sabato 11 marzo 2017

Marx, la comica finale


Fratelli Marx:
la comica finale per un’anarchia sentimentale

di Matteo Tassinari


Preceduti da un'unanimità dilagante d'entusiasmo che ne avevano fatto quasi una leggenda, arrivarono anche da noi in Italia, con un saggio dei più decisivi, questi famosi comici americani che impazzire il mondo facevano. La loro grazia spregiudicata, la poesia spontaneamente generosa, implacabile e violenta ha sortito intanto un primo effetto, la loro timida anarchia dei sentimenti vivacemente contagiosa nel periodo in cui scoprimmo il Jazz e le sue svisate.
Alla favola mascherata, alla favola accattata e faticosamente combinata per tener attivi i necessari duemilacinquecento o tremila metri di film, essi sostituiscono con allegra disinvoltura una parodia di racconto, qualche cosa che, non avendo capo né coda, si difende dichiarando che, un capo e una coda, finge di averli solo per burla e comoda vidimazione. Si chiamano Groucho, Harpo, Chico, Zeppo e Gummo, e di cognome, fanno Marx, meglio conosciuto nell’infinito mondo della comica finale, quella dove si ride e si piange, come i Fratelli Marx. Il loro merito principale, è quello di avere introdotto un nuovo elemento nel cinema comico: la rivoluzione. Una forza rivoluzionaria infantile, bambina, senza spargimenti di sangue o promesse di sorta. La realizzazione del desiderio di spodestamento degli adulti da parte dei più piccoli. Adultolescenti.

I bambini, padroni
di Broadway
I fratelli Marx ci hanno mostrato cosa accadrebbe se il mondo venisse conquistato dai bambini. Il risultato è un universo in preda al caos, ma un caso piuttosto divertente. Groucho Marx è, l’incarnazione stessa del comico. La sua maschera, occhiali, nasone e baffi neri, è diventata l’icona della festa, del carnevale, del travestimento. Come quando i bambini giocano loro recitavano, lasciando un segno indelebile nei comici postumi, tutti compresi. Una comicità troppo frettolosa rispetto al tempo in cui è esplosa, un modo d'intraprendere la risata troppo avanti per essere compresi, se non da chi come loro erano folli, cioè pochi. Nonostante questo, il successo arrivò eccome! Bruciante come le battute sconosciute fino ad allora: "Laggiù è seduto un uomo dalla mente aperta". Si sente lo spiffero fin da qui".
Il misterioso Harpo

Il muto Harpo ha radici più lontane e misteriose. Harpocrates è infatti il dio del silenzio rappresentato come un bambino con il dito sulla bocca e i bocoli come un angelo azzurro. I loro film fanno parte ormai della storia del cinema. Titoli come “I fratelli Marx al College”, “La guerra lampo dei fratelli Marx” e “Una notte all’Opera”, sono classici che una videoteca degna di questo nome non può non contemplare. Del resto senza il cinema dei fratelli Marx i film di Federico Fellini, di Woody Allen o di Terry Gilliam non sarebbero stati gli stessi. Ad esempio, ma quanto c' in Paura e delirio a Las Vegas di Gilliam dei fratelli Marx? Per me tantissimo, anche se i due generi sono distanti anni luce.






Da principio i fratelli Marx non non erano ben tollerati. Non hanno molta fortuna nel nostro Paese la parodia dell’immigrato italiano di Chico, nota in USA come l’imitazione meno credibile, mai fatta e perciò innocua e divertente, generalmente i loro film venivano salutate come opere gratuite e demenziali, pensate un pò. La guerra lampo è censurata perché è considerata dalla Propaganda fascista di sovversione ideologica e viene considerata satira contro il potere. Ma grazie a Dio, i film successivi vengono proiettati, come dimostrano le recensioni d’epoca e la visita di Harpo alla Scala di Milano.


Groucho è Dylan Dog
Vent’anni dopo il rilancio dei Marx negli anni Sessanta. Un altro fenomeno aiuta a divulgare il credo marxiano in Italia: Dylan Dog. Grazie a Tiziano Sclavi, infatti, Groucho è popolarissimo tra giovani e giovanissimi italiani. È un merito che gli va riconosciuto. Fino ad oggi non esiste una biografia sui fratelli Marx nella nostra lingua, e questa è una grande colpa che ognuno di noi ha, seppur infinitesimale, ma ce l'ha. Lo scheletro nell'armadio dell'uomo dai baffi grossi dipinti di nero sotto al naso. E gli script ritrovati, le recensioni, i libri di foto rare che farebbero impazzire di gioia qualsiasi vero fan dei Marx Brothers. Nel resto del mondo, America ma anche Spagna, Francia, Germania e Inghilterra, è stato tutto tradotto e tutto è reperibile. Qui in Italia il silenzio assoluto.

Timidi passi sui palchi del Vaudeville

Un giorno del 1907, la vita della famiglia Marx prende una piega che si rivelerà decisiva. Sfogliando il “The New York World”, Groucho legge un annuncio interessante: “si cercano attori”. La prima mossa è quella di parlare con i genitori, dire loro che intende lasciare la scuola e intraprendere la carriera d’attore. Minnie (la madre) non aspetta altro e, con aria di sufficienza, concede a Groucho di tentare. In realtà non è la prima volta che il figlio si esibisce davanti a un pubblico. Stavolta però si parla di attori veri, di una compagnia e di una tournée. Il ragazzo non sta nella pelle.



WOODY ALLEN HA DETTO D'ESSER

LA REINCARNAZIONE DI GROUCHO
Purtroppo  la balbuzie del giovane Marx rovina tutto lo spettacolo che va a monte. Il loro debutto è anche un addio alle scene. Intanto Groucho risponde all’annuncio teatrale e si presenta all’orario indicato. Arrivato dinanzi ad una porta, l'anteprima di quel mondo gli appare immediatamente: un tale in kimono, truccato con tanto di rossetto, la voce effeminata che gli dice di salire al piano di sopra e aspettare. È fatta, se lo sente! Non fosse altro che al piano superiore quaranta ragazzi disperati come lui aspettano da chissà quanto, nella speranza di essere scritturati. Ma Groucho, allenatosi in casa cantando accompagnato al piano da Chico, si dimostra il migliore. La sua voce giovane da soprano, è presto assunta. E non disturbatelo perdinci! Sta lavorando!!!

Harpo sculetta e ancheggia
Nell’attesa di partire in tournée con il Trio Leroy, Groucho trova un lavoro in un negozio di parrucche. Spinto da forte goliardica, prende di nascosto parrucche femminili dal negozio e le porta in casa dove si diverte ad indossarle, facendo le smancerie allo specchio. Poi Harpo ha un’idea. Aiutato da Groucho, prende a frugare nella camera di Minnie e indossa alcuni dei suoi vestiti. Si specchia e comincia a truccarsi in modo pesante, esagerato, equivoco. Una volta pronto, col supporto di Groucho, scende per strada, salta sul primo filobus e corteggia l’autista. Scendono in un quartiere vicino. I due s’intrufolano in un palazzo e vanno incontro a degli uomini che giocano a carte. Sono i Baltzer, parenti dei Marx. Harpo sculetta e ancheggia, crogiolandosi nella parruccona, in una nuvola di profumo.
È da tanto che sto in giro, mi ricordo perfino di quando Doris Day non era ancora vergine


PASSANO pochi minuti e tre donne dall’aria inferocita, gli si parano davanti. Una di queste è Minnie, la mamma. Le intenzioni delle tre donne non promettono nulla di buono, non sembrano gradire che una donna del genere circuisca i loro uomini. Harpo all’inizio regge il gioco e, al momento opportuno, si leva la parrucca rivelando la sua identità. Un tripudio di risate. È salutato per giorni come il comico di casa. Dopo due settimane di prove, Groucho salta sul primo treno con la compagnia e parte in toumée.

MONUMENTO AL GIORNALISMO
AMERICANO
Per la prima volta in vita mia non mi sentivo una nullità” rilascio al bellissimo Newyorker. Dalla stazione centrale di New York partono per Gran Rapids, luogo del debutto. Il Trio è formato da Groucho, il giovane Johnny Morris e Leroy. Lo spettacolo consiste in brevi scenette, perlopiù cantate, in cui Groucho e gli altri due appaiono vestiti da chierichetti, da cinesi e anche da donne. Il loro è un breve siparietto e tutto lo spettacolo non dura più di venti minuti. Per Groucho è comunque un’esperienza senza pari. Si sente finalmente un attore. E avrebbe guadagnato dei soldi divertendosi. Lo spettacolo del Trio Leroy però non ha lunga vita. La piccola compagnia si esibisce ancora e quando il giovane Marx va a cercare Leroy per conoscere le prossime tappe, scopre che i suoi due colleghi sono spariti con la paga. Groucho, quindicenne senza un centesimo, si trova a chilometri di distanza da casa, in un polveroso paesino fantasma, fra catapecchie di legno e un panorama montagnoso degno di Sentieri selvaggi.
Groucho in Zappa e viceversa

HO PESCATO L'ASSO! L’anno seguente Chico si sente pronto. Capisce che è il momento giusto per trovare se stesso. Ha diciannove anni, l’età migliore per affrontare il mondo. Parte da casa con qualche soldo e un profondo desiderio di conoscere la vita. Non intende scappare da New York poiché, a differenza di Harpo, si è inserito anche troppo bene nei bassifondi. Sa maneggiare il denaro e, probabilmente, non si tira indietro se c’è da menare le mani. Però la curiosità è forte. Così, un giorno, decide di trovare lavoro da qualsiasi altra parte purché sia lontano, purché sia altrove. In quell'altrove agognato da Chico si affanna, con un muso più basso del solito, il povero Groucho. Dopo un deprecabile fallimento come fattorino del droghiere, Groucho cede e si fa mandare dalla madre i soldi per il ritorno. Ciononostante Minnie non è delusa. Uno dei suoi figli ha deciso di intraprendere la non facile strada dell’arte. Il momento da lei sognato è finalmente arrivato. La prima cosa che la donna decide di fare è rimettersi in sesto. Era riuscita a trasformare suo fratello in una star, quindi, anche con Groucho ci sarebbe riuscita.


Minnie, mammamanager
MINNIE, mamma manager dei Fratelli Marx, suoi figliuoli, contribuì al clima di follia come la realtà. Nacque la gestione del gruppo matriarcale. A mamma Minnie furono affidate tutte le speranze e il coraggio dei fratelli Marx, a Minnie o Minna o Mamma come la si voglia chiamare, lei, che per padre aveva un mago che suonava l'arpa, oltre ad aver arrancato in spettacoli di varietà tedeschi con i loro numeri folli ed un pubblico non affatto benevolo con lei che si faceva davvero il mazzo per tirar su quei 5 pargoli pronti a cambiare il mondo cinematografico, la commedia umoristica nella fattispecie.

Stop al sogno,
è arrivata l'MGM

Thalber è un enfant prodige della MGM. Da giovanissimo si fa notare come talento raro e a trentasei anni, quando incontra i tre Marx, è già capo indiscusso della MGM. Secondo leggenda è grazie a Chico se i fratelli non finiscono in disgrazia. In una delle sue famigerate partite a bridge, incontra Thalberg e fra i due nasce un intimo rispetto reciproco. L’attore gli racconta, di come, la fortuna li abbia abbandonati, lasciandoli per più di un anno senza lavoro. Ben sapendo che i fratelli sono ancora in grado di offrire grandi prestazioni, il produttore l’invita nel suo studio per parlare di un nuovo progetto comune: “Venite in ufficio” si devono essere detti. I Marx, arrivati all’appuntamento in perfetto orario, aspettarono il loro turno al punto giusto. Thalberg non li riceve prima delle cinque del pomeriggio, solo per dir loro di tornare l'indomani. Il giorno seguente la scena si ripete ancora una volta i Marx aspettano. Dopo pranzo il Master della MGM li accoglie nel suo ufficio, ma Groucho non si trattiene: “Senta, signor Thalberg. Abbiamo fatto tre spettacoli a Broadway, siamo considerati dei bravi comici, abbiamo fatto film con la Paramount. Se ci chiede di venire a mezzanotte noi veniamo a mezzanotte. Ma se ci dice di venire di mattina alle undici vogliamo trovare anche lei, altrimenti l’affare non si fa”. L'autentica, spontanea capcità di capovolgere una situazione pesante in allegra battuta arcigna, grazie Groucho, grazie anche a nome di chi non vi e ti conosce, rimedieranno in altro modo. mettiamola così. E infatti le cose presero un verso giusto, ma l'autenticità del gruppo viene come divorata dal cosiddetto show-biz, forse il più cinico tra le arti ammesse.


La guerra lampo
dei fratelli Marx


Il produttore li prende in simpatia perché sono gli unici che hanno il coraggio di parlargli senza giri di parole. S’incontrano per giorni, senza ritardi, e discutono del nuovo film. Thalberg ha fama di saper trasformare un prodotto grezzo lavoro in un capolavoro. Definisce “La guerra lampo dei fratelli Marx” un agglomerato di scenette divertenti, ma privo d’anima, manca la struttura, manca una storia che possa appassionare tutto il pubblico, non solo a quello maschile. Manca la storia d'amore a cui affezionarsi e un contesto credibile e democratico in cui i fratelli creino si disordine, ma diventino al contempo i beniamini del pubblico. Alla Metro Goldwyn Mayer si lavora in modo molto più professionale rispetto alla Paramount. L’MGM è la macchina del cinema anni ’30 che registra le somme più alte in proiezione e nei teatri di sua proprietà sparsi per il mondo.


La morsa velenosa

E detta legge. Tutti i più grandi comici della storia che sono passati dalla Metro Goldwen Mayer (MGM) perdono di personalità. Il mitico Buster Keaton l’ha disintegrato, dal colosso ch’era. Stanlio e Olio, per dire altri due “pesi massimi” che facevano ridere anche il cielo, scivolano o precipitano nella morsa velenosa della Fox: “Ciao amici”, “Sim Sala Bim” e “I Toreador”, rappresentano un canto del cigno sconfortante e latrante.



“Se abbiamo cambiato il nostro umorismo, passando da uno stile anarchico a uno più amabile, è stato semplicemente per una questione di denaro,  considerato che schifo non ci faceva, accettammo. Nei primi film eravamo spassosissimi, rovesciavamo costumi sociali e usanze del tempo ma, film dopo film, gli incassi calavano leggermente. Il nostro ultimo film anarchico (per utilizzare la stoica descrizione che ci hanno appiccicato addosso, è stato “Duck Soup”. In conclusione, abbandono coscientemente questo mondo di lustrini e pailette, sappiamo che il nostro pubblico non ci ha mai abbandonato. Siamo stati noi ad abbandonare lui. Era diventato troppo difficile a livello fisico girare i film e abbiamo deciso di ritirarci in pascoli più verdi e confortevoli”.


“A quale versione della tua vita dovrei credere, la prima o l’ultima? Ad entrambe, io sono un bugiardo”. Ecco, i fratelli Marx erano questa gag. Colpivano il plesso col loro infantilismo, grottesco, bizzarro, buffo e deforme rispetto al contesto temporale in cui si dovevano vivere. C’è chi vede in loro l’incapacità di adattarsi al gruppo dei grandi, alla maggioranza borghese, chi vuole offendere le regole che la società le impone dall'alto senza considerazioni di sorta. Da qui nasce l'anticonformismo dei Fratelli Marx e le loro difformi esigenze paradossali, provocatorie, agitatorie, fomentatrici, istigatori. Per precisare proprio per tutto, il fatto che si chiamassero Marx non fa di loro dei devoti al filosofo, economista, storico, sociologo tedesco. Con la politica non hanno nulla a che vedere col Marxismo. Sembra assurdo, ma è successa anche questa, una fessa fece un pochino di confusione, scambiando Grocho Marx per il filosofo Carl Marx, dalle stalle alle acchiappafarfalle. Ciancio alle bande. Che avessero una marcia in più rispetto ai loro tempi ed ai loro diciamo colleghi, l’avevano capito tutti i Broad Cast Movie di Hollywood. Del resto: “Come ci si può divertire in una festa in cui le birre sono calde e le donne sono fredde?”. Come aprivano bocca non solo si rideva alla maniera migliore di Stan and Laurel quasi muti, ma non si potevano neppure contraddire. Come: “Laggiù è seduto un uomo dalla mente aperta. Si sente lo spiffero fin da qui”. Erano un fiume in piena che inondava Broadway e poi tutti i teatri del mondo, dove ricopiavano i fratelli Marx alla meglio. “Certi miei conoscenti persero milioni. Io fui più fortunato: persi solo”. Ed erano solo gli anni '30 e già si viaggiava a mille!