lunedì 7 agosto 2017

Morte pasoliniana di Pier Paolo

Uuomo inquieto, in tempesta col mondo
COL VENTO NEI SUOI CAPELLI IN FESTA
Nulla è più
anarchico del potere
La vittima ideale
IL GESU' "VISTO" DA PASOLINI nel film da lui diretto: "Il vangelo secondo Matteo". Una vittima ideale. Solo il volto di Pasolini era un po’ diverso, un volto profondamente segnato, un volto quasi da Cristo, ma un Cristo molto diverso dal terribile Cristo putrefatto di Matias Grünewald o, tanto meno, dal Cristo oleografico dell’iconografia cattolica. Insomma, anch’esso, un Cristo molto normale, un Cristo piccolo borghese. Pasolini non aveva, nei gesti, nel parlare, nel modo di porgersi, nulla della “checca”. Anzi, era piuttosto virile. La scena cambiava ogni qual volta stava in compagnia con sua madre e quest’uomo, l'intellettuale furioso che s'"infantilizzava" per "mendicare" coccole e la mano, in una ricerca d'affetto quasi imbarazzante nella persona da lui più amata. E' difficile immaginarsi un Pasolini, sempre a muso duro, sempre pronto a fare a "cazzotti" verbalmente con chi calpestava verità e giustizia, dare i bacini a sua madre, o tenersi mano nella mano e camminare lungo viali alberati nebbiosi. O forse è semplicissimo, quando hai tanti nemici, a tratti, hai bisogno di tornare bambino e la madre diventa la figura emblematica dell'amore e della tenerezza. Tenerezza.
A MENDICAR 
TENEREZZE


Pier Paolo Pasolini - Antonello Morsillo
     Adescamento
bestiale

Profondo 

nero


NON SI PUO' TRATTARE, qui, in poche righe, l’opera di Pier Paolo Pasolini. E' possibile invece ricordare una frase che scrisse nel 1962 inserita ne “Le belle bandiere”"Noi ci troviamo alle origini di quella che sarà la più brutta epoca della storia dell’uomo: l’epoca dell’alienazione individuale e sociale. Questo per un fiorire estremo della tecnologia che sperpera ogni tradizione culturale. La corruzione sarà il male politico da difendersi". Parole dette più di 60 anni fa. Torna il dubbio: la P2 è responsabile o complice, del delitto Pasolini? Pino Pelosi che l'anno scorso dichiarò, com'è scritto sulla prima di copertina di "Profondo Nero". I responsabili della morte di Pasolini erano cinque uomini arrivati sul posto all'improvviso, come d'accordo, con una moto e una Fiat targata Catania. Fra loro due habituè dei luoghi di ritrovo di uomini di estrema destra del Tiburtino, Franco e Giuseppe Borsellino. Mentre lo picchiavano, lo pestavano a sangue gridavano: "Sporco comunista! Frocio, ecco quel che ti meriti" e botte fino a sfinirlo, sfigurarlo per poi passarci sopra con la macchina spezzando il tronco corporeo per il peso della macchina. Famose le parole di Pelosi agli atti, quando disse: "Se tu uccidi qualcuno in quel modo, o sei pazzo o hai una motivazione forte. Siccome questi assassini sono riusciti a sfuggire alla giustizia per trent'anni, pazzi non sono certamente. Quindi avevano una ragione, una ragione importante per fare quello che hanno fatto". Uno spettacolo orrido, non volevano solo che morisse Pasolini, ma che soffrisse anche e tanto, quasi una vendetta per tutto quello che aveva reso noto. Pelosi, il borgataro che da ragazzino gli piovve addosso una botta di quelle che non si reggono, è a tutt'oggi impaurito da quei cavalieri della morte 60enni e come, in che maniera, hanno picchiato Pier Paolo Pasolini, anche se non si sa se siano ancora vivi.


Una      storia
sbagliata


Il corpo di Pier Paolo Pasolini
dopo il pestaggio avvenuto
all'Idroscalo di Ostia la notte tra
il 1° ed il 2° novembre
ad opera dei Servizi segreti
dello Stato e mafia

La malvagità è nel non saper
nemmeno che si è malvagi
SEPETROLIO fosse stato pubblicato, Pasolini sarebbe ancora vivo. Come è vero che se Saviano non fosse riuscito a pubblicare in tempo "Gomorra", sarebbe morto come Pasolini. Stava lavorando ad un romanzo, "Petrolio", dove alludeva con fatti precisi e e puntuali all'attentato e morte di Enrico Mattei, all'epoca presidente dell'Eni. Pasolini scriveva che Eugenio Cefis, citato con un nome di fantasia che corrispondeva a "Troio Berda Inquisitorio", era responsabile di troppe illegalità. Intanto, Cefis, diventa Presidente dell'ENI. Cefis è colpevole anche di aver fondato la feccia del pianeta, la Loggia Massonica P2, assieme a Licio Gelli il Venerabile, così lo chiamavano nel linguaggio massonico. Il Governatore della Banca Italia di allora Guido Carli, lo definì un importante esponente della borghesia di Stato (?). Per i soloni spocchiosi giornalisti Eugenio Scalfari e Giuseppe Turani, le penne saccenti del giornalismo economico-finanziario di Repubblica, penne “orribilis” c'era parecchia carne da mangiare. Cip e Ciop, Scalfari e Turani, hanno scritto un libro su Eugenio Cefis, dove viene presentato come una personalità rappresentante della vera "razza padrona" dell'epoca, quella del club esotico di Enrico Cuccia presidente e  amministratore delegato di Banca Italia, gli Agnelli, Confindustria ed i sindacati che ci siano o no, nulla cambia.
Santa Sanctorum, la sede di Banca Italia 
ERANO GLI anni '70 e il mondo sindacale ci diede la opportunità di capire come era vuoto il peso della triade. Per capire il personaggio Cuccia, basta dire che è stata una delle figure di spicco più importanti della scena economico-finanziaria italiana del XX secolo (60 anni di onorato lavoro ai massimi vertici) senza mai rilasciare una sola intervista. Vi sfido a trovarne un altro. Tornando al nostro all'ideatore e mandante dell'omicidio Pasolini, Eugenio Cefis, era uno che girava il mondo con tre orari diversi. I due spocchiosi cronisti, continuarono osservando che: "l'autenticità e genialità dell'uomo d’affari e su cui l’Italia poteva contare affidandogli incarichi importanti governativi". Avevano capito proprio tutto, il filosofo fallito (Scalfari) e Turani, uno che avrebbe voluto essere Franco Lattanzi, un banchiere anarchico sconosciuto, ma dalla grande capacità di decodificare i flussi economico-finanziari internazionali e soprattutto dalla penna che vibrava quando la prendevi in mano, talmente era bello leggerlo. Alto dirigente del gruppo Unicredit e agitatore della contestazione, per finire in una storia dall'epilogo sull'isola di Ventotene da sceneggiatura noir con una improvvisa caduta dalle scale e rottura dell'osso del collo. “Voleva stare da solo ed era andato nella casa del cognato”, testimonia la moglie. L'ennesimo mistero.
Eugenio Cefis con Gianni Agnelli












MA A CAUSA DELLA SUA FUGA dall'Italia, nel '77, il suo posto fu preso da Licio Gelli. Cefis, di Cividiale del Friuli, teorizzava un golpe bianco, senza l'uso dei militari e della violenza, attraverso il controllo dei mezzi di informazione, come descritto in seguito nel "Piano di rinascita democratica" di Gelli. Per Pasolini, l'assassinio Mattei, è il 1° di una ampia carrellata di stragi di Stato di cui Cefis ha preso parte in qualche misura più o meno diretta. Opinione sottolineata da Amintore Fanfani che proprio un ribelle non era e Che Guevara pensava fosse un giocatore oriundo: "forse l'abbattimento dell'aereo di Mattei, più di vent'anni fa, è stato il primo gesto terroristico nel nostro Paese, il primo atto della piaga che ci perseguita." Se il libro "Petrolio" fosse riuscito ad uscire, fosse stato pubblicato, forse Pasolini sarebbe ancora vivo. Pensate a Roberto Saviano. Se non fosse riuscito a pubblicare "Gomorra", ora sarebbe morto da un pezzo. Quando un pezzo, un'inchiesta riesci a pubblicarla, sei quasi a posto, non si sa mai. Perché quello che era un segreto inviolabile, ormai, grazie alle inchieste pubblicate, il più è fatto. Anche se a certi livelli è obbligatorio guardarsi spesso e volentieri alle spalle, perché esiste anche, soprattutto fra i criminali, il senso della vendetta, il fartela pagare facendoti molto male, se non chiuderti la luce per sempre su questa crostone di terra che tutti i giorni calpestiamo.  
Un delitto infinito
Cos'è questo golpe?





Io so

Scritti Corsari
di Pier   Paolo  Pasolini

Corriere della Sera

Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere). Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974. Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti. Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974). Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il '68, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del "referendum". Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista).

Un CORPO nel fango dell'Idroscalo di Ostia

Io so i nomi 

Peccare non significa fare il male.
Non fare il bene, questo significa peccare





OGNI TANTO si avvicinavano dei ragazzi, le classiche "marchette" e scambiavano due chiacchiere in modo molto pulito e Pasolini rinasceva spiritualmente. Era vero amore quello, ve lo dico. Uno di questi lo avrebbe ucciso. Il Pci e tutti i suoi vassalli e vassallieri, nella loro ipocrisia, non hanno mai accettato che Pasolini fosse morto com'é morto. Cioè, loro, che non centravano nulla, volevano decidere i gusti sessuali di Pasolini. Come i genitori coi loro figli: "Fai il bravo a scuola e non far arrabbiare la maestra". Si sa, Colpa e pene sono gemelle, anche perché spesso è l'innocente a portare la pena del reo bastardo. Poi ci vengono a dire che la pena nell'ira non conosce né modo né misura. Come minimo doveva essere stato un complotto dei fascisti, fantasticheria cui diede voce per prima Oriana Fallaci che aveva orecchiato qualcosa dal parrucchiere mentre si faceva i bigodini blu. Non si è mai capito che il fondo oscuro di Pasolini, era necessariamente l’humus al suo essere artista visionario e, soprattutto, un grande, grandissimo intellettuale. “L'ansia del consumo è un'ansia di obbedienza a un ordine non pronunciato. Ognuno in Italia sente l'ansia, degradante, di essere uguale agli altri nel consumare, nell'essere felice, nell'essere libero: perché questo è l'ordine che egli inconsciamente ha ricevuto, e a cui deve obbedire, a patto di sentirsi "diverso". “Mai la diversità è stata una colpa così spaventosa come in questo periodo di tolleranza. L'uguaglianza non è stata infatti conquistata, ma è una falsa uguaglianza ricevuta in regalo”, scriveva sul Corsera Pier Paolo Pasolini, dagli Scritti corsari. Era il 1974. 

Odio
profondo



Il corpo di Pier Paolo Pasolini

AD OGGI SI SA CHE responsabili della morte di Pasolini erano cinque uomini arrivati sul posto all'improvviso, mentre Pasolini era in macchina con Pelosi. Come d'accordo, con una moto e una Fiat targata Catania, arrivarono sul posto improvvisamente. Si capiva che volevano fargli molto male, non gli bastava dargli una lezione ancorchè estremamente orrenda. Un odio profondo che Pelosi aveva avvertito e confermato ai giudici, per poi ridire tutto quanto due anni fa: "Fu un malvagio adescamento. Io ho le mie responsabilità, le conosco, ero solo un'esca utile ad attirare Paolo per poi farmi da parte. Quelli chissà da quando ci seguivano con la macchina, ma chi pensava che poi alle due di notte sarebbe successo quel che è accaduto? E poi noi due stavamo tranquilli in macchina". E' stato irretito solo come sanno irretire persone spietate, con il dovere di non ucciderlo soltanto, ma farlo soffrire col dolore di mille agonie.