PENSO SPESSO A CLAPTON e alle sue chitarre che languono appoggiate al loro pendolo, le corde spente, consumate, sfilacciate come Mano Lenta, sembra che l'indebolimento di entrambi avanzi di pari passo, assieme, ma senza morire, smorzarsi, ma quel tanto per non partire, non schiattare, che forse in certi casi sarebbe la soluzione, anche se non avrei mai il coraggio di farlo. E c'ho pensato, e mi spaventerebbe il viaggio in Svizzera, e molto di più per questioni morali. Clapton ha sempre affascinato, colleghi, giornalisti, non
solo per come suona la Stratocuster. Proprio lui, Eric Clapton rapito dai suoni del Mississipi, il Delta del blues è uno dei primi stili di musica Blues nato tra il fine degli anni venti ed i primi '30. Il genere prende il nome dal delta del Mississippi che potentemente sfocia nel Golfo del Messico formando un ampio delta in una regione degli Stati Uniti che si estende da Memphis a circa 377 km a nord di New Orleans e Vicksburg verso sud, situata fra i due corsi d'acqua del Mississippi e dello Yazoo. Zona prolifica di talenti musicali cresciuti nei garage a contatto costante col mito del Blues.
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Clapton all'aeroporto L.A.
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L'UOMO FOTOGRAFATO all’aeroporto di Los Angeles su una sedia a rotelle con un berretto grigio per nascondersi, anche se sorride. A spingere la carrozzina è un'operatrice della compagnia aerea, con lui c’è anche la figlia. Le foto fanno il giro del mondo. Non sembra lui quella persona il chitarrista appellato in mille maniere dai suoi numerosi fans: mano lenta, l'uomo in blues, Slowhand. Festeggia il traguardo impensabile delle 72 primavere, dopo tante battaglie corsare di tutti i tipi, dalla droga all'alcol, Clapton, non s'è certo risparmiato, al punto che lui stesso dice: "E' già tanto se sono arrivato fino qui". Un miracolo che sia arrivato fino a questi giorni, mentre tanti altri amici e colleghi, da Hendrix ad Allman, passando per Stevie Ray Vaughan che morì dopo un concerto con lui prendendo proprio l’elicottero che avrebbe dovuto prendere Clapton.
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Musicalmente è come un vecchio nella pelle di un ragazzo. (B.B. King) |
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Mister
Mano Lenta |
CLAPTON, lo dirà lui stesso di lì a poco, soffre da anni di una malattia neuro-degenerativa che porta lentamente alla perdita della sensibilità degli arti inferiori e superiori, braccia e gambe. Nessuno, in quel momento avrebbe immaginato che quell’uomo sarebbe tornato sul palco. E invece, di colpo gli torna la voglia di suonare. Decide, con la scusa dei 50 anni di carriera, di esibirsi due volte al Madison Square Garden, poi due a Los Angeles e quindi chiudere nella sua Royal Albert Hall di Londra dove si sarà esibito almeno un centinaio di volte. Il successo è tale che a settembre deve aggiungere altre date newyorchesi al Madison Square Garden.
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LO
SCOPPIO PASSIONALE DI CHI SA SUONARE LA FENDER COME POCHI
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THE
BLUESMAN
COME MODO di porsi al suo pubblico o semplici
ammiratori, sono colpiti dal virus che emana la finezza di un bianco che s'è lanciato a 15 anni nella musica di dominio nero, aggiungendo un pò di rock, trovando una miscela musicale pari a nessuno. E' successo a Philadelphia, quando gli si ruppe una
corda mentre suonava. Senza batter ciglio l'ha sostituì con tutta calma, ed il pubblico batteva le mani
lentamente (da qui "slow hand" clapping) per accompagnare l'operazione di Clapton. E' pieno di citazioni di persone che hanno fatto la storia del blues come Chuck Berry, non Alan Sorrenti, che l'ha definito: “The Man of the Blues” (l'uomo del
blues) anche se Clapton è convinto che il migliore chitarrista blues è Buddy Guy. Clapton è anche annoverato fra i chitarristi rock and blues più famosi e
influenti, molti hanno cercato di copiare quella chitarra originale trascinata come la polvere o pulita come il cristallo. Sul palco, come suona quella benedetta Fender, che
adesso a 71 anni e non può più suonare per una malattia, Neuropatia
laterale, che nel giro di pochi anni toglie sensibilità nel fare le
azioni più comuni e semplici, per noi, come parlare, camminare,
afferrare un oggetto. Lui non piange, ride, ma non gli credo. Soffre
come una stella caduta per sempre, ed è normale. Ma gli direi, non è
tutto qui, il meglio deve arrivare, Eric, colui che suonava poche
note, quelle giuste, con gusto ed eleganza.
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SOMMERSO
DAL
SUO
TALENTO (1)
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ICONA MONDIALE del blues and rock mostra purtroppo i segni inequivocabili dell'età e
di una malattia neuro degenerativa, causata da una vita sopra gli eccessi davvero. Non s'è limitato in nulla, dalle 2 bottiglie di whisky e gli etti di cocaina che ha sniffato. Con lui, all'aeroporto, la figlia 15enne Julie Rose, avuta dalla moglie Mella McEnery. Ha dovuto sospendere i concerti previsti nei prossimi mesi a causa di
una bronchite e perché, al momento, la sua salute non gli permette di
salire sul palco e matare migliaia di fans che si mettevano a ballare ai suoi concerti, perché un concerto di Clapton forse è uno dei migliori che si possono vedere, amanti del rock and blues. Si, non ci sono spazi per aggrapparsi a qualche speranza umana, Clapton mi mette addosso, ora più che mai, m'inquieta. Perché ho visto Clapton come si è
sempre messo
a nudo, mai
come
ora,
raccontandoci tutta la sua vita privata nei minimi particolari senza
risparmiarci nulla, con l'intento, forse, di far sentire meno solo o di poter
essere d'aiuto a chiunque si senta come lui si sentiva nei gloriosi
anni '70 e '80. Ci narra del senso di confusione che lo attanagliava
in quegli anni. La stessa confusione che lo portò inesorabilmente
verso la strada senza uscita della droga e dell'alcol. Strada senza
uscita per molti, forse, ma non per lui che con tanta caparbietà,
impegno e forza d'animo riesce finalmente ad uscire da quel tunnel
(nonostante le varie ricadute), che per tanti anni, lo ha portato ad
emarginarsi dalla società e a rinchiudersi in se stesso.
SOMMERSO
DAL
SUO
TALENTO(2)
Duetto mitico: B.B.King and Eric Clapton
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Ultimo
disco
DENTRO QUANDO VEDE le sue 173 Stratrocuster bianco e nera, a colori, ST. Paul, Gibson, Ovation cromatizzata, chitarre che lo
faranno piangere davvero. Ma da solo, Clapton è uno tosto, che s’affretta se un
amico stava male ad andargli incontro, e non è retorica del cazzo, sono fatti realmente accaduti. Chiedetelo a Lou Reed o Sharyl Crow, la squinzia che prima l'ha lanciata poi l'ha mollato. Ma non è questo che fece dolore a Clapton , per due tettine diritte appuntite con il taglierino, ma lui non si scompone, slow hand è un gran signore. Chiedete in questo senso qualcosa al grande amico e immenso saxofonista David Sanborn di Tampa, California, talento musicale naturale come il diamante. Il suo soffio su quel apertura sottile dell'arnese cromato attacato al ventre, è per lui la bella bocca di una donna da baciare. L'altro, Eric, il Vichingo, aveva un tocco magico nello strapazzare la chitarra, nel storcere il suono drammatico e potente, dolente o ipnotico, dipende dal talento come era virato. Il tocco di Clapton è certamente uno dei più melodici e contemporaneamente uno dei più feroci. Non mi sono mica dimenticato quando all'Abbay di Londra Teathre suonando Cocaine come pigiava il Mi canitno (corda musicale della chitarra, l'ultima) e contemporaneamente col dito grosso arrivava a pigiare il Mi greve, la corda più grossa. Roba che Hendrix faceva, e pochi altri, ma proprio tre o forse quattro. Il suo tocco era veloce come un cobra e lento come un bluesman del golfo messicano. Da qui il soprannome Slowhand, che
significa Mister mano lenta per il tocco vellutato, flautato e duro in sintonia perfetta, nessuna sbavatura, passaggi da un repertorio all'altro indolori. Quando si è un genio, non lo si dice perché ha fatto due canzoni belle
che l'hanno portato al successo e campare di rendita. Guardate in Italia,
scusate l'esempio blasfemo, quel cretino di Gianni Pettinati, ha cantato "Bandiera Gialla" e con quella ha campato e vissuto da pascià per una vita. Questo è lerciume. Queste
cose mi fanno venire la voglia di mordere una budella di jena, morderla, a quel punto penso che uscirà
del fiele e lo sputerei in faccia al biondo Pettenati.
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Mr. Eric CLAPTON, Yesser!
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E chi
l'ha premiato in quel modo indecente, perché sono questi i veri
segnali di una popolazione, come sono le persone perse nel loro mondo
obliquo e torbido, la massa fa le mosse d'investimento che frodano e
imbrogliano creando il feticci0 barato. Lui aveva messo d'accordo
pubblico e critica, capita raramente, e quando capita, non è un caso
che si parli di Maestri e Talenti. Morbido, riusciva ad
imprimere il peso e l'intensità milligrammica che imponeva
sulle sei corde, dall'alto al basso: mi greve, la, re, sol, si e
mi cantino, solo lui così sapeva quanto peso dare al dito
più importante della cinquina vincente. Blues
e rock mescolato come quasi nessuno è riuscito a
suonare come Eric,
che non è uno stronzo, sapeva che nel suo genere era il migliore, è
per dimostrare la sua capacità di arzigogolare in quei pochi
centimetri per smanettare
dei fingerstyle (letteralmente
“stile fatto con le dita”),
oppure chiamato fingerpicking ("pizzicare
con il dito"),
una tecnica usata per chitarra classica ed elettrica o acustica.
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Non riesco più a suonare |
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Mr.
Mano lenta
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FENDER STRATO CUSTER SHOP Crash, era il modello preferito di Clapton, ideato da John Page, chitarrista e compositore britannico definito uno dei più influenti, importanti
e versatili chitarristi e compositori della storia del rock, collocato
al 4º posto nella Lista dei 100 migliori chitarristi di tutti i tempi dalla
rivista Rolling Stone, dietro a Hendrix, Clapton, Gilmour, Page. Musicista di grande temperamento, influente come tutti gli affluenti che si
riversano nel Nilo. Quando lo vedevi ridere, ridevi anche tu talmente erano poche
le volte che capitava, non per boria, lui era uno da 2 litri di whisky al
giorno e cocaina come se piovesse per almeno 30 anni. E’ già un miracolo che
sia arrivato a 71 anni mi viene da pensare e da penare adesso, perché più sono
alte le vette raggiunte, poi scenderle sono sempre le più amletiche, inclementi
e complicate. Ma il suo tonnellaggio è forte come la sua stazza. Più vivi le cose come possesso, più sarà dura staccarsene, quando sarà il momento. E il momento s'avvicina, senza nasconderci dietro al dito.
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Slow
hand
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E’ PAZZESCO pensare che non
riesce più a suonare la chitarra proprio lui! Raffinato
nei suoi testi come lo era Emily Dickinson (mi si passi l'azzardato e forse improbabile paragone) nella poesia molti anni prima,
raffinato ma sempre su livelli con intensità eletta e mirabile e potente, come la Dickinson. Primo
fra tutti il riff “Tears in Heaven”, con un arpeggio che solleverebbe anche un
depresso imponente. Pubblicata nel 1992 in occasione della tragica vicenda che
ha avuto per protagonista Conor Clapton, suo figlio di 5 anni caduto dal 34°
piano mentre la donna che questo poteva essere uno come l'aro poteva essere era con lui, la starlette Lory del Santo,
“chiacchierava” con un uomo in un'altra stanza. Ho sempre pensato che questo
connubio affettivo sia lo scheletro nell’armadio di Clapton, con tutte le donne
che ha avuto, perché infilarsi con una starlette brutta? L’avvenimento
straziante è alla base della separazione tra i due. Logico.
CHITARRISTA
dallo
stile unico
C'E' INFINE ancora volumi per un sincero e omaggio
a JJ Cale, il maestro schivo e l'allievo famoso nelle chitarre rallentate di “Somebody's Knockin”. Sembrava fosse
l’arrivo finale, l’ultimo folle percorso, continuando a suonare per altri 4
anni. Si potrebbero scrivere lenzuolate sul loro rapporto, lo si potrebbe anche
psicanalizzare. Clapton deve una buona parte del suo successo grazie allo stile
di brani scritti da Cale che lo prese in grande amicizia. Ma non ha mai perso
occasione per sottolineare il suo debito. Cale è il classico grande personaggio che ha
sempre preferito stare all’ombra, è rimasto sempre un po' di nicchia, lontano
dal grande pubblico, un grandissimo autore e un chitarrista dallo stile unico.
Clapton l'ha costretto diverse volte a suonare con lui in giro per il mondo, ma
lui accettava (non sempre). Nel 2006
hanno inciso "The road to Escondido" a 4 mani. Nel 2014, un anno dopo la
scomparsa di Cale, è uscito il bellissimo "The breeze".
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She don't lie, she don't lie, she don't lie, cocaine |
ORA NON HA SCELTA, la vita l’ha costretto a non poter fare quello che amava di più.
L’immagino nella sua suite a New York, in carrozzina che guarda le chitarre per
riuscire a ricordare (o dimenticare?) le sue coesioni con migliaia di persone. Momenti
che segnano le emozioni anche se hai la pelle coriacea come Clapton. Era uno
dei più costosi. Stadi, palazzetti, parchi, teatri eleganti in giro per il
mondo, oltre ad avere cartellino più costoso nell’ambiente rock and blues, dopo
Bowie, inizia a farsi spazio anche nel mondo del blues in maniera dirompente,
con brani che rinchiudevano in loro la tragicità della vita, ma anche la
sfacciata voglia di divertirsi ed in questo Eric Clapton non si tirava
indietro, finché il fisico ha retto. È così che Clapton dà il suo addio
definitivo alla musica, scrivendo (forse) la parola fine alla leggenda di un
bluesbreaker nato a che era perfino diventato dio sui muri di Londra. Nato a
Ripley, villaggio Surrey, sviluppatosi sulla strada principale che porta a
Londra, il luogo di riposo del figlio Conor.
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Tears In Heaven
NON PENSO che Tears In
Heaven sia il pezzo più composto da Eric Clapton, ma certamente è
il brano, da lui composto, che più degli altri spezza il cuore e le
tempie a metà. Non c’è traccia, ombra, parvenza del blues di
origini di New Orleans che reso noto al mondo Slow Hand (Mister Mano
Lenta), solo amarezza profonda e tanta voglia di abbracciare il “suo”
Connor di 5 anni precipitato dal 51 esimo piano di un grattacielo di
New York, un angelo che ha volato alto, a 100 metri da terra. Senza
un urlo, senza un gemito, muovendo le braccia e le gambe come se
cercasse di riprender quota, di aleggiare tra i palazzi di Manhattan,
è piombato a terra per risalire in spirito immediatamente. Forse
pensava d’essere una rondine, e forse in quel momento lo è stato.
Che ne sappiamo noi di Connor?

E' UNA MORTE feroce, dai risvolti pesantissimi, per quanto tutte le morti
sono pesanti, poi se parliamo di un bambino di 5 anni, c’è da
sentirsi in colpa solo per avere i miei 54 anni. "Ci sono
lacrime in paradiso", scrive Clapton in “Tears In Heaven”,
immagine di un potenza drammatica e disperata come i salici
piangenti. Mi metto nei panni di Eric e capisco il fine umano di
questa espressione che può sembrare contraddittoria, ma per lui, in
quel momento aveva un rigore e una coerenza indiscutibile. So che
l’avrete ascoltata diverse volte, so che è un brano che non può
passare inosservato, ma forse non sapete che l’autore, all’epoca
quarantacinquenne, è una di numerose tragedie di una vita
pericolosa.
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Conor
Clapton, figlio del chitarrista
morto a 5 anni
ERIC l’ha voluto portare lì,
perché è lì che andrà anche il grande chitarrista ed essere più
vicino al proprio figlio. Mi si solleva la pelle se penso alle
tragedie che quest’uomo ha passato. Certo, grande peccatore? Ma non
voglio giudicare, eppoi diventerei moralista, fatto a cui sono
cromosomicamente avverso. Ma chi s’è informato bene sulla sua
biografia e ha letto, letto, letto su di lui, sa che era una persona
onesta e generosa e guai chi pensa che le cose siano in
contraddizione. Lo so che non sono imparziale, al di sopra delle
parti e so d’essere colpito e toccato da questa complessa e strana
vicenda generale di un uomo che mi fa anche star male sapere che
tutto si conclude con la morte. Certo, qui entriamo nella sfera
spirituale di ognuno di noi, per cui non dico nulla, e ognuno la
pensi come vuole. Per capir il suo talento, vorrei ricordare un
aneddoto che la dice lunga. Una volta Roger Waters, anima dei Pink
Floyd, disse: "Non basta comprare un sintetizzatore ultima
generazione per suonare come i Pink Floyd. Come non basta avere una
magnifica Saint Paul per suonare la chitarra come Eric Clapton".
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Non mi sono mai posto obiettivi
troppo alti. Era sempre tutto
sul mio tono e sentimento |
L'insegna
del Blues
WATERS, che non si lascia andare ad apprezzamenti e anch’esso dal temperamento
spinoso, granitico, fibroso. Non so voi, ma questa notizia mi ha sconvolto
perché è arrivata assieme ad un’altra riguardante la morte di un mio caro
amico. Paolo, nome di fantasia, aveva 51 anni, arresto cardiaco.
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"Lacrime in paradiso",
un autentico MEA CULPA
RICORDERESTI il
mio nome se ti vedessi in paradiso?
Sarebbe
lo stesso se ti vedessi in paradiso? Devo essere forte
e
tirare avanti, perché lo so che non appartengo qui al
paradiso
mi
terresti la mano se ti vedessi in paradiso? Mi aiuteresti
ad
alzarmi se ti vedessi in paradiso? Troverò la mia strada
attraverso
la notte e il giorno perché lo so non posso stare qui
in
paradiso
il tempo può trascinarti giù, il tempo può piegarti
le
ginocchia, il tempo può spezzarti il cuore, hai chiesto
perdono.
Dietro alla
porta, c'è pace ne sono sicuro e so che non ci saranno
più
lacrime in Paradiso. Sapresti il mio nome se ti vedessi in
Paradiso? Sarebbe
lo stesso se ti vedessi in Paradiso? Devo essere forte. Devo andare
avanti, perché lo so che non appartengo qui al paradiso.
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ERA IN MACCHINA, è riuscito ad affiancare con la vettura ed immagino nell’arco di 30
secondi, da solo, è morto a lato della strada, grazie a Dio è riuscito ad
accostare. Poi leggo NME e mi vedo che Clapton è in carrozzina e non riesce più
a suonare la chitarra, proprio lui. Perché? Lo stesso Clapton, nato nel 1945,
ha affermato nell’intervista: “Suonare la
chitarra è divenuto per me sempre più difficile, e ho dovuto fare i conti ormai
con il fatto che questa condizione non migliorerà. Certo, riesco ancora a fare
qualcosa, ma è tutto cambiato". E pensare che Clapton comincia la sua carriera come
solista esibendosi nelle strade, per poi riempire Stadi, Arene, Palazzetti e
stadi, dal Giappone all'Inghilterra. Un grande musicista che ha ormai compreso da
tempo, come icona del blues, che, bando agli effetti pirotecnici, la buona
musica risiede nelle orecchie di chi la fa e di chi l'ascolta. E spesso queste sono collegate al
cuore, mentre il resto è solo materiale per paturnie e puttanate travestiti da Rock and blues. Come Corsari senza tatuaggi. Tantissimi musicisti
hanno iniziato a suonare da giovani con arnesi mediocri ed in certi casi molto artigianali e tanti di loro hanno toccato mete
impensabili poco prima, divenendo autentici idoli delle platee, ma uno soltanto ha potuto leggere il suo nome attaccato a quello di Dio scritto su un muro di
una vecchia stazione ormai in disuso. Questi, è, ERIC "SLOWHAND" CLAPTON.