giovedì 22 marzo 2018

Monica Vitti



BoccadiRosa


di Matteo Tassinari


TEMPO CHE PASSA, rubando ricordi, profumi, affetti e sopravvivenze, 

dove  tutto è chiasso e clangore oppure bisbiglio o tutt'al più sussurriE' stata mandata in 

onda una fiction su Walter Chiari prodotta da Rai Uno che al vero non somiglia neppure 

all'ombra. Un autentico, e l'ennesimo depistaggio culturale di una delle carriere artistiche 

più folgoranti dell'arte della commedia all'italiana, procurata da quegli incapaci della Rai 

che per paura di osare non fanno mai 30, figuriamoci 31. Diventa un'auto difesa quella di 

ricordare chi la celebrità di Walter l'ha presa a schiaffi. Pochi mesi fa, Monica Vitti, ha 

compiuto in silenzio 81 anni,  come una stella malata. L'ultima apparizione sul set dell'Anna 

Magnani bionda, risale al 1990 con la sua prima prova da regista e sceneggiatrice in 

“Scandalo segreto”. Ma ora resta solo un fastidioso parlottio che non sa da dove arrivi.


Le attrici bruttine

ma di successo, lo devono a me



L'ATTRICE COMICA E DRAMMATICA, da 15 anni funestata dalla gigantesca gomma che cancella tutto ciò che trova nella memoria fino all'ultima fioca luce, riducendo il tempo ad una dimensione senza spazi precisi, delineati, riferimenti e volti sfumati è la compagnia. Feconda come una specie di sorriso, eppur bionda ma pur sempre romana e ancor più mi piace scrivere mediterranea per quanto tormentata da una voce che gracchiante irretiva chiunque e incantava quantunque, come le sirene seducenti dei mari omerici, dove Odisseo tura le orecchie ai compagni e si fa poi legare all’albero maestro per poter ascoltare canto delle Sirene, quella voce unica, senza però restare imbrogliato, ma Monica si sta lasciando piovere addosso, lascia che la grandine le scivoli via dal tailleur blù scuro con camicia di seta bianca per articolare meglio le giunture ossidate dal tempo. Del resto cosa può fare? E’ un atto di estremo coraggio, offrire il suo doloroso silenzio, continuo, infinito fino alla morte per poi liberarsi una volta per tutte.di ogni fardello. Una gioia impagabile. Poter dire "sono guarita" (leggi sto bene). Un ricordo aprente, carico di una gaiezza, vera, non quella caciarona che tutto dice nulla fa. Una donna che "preferiva il ruolo della buffona a quello della gnocca", come diceva e anche come fosse distaccata dalla sua rara bellezza: "Le attrici, diciamo, bruttine che oggi hanno successo in Italia, lo devono a me. Sono io che ho sfondato la porta". L'auto-ironia non gli è mai difettata. Il compleanno assente di una donna che luce dopo  luce, come in una casa, si spengono, quelle della cucina, poi il bagno, la sala, il corridoio... Non è la prima e non sarà neanche l'ultima persona a svanire sotto questa gomma. L'Alzheimer non fa sconti, ti mette a nudo l'anima, e spogliandoti di tutto sveste anche il cuore. Monica, sa questo, c'era abituata come Bocca di Rosa.




Perchè sono
così
stanca?


MA QUESTO non vorrebbe essere il solito insulso coccodrillo di una brillante attrice verace, illuminata, che Monicelli diresse ne “Le coppie”, oppure i lavori con Antonioni (Deserto rosso) e Scola nel magnifico (Dramma della gelosia, con Manfredi e Giannini). Cinque David di Donatello, come migliore attrice protagonista, un Ciak d'oro alla carriera, un Leone d'oro alla carriera a Venezia ed un Orso d'argento alla Berlinale, una Concha de Plata a San Sebastián e una candidatura al premio BAFTA, più sette Globo d'oro alla miglior attrice. Come non voglio ricordare i suoi alter ego di lavoro, dai più grandi attori della commedia italiana come Sordi e Tognazzi, ai mattatori Gassman e Manfredi. Una ventata di freschezza nel panorama cinematografico con un'attrice bella ma anche con la grande capacità di far ridere. Buffa, ironica, Monica è sempre rassicurante come la sua voce, comunque sempre ironicamente consolatoria. Non per niente… Con Tognazzi nell'Anatra all'arancia In quegli anni, sarà stato per via delle attrici straniere come Charlotte Rampling, Catherine Deneuve, Maria Schneider a interpretare le inquietudini drammatiche del nostro cinema, che Monica pareva prendesse il meglio del resto, dove le scene di sesso erano simulate ma non con intenti ingrifati, ma con singolarità generosa e candido nonché incauto dinamismo, del tutto irriverente agli stampi industriali dell'epoca, dove si era fighe o racchie, mai perfettamente comiche come Maria Luisa Marisa Ceciarelli della commedia all'italiana con Gassman, Sordi, Manfredi, Tognazzi, mica Scamarcio, al quale il cognome rende giustizia una volta per tutte per così tanta prosopopea.


La miglior vita





VITTORIO GASSMAN IN RISO AMARO
SI LAMENTAVA DI non essere stata troppo ribelle da piccola per via di un'educazione molto aspra impostagli, pur avendo una madre che soffriva molto a causa di una malattia che l'ha accompagnata per molte lune e soli per poi, finalmente, abbandonarla e lasciare che l'anima prendesse il volo. E con il garbo e la finezza di sempre, la riservatezza, lo stile che dei suoi quaranta anni di carriera, potrà permettersi di sfidare i cortigiani "benpensanti" senza eccessi e con intelligenza. "A letto succede di tutto" ammetteva con candore, donna, negli '70, detto con intimo calore lungimirante. Ma ad una così, con quella rauca risata e quella voce opaca e dolce, inconfondibile, anche l'Italia d'allora non poteva che concedergli tutto. Diceva che faceva l'attrice per non morire e quando aveva 14 anni di vita, aveva deciso di smettere di vivere, capendo che poteva farcela solo mettendo i panni di altri personaggi, capì che poteva farcela anche lei. Monica era considerata una donna del popolo, quasi senza istruzione, per poi dimostrare attraverso i ruoli difficili da interpretare in teatro, una donna intelligente, che aveva capito anche qui la sua direzione. Si può dire che l'arte abbia anche salvato Monica, la bocca di rosa del cinema italiano ammiccando Faber. "Le persone non si dividono in donne e uomini, ma in persone", disse in una conferenza stampa a Cinecittà. Ma che volete di più da queste vite? "Gocce di splendore, consegnate al tutto è compiuto", per dirla col poeta Mutis.



La Regina

della Commedia

Il regista Mario Monicelli disse:
"Monica? La migliore"

IL RISPETTO CHE MONICA ha per se e per gli altri, la pone con una doppia bellezza, quella fisica e quella senile. Ma la Commedia all'italiana ha "la sua Vitti" e la conserva gelosamente nel suo immaginario. La sua scompigliata bellezza che induceva il suo interlocutore ad abbandonarsi ad essa, al punto che era difficile, impossibile dirle di no. Una donna che piace alle donne e che in lei si rivedono, mentre i sogni degli italiani guardavano, 'miopemente', all'estero. “Ho lavorato sempre, tutta la vita, onesta con gli altri, ho fatto tanto ridere, che è il mio orgoglio. Avrò commesso degli errori. Ma oggi, a quest'ora, dove ho sbagliato e con chi? Perché sono così stanca da non farcela ad andare avanti?”, si chiedeva Monica poco prima dell'abbandono, con quella voce roca, da fumatrice, anche se non lo era. L'insieme di queste rozze capacità la rendeva l'amante perfetta per ogni italiano di quel periodo, non la diva immersa nel profumo, in naftalina: "Con il mare ho un rapporto travolgente, quando lo vedo muoversi, impazzire, calmarsi, cambiare colore, rotta, è il mio amante". Per Mario Monicelli, era la migliore, la preferita forse. Che è diverso.



Quella grazia perduta e ritrovata


































LA SUA VOGLIA INSTANCABILE del set, il suo amore per le asse chiodate dei teatri romani degli anni '70, quelli di borgata, quelli scalcinati, dai camerini senza riscaldamento, dove in dicembre, in mezzo al freddo, doveva, doveva cambiarsi e mettersi dei vestiti talvolta succinti, ma troppa era la generosità di una donna irripetibile. Una donna che avrebbe fatto impazzire ogni uomo al suo livello e a lei somigliante. Sentiero fatto di bianco e nero che rimangono, incomunicabilità e sorrisi. Quelli, spesso, con Alberto Sordi, che bravo come con lei accanto non è mai stato (non nel saper far ridere, quantomeno). Sordi che la amava anche quando la picchiava, come in quella scena che tutti ricordano, il film era Amore mio aiutami, quando litigano in spiaggia e lui la riempie di botte (ad essere onesti non era la Vitti ma Fiorella Mannoia, al tempo stuntgirl, ma il cinema non è mai onesto: altrimenti non farebbe sognare). Non era credibile con quello sguardo languido, fascino elegante seppur trasandato, verve irridente e brusca. Antidiva per definizione. Niente Sophia Loren. No, al divismo di tante attrici anche troppo note e anche amiche sue. L'umanità, il suo modo di porsi davanti alla cinepresa o sulle assi di legno chiodate, era affidato all'improvvisazione, a quel modo di percepire la vita come un'eterno riprovarci. Metterci la faccia, anche quando... Dotata in modo esagerato di una naturale leggerezza che le ha permesso di passare da ruoli tormentati come surreali. Capace anche di ruoli estremamente drammatici: "l'attrice che sarebbe piaciuta dirigere a tutti i registi" disse di lei Antonioni. E con la sua uscita dalle scene, ci si accorge del vuoto che ha lasciato, incolmabile per ora, come succede anche per il monumentale Walter Chiari.

Walter Chiari all'attacco di un paparazzo

TUTTE PERSONE CHE fosse nata ad Hollywood, avrebbero vinto Oscar alla carriera, ma essendo nata in Italia, si "accontentavano" del gradimento italiota sempre un pò beota. Provate se ci riuscite. E' impossibile trovare una donna che possa dire: "ecco, lei recita come Monica". Era una donna molto attaccata alla sua Roma e diceva che se proprio avesse dovuto vivere in un altra città avrebbe scelto Parigi per la sua allegria, la sua vivacità, e anche per il suo tradizionalismo: "Amo Parigi, quasi quanto Roma". Inoltre è contenta del fatto che "le attrici, diciamo, bruttine che oggi hanno successo in Italia lo devono a me. Sono io che ho sfondato la porta". Eppure, di lei, amerò alla follia, per rimanere in tema vittiano, la sua feroce autoironia: "Scoprire di fare ridere è come scoprire di essere la figlia del Re".



FORSE LA MELATO...

NON C'E'. Nel mondo dello show-biz e degli artisti, non riesco a vedere una sua "erede", forse la Melato, ma pensandoci bene non ci siamo ancora. "Non è possibile", commenta lapidariamente il critico televisivo per il Corriere della Sera Aldo Grasso, "Monica, in modo molto lascivo e melanconico, è stata consegnata all'eternità dalle sue memorabili interpretazioni intramontabili" conclude lapidario Grasso e aggiungo dalla sua attuale situazione che a noi non ce ne deve fregare nulla se non in termini di amore, alla stessa stregua che si prova per tutti\e.

E' PIU' SEMPLICE scrivere che Monica è nel nostro immaginario sempre la signora bionda e piacente, pimpante e ricca di personalità e capelli, le extension esistevano già, ma lei non ne aveva bisogno. Ma l'anagrafe parla e non fa sconti a nessuno. Maria Luisa Ceciarelli, è stata la "compagna" di molti. Un'anima femminile che fa il pari con poche, considerandola unica. Se volessi ascoltare Monica Vitti, cliccherei sicuramente su "Bocca di rosa" di De André. Per l'afflato che accomunavano le due donne nell'atto della generosità spirituale, sensuale, complessiva e offerta di piacere di fronte alla durezza della vita senza per questa essere puttane, semmai grandi donne e signore che nulla avevano a che vedere con moda o cinema nei suoi spazi più angusti. Erano elargitrici di piacere, quale lavoro è più bello? Ma sono le donne che lo capiscono di più, e questo non fa di me una donna, anche se con loro condivido la parte migliore di me. Forse farei meglio parlare al passato.


Quando c'innamorammo 
di MONICA




DIVENTA IRRAGGIUNGIBILE come modello di donna quando esplose col geniale "Dramma della gelosia" di Ettore Scola. E' il 1970, doveva scegliere fra un fantastico Mastroianni e un avventuroso quanto bel tenebroso Giannini. Ho rivisto quella pellicola di recente e ho pensato che siamo al livello dei grandi kolossal americani venduti alla loro maniera. Ho pensato che questi tre avevano superato con la recitazione, il solco dell'olimpo della settima arte. Si si è proprio così. Nessuna esagerazione. Il film è un monumento soprattutto grazie ai dialoghi comici e farciti di sentimenti travolgenti e passionali. Una pellicola essenzialmente "parlata", dove gli stessi protagonisti si rivolgono dallo schermo agli spettatori direttamente. Un esperimento, per l'epoca. Un espediente teso a cercare il coinvolgimento e la complicità del pubblico, un'esperienza mediatica con i personaggi della storia. Marcello Mastroianni vinse la Palma d'oro al Festival di Cannes come miglior attore, forse un riconoscimento tardivo di migliori interpretazioni del grande attore mondiale qual'era. Fino ad arrivare ad oggi. Che significa da quel lontano o vicinissimo, dipende dai punti vista, Monica Vitti, ci ha dimenticati con la memoria non col cuore, e se per voi questa è retorica, allora datemi pure tranquillamente del retorico.