Fratelli Marx:
la comica finale per un’anarchia sentimentale
di Matteo Tassinari
Preceduti da
un'unanimità dilagante d'entusiasmo che ne avevano fatto quasi una
leggenda, arrivarono anche da noi in Italia, con un saggio dei più
decisivi, questi famosi comici americani che impazzire il mondo facevano. La
loro grazia spregiudicata, la poesia spontaneamente generosa, implacabile e
violenta ha sortito intanto un primo effetto, la loro timida anarchia dei
sentimenti vivacemente contagiosa nel periodo in cui scoprimmo il Jazz e le sue svisate.
Alla
favola mascherata, alla favola accattata e faticosamente combinata per tener
attivi i necessari duemilacinquecento o tremila metri di film, essi
sostituiscono con allegra disinvoltura una parodia di racconto, qualche cosa
che, non avendo capo né coda, si difende dichiarando che, un capo e una coda,
finge di averli solo per burla e comoda vidimazione. Si chiamano Groucho,
Harpo, Chico, Zeppo e Gummo, e di cognome, fanno Marx, meglio conosciuto
nell’infinito mondo della comica finale, quella dove si ride e si piange, come
i Fratelli Marx. Il loro merito principale, è
quello di avere introdotto un nuovo elemento nel cinema comico: la rivoluzione.
Una forza rivoluzionaria infantile, bambina, senza spargimenti di sangue o
promesse di sorta. La realizzazione del desiderio di spodestamento degli adulti
da parte dei più piccoli. Adultolescenti.
I bambini, padroni
di Broadway
I fratelli Marx ci
hanno mostrato cosa accadrebbe se il mondo venisse conquistato dai bambini. Il
risultato è un universo in preda al caos, ma un caso piuttosto divertente.
Groucho Marx è, l’incarnazione stessa del comico. La sua maschera, occhiali,
nasone e baffi neri, è diventata l’icona della festa, del carnevale, del
travestimento. Come quando i bambini giocano loro recitavano, lasciando un
segno indelebile nei comici postumi, tutti compresi. Una comicità troppo
frettolosa rispetto al tempo in cui è esplosa, un modo d'intraprendere la
risata troppo avanti per essere compresi, se non da chi come loro erano folli,
cioè pochi. Nonostante questo, il successo arrivò eccome! Bruciante come le
battute sconosciute fino ad allora: "Laggiù è seduto un uomo dalla mente
aperta". Si sente lo spiffero fin da qui".
Il muto Harpo ha radici più lontane e misteriose.
Harpocrates è infatti il dio del silenzio rappresentato come un bambino con il
dito sulla bocca e i bocoli come un angelo azzurro. I loro film fanno parte
ormai della storia del cinema. Titoli come “I fratelli Marx al College”, “La
guerra lampo dei fratelli Marx” e “Una notte all’Opera”, sono classici che una
videoteca degna di questo nome non può non contemplare. Del resto senza il
cinema dei fratelli Marx i film di Federico Fellini, di Woody Allen o di Terry
Gilliam non sarebbero stati gli stessi. Ad esempio, ma quanto c' in Paura e
delirio a Las Vegas di Gilliam dei fratelli Marx? Per me tantissimo, anche se i
due generi sono distanti anni luce.
Da principio i fratelli Marx non non erano ben tollerati.
Non hanno molta fortuna nel nostro Paese la parodia dell’immigrato italiano di
Chico, nota in USA come l’imitazione meno credibile, mai fatta e perciò innocua
e divertente, generalmente i loro film venivano salutate come opere gratuite e
demenziali, pensate un pò. La guerra lampo è censurata perché è considerata
dalla Propaganda fascista di sovversione ideologica e viene considerata satira
contro il potere. Ma grazie a Dio, i film successivi vengono proiettati, come
dimostrano le recensioni d’epoca e la visita di Harpo alla Scala di Milano.
Vent’anni dopo il rilancio dei Marx
negli anni Sessanta. Un altro fenomeno aiuta a divulgare il credo marxiano in
Italia: Dylan Dog. Grazie a Tiziano Sclavi, infatti, Groucho è popolarissimo
tra giovani e giovanissimi italiani. È un merito che gli va riconosciuto. Fino
ad oggi non esiste una biografia sui fratelli Marx nella nostra lingua, e
questa è una grande colpa che ognuno di noi ha, seppur infinitesimale, ma ce
l'ha. Lo scheletro nell'armadio dell'uomo dai baffi grossi dipinti di nero sotto al naso. E
gli script ritrovati, le recensioni, i libri di foto rare che farebbero
impazzire di gioia qualsiasi vero fan dei Marx Brothers. Nel resto del mondo, America
ma anche Spagna, Francia, Germania e Inghilterra, è stato tutto tradotto e
tutto è reperibile. Qui in Italia il silenzio assoluto.
Timidi passi sui palchi del Vaudeville
Un giorno del 1907, la vita della famiglia Marx prende una
piega che si rivelerà decisiva. Sfogliando il “The New York World”, Groucho
legge un annuncio interessante: “si cercano attori”. La prima mossa è quella di
parlare con i genitori, dire loro che intende lasciare la scuola e
intraprendere la carriera d’attore. Minnie (la madre) non aspetta altro e, con
aria di sufficienza, concede a Groucho di tentare. In realtà non è la prima
volta che il figlio si esibisce davanti a un pubblico. Stavolta però si parla
di attori veri, di una compagnia e di una tournée. Il ragazzo non sta nella
pelle.
WOODY ALLEN HA DETTO D'ESSER
LA REINCARNAZIONE
DI GROUCHO
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Purtroppo la balbuzie
del giovane Marx rovina tutto lo spettacolo che va a monte. Il loro debutto è
anche un addio alle scene. Intanto Groucho risponde all’annuncio teatrale e si
presenta all’orario indicato. Arrivato dinanzi ad una porta, l'anteprima di
quel mondo gli appare immediatamente: un tale in kimono, truccato con tanto di
rossetto, la voce effeminata che gli dice di salire al piano di sopra e
aspettare. È fatta, se lo sente! Non fosse altro che al piano superiore
quaranta ragazzi disperati come lui aspettano da chissà quanto, nella speranza
di essere scritturati. Ma Groucho, allenatosi in casa cantando accompagnato al
piano da Chico, si dimostra il migliore. La sua voce giovane da soprano, è
presto assunta. E non disturbatelo perdinci! Sta lavorando!!!
Harpo sculetta e ancheggia
Nell’attesa di partire in tournée con il Trio Leroy, Groucho
trova un lavoro in un negozio di parrucche. Spinto da forte goliardica, prende
di nascosto parrucche femminili dal negozio e le porta in casa dove si diverte
ad indossarle, facendo le smancerie allo specchio. Poi Harpo ha un’idea.
Aiutato da Groucho, prende a frugare nella camera di Minnie e indossa alcuni
dei suoi vestiti. Si specchia e comincia a truccarsi in modo pesante,
esagerato, equivoco. Una volta pronto, col supporto di Groucho, scende per
strada, salta sul primo filobus e corteggia l’autista. Scendono in un quartiere
vicino. I due s’intrufolano in un palazzo e vanno incontro a degli uomini che
giocano a carte. Sono i Baltzer, parenti dei Marx. Harpo sculetta e ancheggia,
crogiolandosi nella parruccona, in una nuvola di profumo.
MINNIE, mamma manager dei Fratelli Marx, suoi figliuoli, contribuì al clima di follia
come la realtà. Nacque la gestione del gruppo matriarcale. A mamma Minnie furono
affidate tutte le speranze e il coraggio dei fratelli Marx, a Minnie o Minna
o Mamma come la si voglia chiamare, lei, che per padre aveva un mago che suonava l'arpa,
oltre ad aver arrancato in spettacoli di varietà tedeschi con i loro numeri
folli ed un pubblico non affatto benevolo con lei che si faceva davvero il
mazzo per tirar su quei 5 pargoli pronti a cambiare il mondo cinematografico,
la commedia umoristica nella fattispecie.
Stop al sogno,
è arrivata l'MGM
Thalber è un enfant prodige della MGM. Da giovanissimo si fa
notare come talento raro e a trentasei anni, quando incontra i tre Marx, è già
capo indiscusso della MGM. Secondo leggenda è grazie a Chico se i fratelli non
finiscono in disgrazia. In una delle sue famigerate partite a bridge, incontra
Thalberg e fra i due nasce un intimo rispetto reciproco. L’attore gli racconta,
di come, la fortuna li abbia abbandonati, lasciandoli per più di un anno senza
lavoro. Ben sapendo che i fratelli sono ancora in grado di offrire grandi
prestazioni, il produttore l’invita nel suo studio per parlare di un nuovo
progetto comune: “Venite in ufficio” si devono essere detti. I Marx, arrivati all’appuntamento in perfetto orario,
aspettarono il loro turno al punto giusto. Thalberg non li riceve prima delle
cinque del pomeriggio, solo per dir loro di tornare l'indomani. Il giorno
seguente la scena si ripete ancora una volta i Marx aspettano. Dopo pranzo il
Master della MGM li accoglie nel suo ufficio, ma Groucho non si trattiene:
“Senta, signor Thalberg. Abbiamo fatto tre spettacoli a Broadway, siamo
considerati dei bravi comici, abbiamo fatto film con la Paramount. Se ci
chiede di venire a mezzanotte noi veniamo a mezzanotte. Ma se ci dice di venire
di mattina alle undici vogliamo trovare anche lei, altrimenti l’affare non si
fa”. L'autentica, spontanea capcità di capovolgere una situazione pesante in
allegra battuta arcigna, grazie Groucho, grazie anche a nome di chi non vi e ti
conosce, rimedieranno in altro modo. mettiamola così. E infatti le cose presero
un verso giusto, ma l'autenticità del gruppo viene come divorata dal cosiddetto
show-biz, forse il più cinico tra le arti ammesse.
La guerra lampo
dei fratelli Marx
Il produttore li prende in simpatia perché sono gli unici
che hanno il coraggio di parlargli senza giri di parole. S’incontrano per
giorni, senza ritardi, e discutono del nuovo film. Thalberg ha fama di saper
trasformare un prodotto grezzo lavoro in un capolavoro. Definisce “La guerra
lampo dei fratelli Marx” un agglomerato di scenette divertenti, ma privo
d’anima, manca la struttura, manca una storia che possa appassionare tutto il
pubblico, non solo a quello maschile. Manca la storia d'amore a cui
affezionarsi e un contesto credibile e democratico in cui i fratelli creino si
disordine, ma diventino al contempo i beniamini del pubblico. Alla Metro
Goldwyn Mayer si lavora in modo molto più professionale rispetto alla
Paramount. L’MGM è la macchina del cinema anni ’30 che registra le somme più
alte in proiezione e nei teatri di sua proprietà sparsi per il mondo.
La morsa velenosa
E detta legge.
Tutti i più grandi comici della storia che sono passati dalla Metro Goldwen
Mayer (MGM) perdono di personalità. Il mitico Buster Keaton l’ha disintegrato,
dal colosso ch’era. Stanlio e Olio, per dire altri due “pesi massimi” che
facevano ridere anche il cielo, scivolano o precipitano nella morsa velenosa
della Fox: “Ciao amici”, “Sim Sala Bim” e “I Toreador”, rappresentano un canto
del cigno sconfortante e latrante.
“Se abbiamo cambiato il nostro umorismo, passando da uno stile anarchico a uno più amabile, è stato semplicemente per una questione di denaro, considerato che schifo non ci faceva, accettammo. Nei primi film eravamo spassosissimi, rovesciavamo costumi sociali e usanze del tempo ma, film dopo film, gli incassi calavano leggermente. Il nostro ultimo film anarchico (per utilizzare la stoica descrizione che ci hanno appiccicato addosso, è stato “Duck Soup”. In conclusione, abbandono coscientemente questo mondo di lustrini e pailette, sappiamo che il nostro pubblico non ci ha mai abbandonato. Siamo stati noi ad abbandonare lui. Era diventato troppo difficile a livello fisico girare i film e abbiamo deciso di ritirarci in pascoli più verdi e confortevoli”.
“Se abbiamo cambiato il nostro umorismo, passando da uno stile anarchico a uno più amabile, è stato semplicemente per una questione di denaro, considerato che schifo non ci faceva, accettammo. Nei primi film eravamo spassosissimi, rovesciavamo costumi sociali e usanze del tempo ma, film dopo film, gli incassi calavano leggermente. Il nostro ultimo film anarchico (per utilizzare la stoica descrizione che ci hanno appiccicato addosso, è stato “Duck Soup”. In conclusione, abbandono coscientemente questo mondo di lustrini e pailette, sappiamo che il nostro pubblico non ci ha mai abbandonato. Siamo stati noi ad abbandonare lui. Era diventato troppo difficile a livello fisico girare i film e abbiamo deciso di ritirarci in pascoli più verdi e confortevoli”.
“A quale versione della tua vita dovrei credere, la prima o
l’ultima? Ad entrambe, io sono un bugiardo”. Ecco, i fratelli Marx erano questa
gag. Colpivano il plesso col loro infantilismo, grottesco,
bizzarro, buffo e deforme rispetto al contesto temporale in cui si dovevano vivere. C’è chi vede
in loro l’incapacità di adattarsi al gruppo dei grandi, alla maggioranza
borghese, chi vuole offendere le regole che la società le impone dall'alto
senza considerazioni di sorta. Da qui nasce l'anticonformismo dei Fratelli Marx
e le loro difformi esigenze paradossali, provocatorie, agitatorie,
fomentatrici, istigatori. Per precisare proprio per tutto, il fatto che si
chiamassero Marx non fa di loro dei devoti al filosofo, economista, storico,
sociologo tedesco. Con la politica non hanno nulla a che vedere col Marxismo.
Sembra assurdo, ma è successa anche questa, una fessa fece un pochino di
confusione, scambiando Grocho Marx per il filosofo Carl Marx, dalle stalle alle
acchiappafarfalle. Ciancio alle bande. Che avessero una marcia in più rispetto
ai loro tempi ed ai loro diciamo colleghi, l’avevano capito tutti i Broad Cast
Movie di Hollywood. Del resto: “Come ci si può divertire in una festa in cui le
birre sono calde e le donne sono fredde?”. Come aprivano bocca non solo si
rideva alla maniera migliore di Stan and Laurel quasi muti, ma non si potevano
neppure contraddire. Come: “Laggiù è seduto un uomo dalla mente aperta. Si
sente lo spiffero fin da qui”. Erano un fiume in piena che inondava Broadway e
poi tutti i teatri del mondo, dove ricopiavano i fratelli Marx alla meglio.
“Certi miei conoscenti persero milioni. Io fui più fortunato: persi solo”. Ed
erano solo gli anni '30 e già si viaggiava a mille!