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Indicazioni
a cappella
Onthe rambla
di
Matteo Tassinari
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SI, AI FLUBBES SI ADDICEVA MOLTO quel paesaggio lunare, selenitico, assurdo di notte, astrale, rocce che coprivano altre rocce e rumori fra le sterpaglie. Ci fermammo allo scoperto alle 2 di notte pirullando cigarillos. Ci palleggevamo le risate come fanno i piloti di Cape Canaveral quando una missione spaziale ottiene il risultato. E' il successo personale, che può durare un istante (infatti è durato pochissimo) ma è un attimo formidabile, una scossa "brividosa", che coinvolge le terminazioni nervose di tutto il corpo e genera scosse dai piedi ai capelli. Come quando hai 2 o 3 metastasi. Ma ad una certa età, bisogna stare attenti a tuffarsi nei ricordi e fantasticare, ci si potrebbe fare male
cadendo di cuore. La letteratura dei ricordi può divenire una signora tiranna che col la più bella cornice del mondo maschera la sua perfidia. Esistono poche parole che non siano celate o velate per raccontare momenti di stupore superiore,
ed è una gioia senza pecche scoprire un’anima pura che ti sta accanto. Una sorpresa che rintocca il cuore. "Come esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare un intera via crucis con una semplice stretta di mano o una visita ad un museo e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi e miliardi di parole d'amore" (Apaz).
PORTO
PORTO
SANDEMAN
UNO
SPETTACOLO DA LACRIMARE di gioia e stupore, mi riferisco
all'irregolarità del deserto spagnolo, piccolo ma insidioso, buio da
non veder nulla se non la notte, il suo
mistero fantastico, magico e mistico. Molto meglio la notte che il
giorno, questo è fuori discussione. I sentimenti si amplificano in
automatico, diventano più profondi della loro realtà, perché la
magia notturna, non ha rivali, che mistero ha il giorno? Per chi ne
ha le potenzialità, perché c'è chi guarda la luna e non per chi
vede solo il dito che la indica. I più! La pubblicità del Porto
Sandeman, un vino potenziato oltre i 23 gradi per gole arse e
soffocate di uomini con le palle grosse ed i pensieri tortuosi come
gli spagnoli di Granada, loco ai piedi di Sierra Nevada e famosa
per i grandiosi esempi di architettura medievale che risalgono al
periodo della dominazione araba, di cui l’Alhambra è il più
conosciuto, ma questo non c'interessava, l'ho saputo da qualche mese.
Consideratelo un consiglio amichevole, non hanno alcune intenzioni le
parole scomodate da me, ipocrita scrittore. Se non si è almeno in 3
(se uomini è meglio perché la forza fisica ha il suo valore in
certe situazioni) è consigliabile non girarla di notte Granada per
non andare incontro ad episodi dove potresti far ingresso in strane
situazioni, troppo strane anche per i miei gusti. Un consiglio, non
andateci coi vostri bimbi, mai di notte!
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TRE SBARBI A ZONZO... |
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2 parole, un mondo |
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Il
deserto di Tabernas è lunare,
ad
Almería in Andalusia.
Tori con coglioni come prosciutti. Nella foto si nota. |
PARTIMMO A FERRAGOSTO. Caldo. Sudore. Polvere. Afa. Vita da tenda e macchina scarburata, per giunta Talbot a gas, ma il gas in Spagna, all'epoca, non c'era, anche se, la purina, non ci ha mai fregato, a parte una volta che non ce la faceva davvero più. Al suo funerale, (leggi rottamazione) c'eravamo tutti e tre, Andrea, Luca e io, a salutare un'amica che silenziosamente ci ha voluto molto bene. Quasi come ti morisse un cagnolino che accudivi da 15 anni. Ci ha portato dovunque le nostre chiappe volessero andare con la Stratocuster di Hendrix a manetta nell'Audiovox che parava un riscalda toast. Era come se aumentasse la presenza in ogni situazione, non ce ne rendevamo conto, ma era proprio così, ma lo capimmo dopo. Come sempre, prima non c'arrivi mai. Tutti i
vetri della Talbot Horizont aperti con le gambe fuori dal finestrino, men
che il pilota perché i piedi gli servivano e se fosse stato possibile, avremmo aperto anche tutti e quattro gli sportelli della vettura, peccato non fosse decapottabile, pensai ma non lo dissi, troppo banale. Mi sarei messo anche in slip da mare. Ci voleva una vettura con solo motore e nessuna carrozzeria, in modo che tutto il vento c'arrivasse addosso come mother nature ci soffiava sugli occhi.
Tutti e tre sui 30 anni circa. Tre bombe che se non esplodevano, sarebbero implose. Andare a
caccia di ricordi non è un bell’affare, ci sono quelli belli che non puoi
catturare e quelli brutti che non puoi dimenticare. Bisogna stare attenti a
tuffarsi nei ricordi, spesso, ci si fa male cadendo di cuore.
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Psiche disturbate
sotto lagrime giade
MI SAREI ACCONTENTATO di poco, penso che mi sarebbe bastato un quasi
niente, quando gioia e dolore hanno il confine così incerto le
esigenze si riducono sbrigativamente e diventano poche e
indispensabili. Ma si sa, "le comari di un paesino non
brillano certo d'iniziativa, le contro misure fino quel punto, si
limitavano all'invettiva", quindi cosa aspettarci da un
angusto e sifatto teatrino con sfumature e intenti satirici e
parodistici ispirato ad un testo drammatico o da un tipico modo di
recitare i drammi? Ma arriva per tutti il SOAVE momento, dove la
verità sarà lo SPECCHIO per tutti. Lì, e non là, sta la coscienza
che non avrà più scappatoie per nessuno con mia grande gioia. Tutti
piegati sulla schiena alla stessa misura. E' il momento che bramo.
Non per sete di vendetta, non sono per nulla vendicativo, anche se fa
ridere dirlo di se stessi. Chiedetelo ai miei occhi amici? Ma poi, in
fondo, che ci crediate o no, non me ne frega una cippa. Tornando al
Soave momento, ovviamente, mi riferisco alla Verità e alla
Giustizia: ne sono assetato di entrambi, come chi vede i miraggi nel
deserto.
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Sergio
Leone girava i suoi film Western,
C'era
una volta il West,nel deserto spagnolo Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più. promosso? |
ARRIVO' CHE C'ERAVAMO appena fatti una poderosa canna di Gangja. So che Andrea aveva telefonata alla sua famiglia per dirgli che stava andando tutto bene. Sua madre, poveretta, gli disse subito che era morta una nostra carissima amica, di Aids. La cosa ci paralizzò. Sapevamo, certo, che stava sulla Croce da anni, ma non sapevamo della gravità assoluta. L'ultima volta che vidi Anna, fu in ospedale a Rimini. Alloggiavo in un appartamento di 70 metri quadri da solo. Era piena di ecchimosi sulla pelle e pruriti da tutte le parti. Si pianse. Andrea, con gli occhi acetati, colui che aveva ricevuto la notizia dalla madre, urlò, non so in quale lingua: "PERCHE' ANNA?". Sovente allor, che su gli estivi ardori Giacean le pecorelle
all'ombra assise.
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Farsi piovere
addosso |
ERA COME RITORNARE coi piedi per terra di colpo! Senza preavviso e imprecisato appuntamento, tutto troppo veloce, massacrante. Mi sono insopportabili coloro che dicono: "lo spettacolo deve continuare". Più noto in inglese: "The Show Must Go On". Col cazzo. Primo: la vita non è uno spettacolo anche se Debord aveva ragione su tutto il fronte. Secondo: ammesso e non concesso che lo sia, bisogna avere il cervello bello fuso a partorire idee del genere. Meglio sarebbe darsi una martellate sulle dita dei piedi, non delle mani. No! Ci sono e non pochi, momenti, in cui lo "spettacolo" deve fermarsi, bloccarsi se necessario. Questo, di Anna, era un momento che bloccava 'sto cazzo di "spettacolo". In quel frangente avremmo dovuto pregare, ma non lo facemmo, anche perché c'era chi non credeva in Cristo e io non ero a quel livello di fede in Lui, ancora. Il fatto è che più avanti vai col tuo cammino spirituale, più attualizzi la consapevolezza globale, complicandoti la vita, ma pure arricchendola ed io scelgo certamente la seconda ipotesi. E' un miglioramento nel rapporto con Cristo, ma in coscienza ti senti ancora piccolo, quasi indegno dell'amore di Gesù e lo siamo. Ma Cristo ama tutti. Se hai capito qualcosa, non puoi più tirarti più indietro, almeno dopo 54 anni, di cui 34 in Aids e tante altre susseguenti patologie derivanti dall'Hiv. Nel 1983 smisi di pastrocchiare siringhe, eroina e cocaina, epperò non è bastato. Terminò il mio bad trip venoso, nel mondo del coniglio che si mangia la testa da solo, staccandosela con morso netto, ma si apriva una ancora più misteriosa 35 anni di Aids! Capisco benissimo chi sceglie il silenzio, tenersi per se tutta la sofferenza che vivono, è una scelta dignitosa. Ma io sono rimasto Matteo, non sono diventato Matteo con l'Aids. I primi 20 anni sono andati benino, non ero ancora grave come adesso, davo più importanza ad altre cose, non lo so. So che per un paio di giorni Anna era con noi, anche se non ne parlavamo. Un quid che per sua natura non riuscivamo a captare, bloccare, renderci migliori in tutta la sua oceanica tenerezza. Anna è il dolore del mondo, pensai molto umanamente, forse anche troppo.
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Ogginonsonostatobene
SENTIVAMO che non si poteva far baccano con l'adolescenza pura. Ad Anna ed a tutte le "Anne" dedico questo post, non per romanticismo, ma perché le loro anime siano tutte in Cielo! Sembro un bambino, e infatti lo sono, ma molto cresciuto spiritualmente. E' un effetto collaterale della malattia prolungatissima. Di Aids non è possibile vivere così tanto tempo, ma c'avete mai pensato all'agonia, ai sopprusi? Sono 20 anni che non ho passato un giorno potendo dire: "Oggi sono stato bene". Non rimane che farsi carico del dolore altrui, non perché si è più buoni, per favore, ma perché altro non rimane da fare. |
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Rambla,
Barcellona
I
veri viaggiatori, non sono persone ricche, ma curiose, non
sono alla ricerca di comodità, ma di novità, sorprese, stupori
e meraviglie sudamericane
(Paolo
Crepet)
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ORA POSSO RICORDARE tutto, tanto, troppo! Non ho più
limiti e solo Mork che arriva da Ork (il Serial televisivo che portò alla conoscenza del mondo l'eccezionale attore Robin Williams) potrebe vietarmeli. I momenti in cui ero in forze e con la Volvo Berlina verde bottiglia, andavo
per le strade della Romagna facendo balzi da canguro in una notte da Bologna a Milano Marittima,
da Riccione a Forlì, da Ravenna a Ferrara. Sotto il sedile, scorte di Ceres pronte all'uso e bottiglie mini di Negroni per
tenere su il morale nei momenti pià tosti. Avevo la Romagna in pugno. La sentivo mia e di pochi altri, forse 3 o 4. Non di più. Con un entusiasmo che sfavillava da tutti i pori, ci sprecammo in ribalderie corsare senza sapere che quel tempo sarebbe terminato. Ma l'idea non ci sfiorava neppure. Non era solo divertimento. Cercavamo, nello stare bene, un senso di automedicazione che l'assemblaggio sociale non riusciva a darci. A pensarci ora, eravamo molto belli.
Rambla & Cica
GLI DEI CI AIUTARONO. Ritrovammo la discoteca Up-Down, prima persa. Un
buco pieno di spagnoli e spagnole, ubriachi fradici che ballavano, sembrava
d'essere a Napoli quando sparano i mortaretti. Lasciai la cica, ma la ritrovai
verso le 2,30. Uscimmo ancora, ma rimanemmo lì vicino alla discoteca per non
perderci di nuovo. Quando si è giovani si ha una voglia di fare sesso che spaventa. Quasi tutto porta lì. Quanta potenza c'è nel far sesso up-down. E quanta
tenerezza nel farlo per scambiarsi attimi leggeri con totale trasporto, anzi,
con la volontà precisa di offrirsi. E' un grande atto d'amore fare l'amore. Ritornammo al locale, Up-Down con molta tequila in corpo e la mente confusa e alquanto
stanco. Anche lei.
"Scrivere è libertà"
MI VIENE IN MENTE quando in tre partimmo per la Spagna. 30 giorni, passati
senza rimorso e tanto "Vinho" verde in corpo al suono della Fender di
Jimmy Hendrix in mezzo al deserto centrale d'Espana. Quanta figa! Che gnocche!
Una notte mi persi a Barcellona con una bella chilinguita che non aveva più di
20anni e, sfiga, non conosceva la città ma addosso aveva una gran voglia di sesso. Ma figurati se quello era un problema.
Ci demmo dentro, 'na bota me e 'na e capan (tradotto dal dialetto romagnolo: "una botta io e una botta il capanno") fino a quando i due corpi ed il capanno divennero un'unica cosa. Quanto è bella Barcellona di notte ragazz@! Quanto è bella la Cica di cui non ricordo il
nome. Peccato che la sua bocca aveva un retrogusto d'aglio e non sopporto quell'odore. Dimenticai all'istante
quelle alitate da camionista, per darci dentro come due ventose in centro a
Barcellona alle 3 a lato dell'ennesimo chiosco di cocomero e sangria. Zeppa di prostitute, la notte di Barcellona. Ero alticcio di vinho verde, dopo aver
scolato una bottiglia intera di Celado Fustajo, un vinho scuro come
il petrolio, ma dolce come il zibibbo e tosto come il rum. Un colpo ad ogni
sorso. La cartina non la capivo tanto, e le facoltà mentali non davano gran
supporto. Chi parlava in spagnolo, di solito fra i tre, era Andrea. Io non
riuscivo a farmi capire da sobrio, figuriamoci in quelle condizioni, un incubo.
Abbiamo appannato i vetri della macchina in pieno centro città con alitate che
sapevano di tempesta ormonale in uno spazio troppo ristretto, un abitacolo di
una Horizont Talbot bianca (uno schifo, ma funzionante), con la sana violenza
di chi è ancora nel giusto e gli è concessa la mattanza e il perdono. Un'oleata
alle pompe idrauliche era proprio quello che ci volevo, anche per riprendermi
un pò dal torpore. Dopo, al ritorno,
abbiamo girato per Barcellona, parlandoci senza capire niente di quello che ci
dicevamo, Questa è Barcellona di notte. Io e la Cica ci siamo persi qua. Che bellezza.
Idioti
di lungo corso,
ma molto lungo
LA SERA DORMIMMO in un campeggio per poi il giorno dopo, meta
Portogallo. Ancora non mi sentivo in colpa per il fatto che a 28
anni non sapessi cosa fare della mia vita e io non mi ponevo domande serie.
Infatti non mi sono mai sposato, purtroppo, anche per motivi più forti di me. Non voglio
congratularmi troppo con me stesso, come non desidero rimproverarmi, vorrei un
sano equilibrio mentale nel giudicare quei momenti rapportati ad oggi. Che poi
non sono tanto distanti, una 30ina d'anni, poco meno, ma a me sembra
un'eternità. Ora posso ricordare tutto questo, ma non lo faccio, mi verrebbe a
meno il respiro. Ad Alicante ci prendemmo una paura fottuta. Ci trovammo nel mezzo di un rito popolare che sembrava più un manicomio con sceneggiature di Terry Gilliams e regia di Spike Jonze. Una città sbronza, fino a berne il mito di se stessa. Avete presente Pamplona, la città dove liberano i tori per le strade e la gente si diverte a farsi sfracellare dagli zoccoli dei cornuti? Ecco, non centra nulla, ma è per darvi lo spessore dell'esaltazione di quel rito al punto che preferimmo andarcene. Coi morti ci parleremo anche quando noi lo saremo. Farlo prima è da idioti di lungo corso, ma lungo lungo.ma molto lungo
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Isolamenti
all'alba
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RISPETTARE LA PERSONA menomata dalle nebbie commoventi
dell’Alzheimer e le anse deliranti del morbo di Parkinson, una croce nel letto o alla
carrozzella, smarriti negli appannamenti delle condizioni umane, è l'opzione da
seguire o nelle traduzioni imperterrite che non conoscono tregua di pazzi rinchiusi in manicomio di Rodez. Niente è più terribile che trovarsi faccia a
faccia con gli oggetti di un morto caro. Di per sé le cose sono quasi sempre
amorfe. Assumono significati solo in funzione della vita di chi ne fa uso.
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Eppur ci tocca
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La morte sottrae all'essere il suo corpo, quasi facendo a se
stessa una viltà. In vita, uomo e corpo sono sinonimi. In morte, c’è un uomo e
c’è il suo corpo. L’essere umano, per quanto indegno, richiede rispetto
nonostante la sua desolazione fisica, psicologica, spirituale e morale. Anzi,
proprio in essa va riaffermata la perdurante dignità umana, affinché siano
rispettate le idee tutte. Come fece il Nazareno, in special misura a favore di
chi non aveva ne posto ne voce nei conclavi di potere vario, a cominciare dai
feudi religiosi dove le scritture manichee macinavano stritolando, a loro
piacimento e compiacimento, i derelitti, i lebbrosi, i pastori, le prostitute,
gli storpi. Abbiamo tutti una vita interiore. Tutti, contemporaneamente,
sentiamo di far parte del mondo, e allo stesso tempo di esserne esiliati.
Pensate al trambusto che provocano queste dinamiche nascoste, ma pulsanti sotto
pelle da non passare inosservate. Per poi consumarsi nello svolgersi delle
nostre esistenze, avendo bisogno delle parole per esprimere ciò che abbiamo
dentro, quello che muove il mondo, per impazzire di meno del dovuto e
richiesto. La memoria è come un luogo, un cranio, un teschio che racchiude la
stanza dove risiede un corpo. “Un uomo seduto da solo nella sua stanza non sapeva
cosa fare”, scriveva Calvino in "Solitudini". Comprendo che è
impossibile entrare nella solitudine altrui.
Altri
soli
HO CERCATO SPESSO altre solitudini, anche perché se giri di notte in una città come Rimini e Riccione, anche se non vuoi, s'innesca forzatamente uno scambio di emarginazione notturna o isolamenti all'alba non canonici. Viale Ceccarini, alle 3 di notte in dicembre, è uno spettacolo ancestrale, guai perderselo, anche chi abita a Pavia dovrebbe venire a quell'ora e quel giorno per stare meglio con se stessi. Quasi tutti travestiti sud americani, molti dei quali ho conosciuto, stupendi. Ho bevuto, ho fumato, ho giocato, ho tirato con loro. Ti avverte come una pianta che ti cresce dentro e tu la sottovaluti finché puoi, perché ancora carburi. L'importante era non avere fretta, come basta guardare qualcuno in faccia un po più del solito, per avere la sensazione alla fine di guardarti in uno specchio. Nulla è reale tranne il caso. Come tutti tendono alla morte, come la freccia al bersaglio, e mai falliamo la mira. Vorrei che gli uomini e le donne che studiano la vita in tutti i suoi molteplici aspetti avessero una nozione di cosa significhi misurarsi ogni minuto col limite umano che l'esistenza impone. A presto Anna.