociali, in ogni caso umanamente arrivato. "La mia anima
è una misteriosa orchestra composta da tanti elementi, un pò come quella di tutti e tutte. Non so quali strumenti e suoni stridano
dentro di me corde e arpe, timballi e tamburi, e non so neanche i vostri. Mi conosco come una
sinfonia conosce me, questo si, mi accade. Per questo bisogna diventare Oceano, altrimenti sentirai il mal di mare ogni giorno".
DIVENTA più tollerabile la tortura di Tai Pei, quella che una volta nudo, ti stendono su un tavolo e con due carrucole allungavano il malcapitato fino agli strappi zampillanti sangue e lacerazioni strappate di muscoli e ossa, che la globalizzazione (?). In Sud America, in certe zone disperse del continente "miserabile", viene ancora praticata la "Rotula". E allora succede che ci si rende conto, ma solo con certi autori, pochi, sono fortemente indebitato. Ho un conto aperto con chi ha spaziato nella mia mente formando la base del mio essere, sono nel mio cuore e li stanno e ci resteranno fino a quando saranno importanti. Poi un giorno, in un istante, tutto diventerà insulso, anche Leonard Cohen e "Bocca di Rosa" sarà uguale a "Furia cavallo del West".
FIN DALLA SUA PRIMA adolescenza l'avevo nelle orecchie quel motivetto straziante che a me piaceva da bambino, per poi spiccare il volo verso luoghi che non avrei voluto conoscere e che invece ho dovuto necessariamente sperimentare, attraversare, subire. Il suo album d'esordio, Songs Of Leonard Cohen, uscito nel 1968, è quanto di più lontano si possa immaginare dagli umori "rivoluzionari" dell'epoca: mentre songwriter come Bob Dylan e Joan Baez scendono nell'arena politica, Cohen rpiega sull'individuo. Il suo universo ruota attorno a una serie di "coppie": sesso-religione (il binomio su cui Nick Cave costruirà una carriera, e che carriera!), santo-discepolo, peccato-redenzione, vincente-perdente, schiavo-padrone. E la tensione biblica di Dylan in Cohen si fa più umana e indulgente, anche se non meno "apocalittica". Originario di Montreal, città francofona del Canada, Cohen è anche il più "europeo" dei cantautori d'oltre oceano. Il suo repertorio è figlio della chanson francese di Jacques Brel e George Brassens.
Se
non ci fosse stato Leonard Cohen il bagaglio emotivo
e culturale dell'umanità sarebbe più povero |
"PER SUA NATURA, una canzone deve muovere da cuore a cuore". È questa la poetica di Cohen che su queste basi ha delineato non solo la sua arte, ma la sua esistenza stessa. Da una valle che s'affaccia a Montreal, fino ad una remota isola greca, mediante un viaggio spirituale che lo ha collocato per molti anni a Los Angeles, dove ha esplorato quella "remota possibilità umana", divorando sensazioni, senza rimpianti, inquietudini, malinconie meste. La sua sfumature si avvicinano alla poesia, al sentimento delle cose sfiorate, allusive solo in apparenza, quasi mai agganciate alla realtà. Del resto la sua passione per la scrittura, il susseguirsi delle parole, lo hanno sicuramente aiutato ad approfondire le corde dell'anima umana. Negli ultimi decenni ha registrato 8 libri di poesie, due romanzi e 11 album musicali, che negli States non tutti conoscono, come spesso accade. In Europa, al contrario, Cohen è un autentico idolo. In Polonia vende di Michael Jackson e a Cracovia si tutti gli anni si svolge un festival a lui dedicato.
DICONO che sia mpossibile
ascoltare un brano
di Cohen quando fuori c’è il sole
di Cohen quando fuori c’è il sole
Nancy / Lei portava calze verdi,
dormiva con tutti
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Il
regno degli occhi
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Poi ci siamo messi a recitare anche le poesie di Jim Morrison, ma finalmente capimmo che senza un minimo di pubblico sembravamo dei poveri grulli che cercavano il loro angolo di banalità trovandolo sempre senza grosse fatiche. Del resto a 20 anni, 'ste cazzate le fai?! Ad esempio, alla Standa, chi non ha mai rubato un metro da muratore a 10 anni? Tutti. Non è atto di vandalismo, è l'esperienza del furto che va fatta, è nella crescita di ogni uomo o donna e uomo quel brivido malefico che ti senti correre in testa e lì fai le tue valutazioni. Il "Cavaliere errante" imponeva ai giornalisti di scrivere di lui usando numerosi aggettivi, script scolpiti da uomini di scrittura pop e non, nella pietra canadese della vecchia Montreal, città natia di Cohen: "Impossibile ascoltare un brano di Cohen quando fuori scoppia il
sole". Perché la sua voce è simile ad una lama di un rasoio, taglia la carne quando le parole sono finite e la musica inizia a salire come in "Waiting for the miracle", quella che quando prende piede, sembra che ti stia salendo un trip che hai buttato giù nella gola 20 minuti prima. LEONARD COHEN - WAITING FOR THE MIRACLE
https://www.youtube.com/watch?v=KJsipjQVzJI da non perdere. Brano che fa parte del film
paranoico fino al sistema endocrino di Oliver Stone: "Natural Born Killer", lo sdoganamento
di allucinazioni, violenza, sangue, rito woo doo, sacrifici umani, pratiche esoteriche, ossia tutto
il congresso del male a ritrovo, quando sarà il momento dell'Apocalisse per pulire qualcosa
che non è sporco, ma boccaccesco.
Echi religiosamente umani
Giaca
e Cravata
SPESSO LE PROTAGONISTE sono prostitute che gravitano attorno all'asse voce-chitarra, per poi affiorare altri suoni, lampi di fisarmonica, trilli di
campanelli, tintinnii di xilofono. È la canzone da cui prenderà il
nome uno dei gruppi più "scuri"
della storia del rock:
i britannici Sisters
Of Mercy. Perfetto Crooner in
giacca e cravatta, un dandy canadese che forse sarebbe andato molto
d'accordo con Paolo Conte, anche se i due sono artisti completamente
differenti come genere musicale, sia chiaro. Come da copertina, Cohen
non si scompone mai. Nemmeno quando la musica sale di ritmo, come
nella struggente serenata di "So
Long, Marianne", con chitarre
tristi ed archi accompagnati da cori stupendi e che danno man
forte al suo genio. Nemmeno quando c'è da lanciarsi degli
addii, come nella tornata di "Hey
That Way To Say Goodbye", piena
di sensazioni contraddittori. E nemmeno quando scende per strada tra
gli ultimi i barboni di "Stories
Of The Street", dove
pure si mette a nudo con feroce realismo. La cupa traiettoria, i
percorsi allegorici dei suoi brani e la ghiacciata "One
of Us Cannot Be Wrong", contestualizzano il disco nel
codice di una rammaricata sofferenza esistenziale. "Del
resto la
forza che deteniamo ci viene dai nostri oblii e dalla nostra
incapacità di organizzarsi nella pluralità dei destini", scrive
Cohen nella prefazione di una biografia per le Mondadori. Nessuno,
forse, potrebbe sopravvivere alla comprensione istantanea del dolore
universale, dato che l'anima è stata creata per contenere un preciso
livello di sofferenze e non di più. Il di più è oggi. Probabilmente.
Rammaricata
y
y
esistenzial
I
bambini mostrano
le cicatrici come
medaglie
Gli
amanti le usano come segreti da svelare.
Una
cicatrice è ciò che avviene quando
la parola si fa carne
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Gloria e luce,
nella sconfitta
nella sconfitta
degli
sconosciuti
LE ATMOSFERE SINISTRE con fiati in forte evidenza e
riverberi di tastiere in sottofondo, hanno orientato Nick Cave e ai suoi
numerosi emuli dell’ultimo decennio del secolo scorso. La rigida divisione tra
schiavo e padrone, è vista in un ripetuto capovolgimento di collocazioni di
parte. Per Cohen, la gloria e la luce, abitano nella sconfitta umana e spesso
tra le due categorie (vinti e vincitori) cancellano le parzialità, per arpionare
un livello d’imparzialità e uguaglianza completa. Gli si fanno ancor più corsari,
tenui e caldi nella letargica atmosfera melodica per flauto e clavicembalo,
mentre "The Stranger Song" inalbera un arpeggio di chitarra classica
semplicissimo, pochi accordi e forse proprio per questo così pregevole, che,
col tempo, diventerà un must coheniano (qualcosa di simile realizzerà Fabrizio
De André in "Amico Fragile"). Al
principio degli anni Duemila, tuttavia, Cohen “scende” dai suoi
monti e ricomincia a bazzicare Los Angeles. È rigenerato, pronto a
vivere l’ultima fase della sua vita. Rilascia interviste "Sentivo di essere giunto a una conclusione. Sono
rimasto la per cinque o sei anni. Il mio legame con la comunità,
comunque, permane ancora oggi", racconta nel 2001. Le etichette
pubblicano ristampe dei suoi vecchi dischi o nuove raccolte. Dice di
trovare “fantastico” il rap e in particolare i testi di
Eminem. Hallelujah,
recuperata da Jeff Buckley, è diventata nel tempo un incredibile
successo postumo. In un certo senso c’e anche dell’ironia in tutto questo. "Possiamo dichiarare una moratoria sull’uso di “Hallelujah”
nei film e in televisione. E devo dire che sono d’accordo",
scherza Cohen.