sabato 17 marzo 2018

L'epopea del Far Web





SOCIAL la morbosa abitudine



SCEGLI: Facebook, Twitter, Gplus, SnapchatInstagram e 1000 modi per vomitare la bile contro persone viste. Scegli di aggiornare il tuo profilo, dì al mondo cos'hai mangiato a  colazione, l'ultimo olio era speciale, il made in Italy, spera che a  qualcuno da qualche parte freghi qualcosa, tanto i cattivi ogni tanto riposano, gli stupidi mai, quindi, qualche cretin@ a cui dare la buonanotte da Belluno, si rimedia sempre. Due miliardi di persone usano Facebook ogni mese. Ma quando si è troppo liberi c'è sempre qualcuno che ti vuole un po' meno libero, perché non gli va che tu sia così disinvolto. Sembra una cazzata, ed invece proprio da lì che comincia una slavina interminabile di disagi, in realtà è solo misinformazione, ossia Fake che falsifica la propria identità mentendo sulla propria condizione, sulle proprie competenze professionali, sulle proprie idee politiche o religiose, oppure assumendo il nickname di un altro utente allo scopo di danneggiarne la reputazione o di ottenere qualche vantaggio che solo il mistificatore conosce.




INTERNET,


LA FINZIONE REALE




The Truman Show, la verità in una realtà inventata



TOTALITARISMO 

DIGITALE



L'Algoritmo è il tuo pastore



 FACEBOOK E' LA FORMA PIU' COMPIUTA di un totalitarismo algoritmico. Con la formazione del Web 2.0. si è verificata una forma di riduzionismo del pensiero. La singolarità viene eliminata da questo processo che riduce a poltiglia il pensiero. Le pagine individuali che apparivano nella prima fase di Internet negli anni '90, avevano il sapore della persona che le faceva. Se una chiesa o un governo facessero una cosa del genere lo denunceremmo come autoritario, ma se i colpevoli sono i tecnologi, allora sembra che tutto sia alla moda, inventivo e cool. Forse accuso centinaia di milioni di utenti dei siti di social network di accettare una riduzione di sé per poter usare dei servizi? Sì, li accuso. Conosco una quantità di persone, soprattutto giovani ma non solo che sono orgogliosi di dire che hanno accumulato migliaia di amici in Facebook. Ovviamente questa affermazione si può fare solo se si accetta una riduzione dell'idea di amicizia. Preoccuperebbe per la prossima generazione che cresce con una tecnologia di rete che esalta un'aggregazione formattata e che non saranno forse più inclini in futuro a soccombere alle dinamiche della vita. Cioè l'esatto contrario del processo informatico imboccato da queste trappole di nuova generazione. Fermo restando che parliamo di Facebook, tutto il resto non c'interessa in questo caso. E non siamo certo noi a fare di tutta un'erba un fascio.



L'ultima sfida di Assange:
i nuovi totalitarismi sono i colossi del Web

Quindi cosa ha a che fare il positivismo economico con Facebook? Similmente, questi algoritmi riducono le preferenze degli utenti a qualcosa di quantificabile, determinato e prevedibile. Volevi davvero leggere quel post? E quelle altre centinaia che ti sono state nascoste? Mi preoccupa soprattutto la prossima generazione, quella che nasce adesso poi sarà un drone al 30esimo anno d'età. Il problema è che fino a che punto questa riduzione potrà arrivare? Se si tratta di persone che hanno ormai un'esperienza psichica ed esistenziale, probabilmente Facebook finirà per essere solo una enorme perdita di tempo e una trappola come è successo per le diecimila persone che hanno affidato a Facebook la loro azione politica e comunicativa. Ma se l'utente ha otto anni o dodici anni, allora credo che la questione sia molto più pericolosa. E' preoccupante, per la prossima generazione che cresce con una tecnologia di rete che esalta un'aggregazione formattata e fittizia. Non saranno forse più inclini a soccombere alle dinamiche di sciame? Non esiste utente FB con figli, che non l'abbia esposto a riprese nel profilo Facebook.




Caro diario ti scrivo un post

Non solo una vetrina espositiva, i social sono anche in diario segreto che poi così segreto non è. Per molti ragazzi questi accrocchi di sviluppo mediatico, altro che Tech, fungono da album dei ricordi, offrono la possibilità di classificare ciò che viene inserito con una data, di includere un numero illimitato di album fotografici, e di fare tutte le modifiche possibili ed immaginabili, anche su ciò che è stato già pubblicato. I Social sono diventati i contenitori per eccellenza delle emozioni, dei pensieri, della vita privata, una sorta di diario segreto on line, ormai condiviso con i social. Rappresentano quella vetrina in cui si può esprimere il proprio stato d'animo, anche solo con un emoticons, e un "oggi mi sento" e si mette in mostra tutto ciò che si decide di voler far vedere. Gli adolescenti hanno in un certo senso paura di perdere dei "pezzi", per questo devono scrivere, segnare tutto, fotografare ogni cosa, anche quello che agli occhi di un adulto sembra insensato, mentre per loro assume una valenza simbolica molto importante. Lo status sociale e la notorietà sono forniti oggi dal numero di amici on line, che rappresentano quanto un adolescente sia popolare, una star del Web. Avete pochi Follower? In poche parole siete un po "sfigati". Il numero dei seguaci, e dei commenti positivi, condiziona profondamente anche l'autostima e l'umore di tanti adolescenti, ma non solo. 




OGGI SI GIOCA CHIARO! Lo diciamo così, senza tanti giramenti di terminologie metaforiche allusive e silloge (le poesie sembrano passate di moda in Rete) che viene in mente quel che diceva il "generalissimo", scrittore e filosofo Benedetto Croce: "Fino ai 18 anni tutti scriviamo poesie. E' normale. Dai 18 in su, rimangono solo due categorie: i poeti e i cretini". Grazie Carlo Emilio. Ammettiamolo, poi continuiamo a fare uguale, ma almeno diciamocelo. Se non altro per non passare fessi fino in fondo. Non penserete che i Social abbiano migliorato il tutto? Perché l'abbiamo già detto che Facebook è l’incontro di milioni di solitudini, che è il posto più isolato al mondo e contemporaneamente quello più affollato. Un po come agli Ipermercati, dove trovi di tutto. Ingorghi, intasamenti, affluenze inarrestabili che sparano a tiro alto sulle persone, il vociare, gli umori, gli odori di tanta gente sconosciuta ammassata nello stesso posto "assudorato" e tu che in realtà non vuoi niente e non cerchi nessuno se non te stesso ma non lo sai, anzi, eviti di saperlo. Però l'Ipermercato ha sempre una sua legittimità in quanto è quella la sua funzione. Ma Facebook, dove si trova? Che funzione ha? (non ditemi per favore quello di socializzare!). Nessuno potrebbe rispondere a queste domande, perché Facebook non esiste. Esistiamo noi invece che lo vivacizziamo, regalando milioni di dati e informazioni private e quindi parecchi dollari al giovane talentuoso Mark Elliot Zuckerberg. Il tempo di Fesbuc è rapido, veloce, disorganico, trasversale. Un tempo cocainomane, nel senso che passa senza che tu te ne accorga, dilatando migliaia di input sparsi nella memoria del computer e nella tua a suo modo, per poi ritrovarsi una crapa più pesante di un cocomero d'agosto. C'era un sito che si chiamava "tutti debbono sapere!". Ma perché?



Le illustrazioni di Gerhard Haderer sulla società contemporanea


I SOCIAL NETWORK fanno sì che tu resti a casa nella tua stanzetta a comunicare apparentemente con tutti gli altri, ma in realtà internet non è un qualcosa di esterno da te. Quando spegni internet spegni anche te stesso, o quantomeno una parte di te stesso. Magari una proiezione ideale di te stesso. La Rete social, è composta da quelli che vengono chiamati amici, ma che nella stragrande maggioranza non si sono mai visti,sarebbe per tanto, più appropriato parlare di contatti. Le connessioni digitale hanno sostituito quelle sociali con effetti devastanti per la crescita del ragazzo, è chiaro che i Social coinvolgono maggiormente chi ha un'età tra i 17 ed i 37 anni. Ma questo non significa che faccia bene a chi ha un'età diversa da quella scritta. Il problema è di tutti, di chi fa uso del Web e come ne fa uso. Ma la gente preferisce accorgerrsene solo quandio i danni sono ormai divenuti irreparabili. 



SOLO YOUTUBE SI SALVA


UN RECENTE STUDIO della Royal Society for Public Health britannica, ha rivelato, intervistando 1.500 giovani tra i 14 e i 24 anni, quali siano i social network più pericolosi per la salute mentale. Il sondaggio ha concluso che Snapchat e Facebook sono i più dannosi per il benessere delle giovani generazioni, e che Instagram, per coloro che si sentono liberi e che pensano che quello che scrivo non gli interessa, non è roba per loro, molto persone intelligenti. Si. Tra i cinque social network più usati, solo YouTube è stato giudicato in grado di produrre un impatto positivo. Il motivo risiede nel fatto che queste piattaforme possono contribuire a creare sensazioni di ansia, depressione e solitudine, oltre a generare preoccupazioni d’autostima su se stessi, la propria vita e il proprio corpo, oltre a favorire il bullismo e pensieri suicidi.





Stai uscendo?

Rimani su Facebook




 LA GENTE NON SCHERZA, E'
IMPAZZITA DAVVERO


Guardate che gruppi si sono inventati, ovviamente con scopi precisi ma ben velati. Descrizione del Gruppo: "Bitcoin Italia, regole: E' questa la società dell'hashtag. Esempio: #bitcoin, #software, #programmazione, sono ammessi anche messaggi promozionali, annunci di eventi, offerte, purché inerenti il mondo dei Bitcoin". Scopo del gruppo? "Siamo un incubatore di idee, questo “garage” mette in contatto le diverse figure professionali interessate a fare business nel mondo delle criptovalute. Qui si incontrano più figure professionali spesso complementari che aggregandosi possono concretizzare progetti ed idee innovative". Dio mio... "siamo un incubatori di idee". Ma che linguaggio è? Dove siamo finiti che gente lavora dieci ore al giorno per essere retribuita coi Bitcoin? E c'è chi ci ride, mentre c'è gente che per questo s'ammazza per aver bruciato in un attimo 30 anni di lavoro in regola, retribuendo il sistema pensionistico ogni mese in quanto non poteva evadere essendo operaio e tutto è elencato nella busta paga. Lo stesso senso che bisognerebbe cercare fuori, lontano dagli schermi, lontano dalle frasi fatte, lontano da… ormai è troppo tardi, il fiume facebookiano non si placa, continua a scorrere sempre più veloce, clic, clic, clic, un susseguirsi di post sommerge anche me. Ora non osservo dal di fuori, ma navigo sommerso nelle acque finte della vita altrui, più che semplice curiosità, è diventata una modalità d’azione, una placida ossessione. Clic, clic, clic, clic, Like, Like, Like, gli occhi diventano rossi e il cervello comincia a rallentarsi, così come i pensieri che vorticano lentamente su sé stessi, in un circolo di assoluta “nientità”, che non è solo vuoto, non è semplicemente assenza, è qualcosa di più infimo ed indescrivibile. Clic, clic, clic, Like, Like…Guerra, Pace, Morte, Vita… solo post, solo parole…clic, clic, clic. Ecco è successo! Facebook ci ha trasformato in un unico inconsapevole corpo collettivo, insieme eppure così divisi in un frammentario individualismo fatto di auto-celebrazione e di totale assenza di empatia. Non siamo uniti, siamo solo incastrati uno nella vita dell’altro come in una melma appiccicosa, non ci interessa nulla delle altre persone, nulla. Clic.



LA VAIASSA


natura





del MARC(H)IO


Zitti! Parla il Brand
(o ectoplasma!)



Perché navigare


in RETE


senza AK-47?


  di Matteo Tassinari  



LA VIRTUALITA' DEI NUOVI MEDIA, aliena i più giovani che esaltano ogni loro esperienza, ed esasperano le proprie emozioni alla ricerca di sicurezza e riconoscimento. E' un dato di fatto ormai acquisito gargantuescamente, ma purtroppo ora, non riguarda più solo i poveri giovanissimi, ma anche i vecchissimi, o quelli che dell'età conoscono la mezzadria o "soccida" (colui che divide a metà), che è sempre nel mezzo. C'è chi lo chiama anche l'Assessore (si con la A Maiuscola), io non mi spingo a tanto, mi latitano le maestranze. Alcuni adolescenti, ma non solo, sempre loro, online sono disinibiti, spregiudicati, pubblicano qualsiasi cosa senza filtro, cazzoni veri e allegri d'esserlo, esponendosi in maniera importante nel Web, con l’intento di ricevere approvazione e Like come un overdose di conferme mendicate e bonus di approvazione da vantare come cazzone dell'anno. Il gioco si fa competitivo, fra cazzoni. Molti di loro (nel film che mentalmente si girano quotidianamente) si comportano come "Star Web" e ballano come Totò Riina. Assumono movenze da divo o da diva, occhialoni sgargianti e cangianti alla Elton John in "Tommy", capelli colorati con ritorni di tagli punk, power pink, e roba del genere, la cosa potrebbe avere un suo senso, ma è pura illusione che la mente penserà a distruggere, per poi ricostruirle daccapo. Perché la ricerca del senso, è infinita. C'è chi la controlla e chi proprio non ce la fa, poiché la vera vertigine è data dall'assenza assoluta di follia e non c'è bisogno di aver letto Erasmo da Rotterdam per capirlo, basta più semplicemente "farsi" un Emil Cioran qualsiasi.



ARRIVERO' ad una soluzione circa il problema del tempo.

Quando l'Infinito mostra un lembo della sua veste, esso getta

sul problema la sua ombra e luce immensa.

Lì, brancolo, lasciandomi andare completamente,

senza oppore alcuna resistenza, sarebbe molto peggio per me


e per la bolognese nichilista


La stupida qualità del computer
PONGONO IN ESSERE una serie di condotte anticonformiste, eccessivamente disinibite, talvolta banalmente sovversive se non brancaleonici arruffapopoli prosaicamente irrisori, destabilizzanti nonché ordinari scatti fotografici in situazioni alcoliche o in salse più very strong, tarocchi, tattoo, screrck, esagerazioni, piercing, taggate per vendicarsi trasversalmente o un semplice regolamenti di conti, postare in incognito, non lasciar traccia come sfida a dimostrazione della ropria "scaltrezza". Come nella vita reale, l’ansioso, è la persona che è iscritto a 148 gruppi, dagli Alpini a David Bowie, 93 Gruppi, da quello antirazzista al KuKluxKlan e prima edifica sempre i suoi timori, poi vi ci si installa sopra ogni cosa, tanto è protetto da un sistema di vasi comunicanti che non comunicano e non vedono. Forse non c'è neppure. E' tutta una balla bolla che esploderà come qualsiasi vaso di Pandora che si rispetti. Strappa all’uomo medio le illusioni di cui vive, e con lo stesso colpo gli strappi la felicità. Come rubare ad una bestia l'istinto, quella impazzisce in pochi istanti. Eppure, molti sostengono che la realtà è una semplice illusione, sebbene molto persistente, a cominciare da Cioran o anche Hans Magnus Enzensberger. I nostri irricordabili ricordi. "Le illusioni sono per l’anima quello che l’atmosfera è per la terra. Toglietele quella tenera coltre d’aria e vedrete le piante morire, i colori svanire". (Virginia Woolf). "E per me, che quando non ho più il blu, metto il rosso, è un problema pertinente", ribatteva altrove e in momento storico a lei postumo Pablo Picasso, che a quattro anni dipingeva come Raffaello, poi ha impiegato una vita per imparare a dipingere come un bambino.


Vasi Comunicanti: la povertà e l'esclusione sociale in Italia. L'abisso REALE


IL GRANDE FANTASMA. (prossimamente su C5)

OltrepassandO


DICONO che tutto quel che è  VIRTUALE, è reale

E' OVVIO CHE IN un contatto diretto vis à vis non avrebbe mai messo in atto tutte le sovrastrutture che in Rete ci stanno, 20enni in spiaggia col drink colorato che scimmiottano Jhonny Depp con gli occhialoni o le carte dei Tarocchi in casa della strega, basate in genere sulla eccessiva esposizione del corpo o gerghi scurrili oltrepassando il limite della volgarità e anche forme d'intimazione fino alle minacce vere e proprie con l’intervento della Polizia Postale. Il problema è che la stupidità insiste sempre, è tenace come le tenaglie del nonno quando s'era pupi. Infatti, alcuni scienziati affermano che l'idrogeno, poiché sembra essere ovunque, sia la sostanza basilare dell'universo. Non sono d'accordo. Io dico che c'è molta più stupidità che idrogeno, e che quella è la vera sostanza costitutiva dell'universo, dice l'onesto Frank Zappa. Non è così semplice come sembra. Oggi più che d'intimità condivisa, il motto di Facebook, Re dei Social (ma vale per tutti anche per tutti gli altri) si può parlare diffusamente dell’aspetto narcisistico o talvolta istrionico dell'utenza. Noi. La peculiarità dei Social, è quella di creare uno spazio immaginario d’incontro e di aggregazione, dando l’illusione di stare in un limbo dove si può stazionare per un po e non affrontare il reale, con la certezza che troverai sempre a qualsiasi ora qualcuno con cui condividere e mettere a tacere i morsi della solitudine che ti stringono allo stomaco. In questo modo vengono meno i sentimenti che oggi hanno assunto un ruolo secondario creando una connessione fredda e irreale, è tanto semplice. Come le emozioni ed i vissuti legati al proprio corpo, agli stimoli che lo percorrono.



LA MORTE DI FACEBOOK


POETI ON THE WEB,non si nasce. Lo si diventa, semmai, ma non fatevi illusioni. Questo tu chiedi? Sei su Facebook, quindi accettale tutte, una ti piacerà certamente e sarai contento, convinto d’essere riuscito nella tua piccola operazione per te così rivoluzionaria. Come al mercato rionale della frutta. Capita di ricevere sempre più spesso messaggi (spesso comicamente disperati) di persone che sono state bannate dal social e annaspano perché la loro socialità si alimentava sempre più degli scambi di messaggi e della continua consultazione del sito nel quale chi è solo può trovare la coccolante conferma della sua esistenza e la sensazione vaga di avere amici, anche se più tempo passi davanti allo schermo, meno amici avrai nella carne e nello sguardo. Una bomba psichica a tempo destinata a distruggere ogni empatia tra esseri umani, ogni capacità reale e oggettiva di scambio reciproco delle proprie idee e desideri, cercando l'anonimato come metodo aggregativo per non donarsi, la chimica che scatta come quando ci si guarda negli occhi. Ah non fumi? E' ormai un'ovvietà che la gente segua quel che fa il gregge, sempre senza tanto riflettere, confermando il motore immobile di tanti successi commerciali. Nel mondo reale come in quello virtuale.



La poesia salverà il mondo. La bellezza delle cose,
trasformata in versi di luce, porterà l'animo umano ad elevarsi
e a ricercare la pace, amenità e cazzate di questo genere

AIUTOOO!!!

I famosi 15


minuti (di cui non se ne può più!)

QUANDO  MORIRA' FACEBOOK (e accadrà, nell'infinito del tempo vuoto che ci attende ed è solo da riempire di contenuti), sarà comunque sempre troppo tardi. I danni effettuati incalcolabili saranno sempre tanti. La frase più ripetuta: "Ci scambiamo l'amicizia", è il sintomo dell’ansia collettiva di strappare brandelli al quotidiano e immortalarli nella galleria dell’immaginario condiviso, nel tentativo di avvicinarsi inesorabilmente ai famosi 15 minuti di gloria di warholiana memoria, un modo per mettersi in vetrina, la stessa logica, in dimensioni ridotte, del Grande Fratello, sostiene il filosofo Zygmunt Bauman nel suo libro La società liquida, nuovo concetto di modernità con il quale, gioco-forza, dovremmo misurarci, è un fantasma della New economy, he con grande disinvoltura pazzesca, si riparano dietro a questa frase: "Il mio brand non è un Media, ma un Tech" che cazzate! Cosa c'è di più mediatico di un social? Ditemelo se lo sapete? Una formula di successo, spesso usata come il parmigiano per condire la pasta, ovvero, commenti e analisi, un pò insipide o tirati contro il muro con la cazzuola sena alcuna cognizione di causa si ergono nuovi "Socrati". Ed è bene dircelo, prendere coscienza di questo, perché è un ibrido che poi viene in grande parte venduto agli inserzionisti pubblicitari spinti dalla smania dei consumatori a rivelarsi e svelarsi, cedendo informazioni private, quindi, cedendo altro potere alle aziende inserzioniste. Perché quelle stesse referenze possono essere usate in tanti modi, anche per negare un lavoro o una copertura sanitaria. Facebook è così. Anche i governi e le multinazionali, usano i socialmedia per aggregare dati sui cittadini e chi naviga, con le maglie larghissime perché tanto è un gioco”. Gli rendiamo la vita molto più facile, raccontando se ho problemi alla Prostata oppure al setto nasale. Emerge così, la parte più infantile di noi, quella che esige attenzione e ci fa dire cose stupide ma importanti per carpire gusti o tendenze, facendoci dimenticare che a volte è meglio stare zitti e sembrare stupidi che parlare e fugare ogni dubbio



    Società Liquide




TEMPO LIQUIDO



OGGI NON C'E' PIU' TEMPO, tutto scorre veloce, non possiamo aspettare il ritmo naturale delle esperienze, troppo veloce. Al punto che non troviamo o non siamo più capaci di creare più spazio per pensare. Non è al passo umano il ritmo del Far Web, e soprattutto dei Social. Regna, vincendo, meritatamente, la compulsione psichica. Relazioni ed interazioni sono basate su di un click, un’immagine su ciò che appare, non si va più sul profondo, si contestualizza poco o nulla e si rimane costantemente in superficie, ad osservare la vetrina dei Social. La conoscenza di una persona viene fatta soprattutto su profili dove si può scrivere tutto ed il suo contrario. Le persone si cercano su Facebook, Instagram, Twitter, Linkedin, Gplus, favorendo inesorabilmente un concetto di identità basato sulla apparenza e fragilità di ciò che tante volte non corrisponde alla realtà. I Social corrispondono ad una condivisione massiccia del popolo del Web. L’effetto dell’informazione è impressionante. Questo tipo di strumenti hanno amplificato la portata e la velocità di trasmissione del messaggio per dirla con Marshall MachLuhan. In poche ore si raggiunge una quantità di persone che prima, era impensabile immaginare solamente. Dicono che c'è un tempo per seminare. E uno più lungo per aspettare. Io dico che c'era un tempo sognato. Che bisognava sognare, dice malinconicamente la spocchia poetica di Fossati.



L'incontro tra



Finzione



e Realtà


La realtà esiste nella mente umana e non altrove


Che bastonate
d'ardor,


m'han menato 
stasera...


UNA BANALITA' APPARENTE, se il pubblico s’impadronisse della storia dell’autore centrandolo nel mirino delle varie tastiere prontead essege ageggi utili agli Heater (tradotto odiatori, ma si può essere più pirla?). La criticano, la sbeffeggiano, l'insultano, la storia del mal capitato, perché magari s’è osato troppo durante la stesura e l’entusiasmo del pivel scrittore ha preso la mano sinistra ed è volata via con le parole immaginate, ma ora volano dalla finestra, non possono raggiungere più. Talvolta, è fulminante tanto sono le bastonate che t’arrivano quando tu, con grande ardore, hai scritto il meglio di te, ma agli altri ha fatto letteralmente schifo. Capita. Ecchè svettole. E la dipendenza dalla opinione altrui, di cui bisogna tenerne conto, ma sol di quella della gente che conosci veramente. Non di conosciuta in Rete, aura della finzione. E’ come guardare ai confini della realtà con intensità sempre più sfumate, non solo tra realtà e finzione, ma anche tra pubblico e “autore”, spettacolo e pubblicità (bunner), storia e gioco. Molti nomi illustri del Cinema, TV, Videogiochi, Pubblicità e persino le Neuroscienze stanno cercando delle risposte. Questa è la storia attuale.


MIDNIGHTOCLOCK














UN CONSORZIO UMANO VIRTUALE XL (extralarge) ed eterogeneo sceglie di restare fermo, abbarbicati ad un computer connessi tutto il giorno. Difficile, come tutte le maggioranze che per non pestarsi i piedi diventano altri, si snaturano per il benestare col vicinato, parole dette da una smanettona del centro Italia. I Social, esigono, richiedono un sacrificio assai più costoso di cui ora non ci rendiamo conto, ma, ammesso e non concesso che lo si capisca questo atteggiamento culturale livellato verso il basso, ci porta ad una silente analfabetizzazione impressionante. Non esagero. Non sanno più parlare le persone, per questo le App sono piene di faccete  e cazzatte varie, togliendoci pure l'uso della parola. Facebook non aggrega affatto, come non forma soggetti critici ma plasma a se stessa l’interlocutore, privandolo della sua creatività, illudendolo proprio laddove viene fottuto, ossia gli fanno pensare di "creare" attraverso il Social bianco e blù. Che pena. Una trionfale insalata farraginosa, un groviglio, intricato di matasse, dove  prendono viluppo raggruppamenti ed una babele accumulata, mescolata assieme a congestioni e ridda di un assembramento misto mai visto precedentemente. Una concentrazione di aspettative altissima, che sappiamo non potrà mai essere soddisfatta. Un esercito fiume carsico, un popolo innominato, gente senza paese ne piazza, plebe etniche d'ogniddove, una folla d'astanti alla ricerca di collettività, masse, tribù, corpi sociale, diseredati (plurale), abitante, figlio, pubblico, cittadino, ammasso, banco, blocco, esercito, fiume, vagone, volume, convento, ordine, centro, clima, luogo, posto, suolo, territorio, disordine, mare, mucchio, oceano, un patriziato senza voce, ma che urla da tapparsi le orecchie. Perché come dice Daniele Luttazzi: "Internet è quell'aggeggio che offre la pubblicità a qualsiasi mona di dire quello che vuole al mondo", un potere enorme, che coglie molti impreparati. Slanci di egocentrismo mascherati di umiltà, sono gli umori peggiori. 


Mark Zuckerberg, 33 anni,
fondatore e padrone di Facebook


UN CONSORZIO UMANO virtuale extralarge ed eterogeneo che esige o richiede un sacrificio assai costoso di cui ora non ci rendiamo conto. Facebook non aggrega affatto, come non forma soggetti critici ma plasma a se stessa l’interlocutore, privandolo della sua creatività, illudendolo proprio laddove viene fottuto, ossia gli fanno pensare di "creare" attraverso Fb. Quanti Che Guevara ho visto solo perché postavano un'immagine pro-Castro sull'embargo a Cuba? O quanti aforismi deficienti sono passati impunemente assieme ai milioni di emoticons e faccette? Uno specchio rotto, che offre un’immagine frammentata in mille punti e sbriciolata in ogni consistenza oggettiva relativa al reale. Arriva un momento dove ci si accorge che lo strumento è diventato improvvisamente inutile o invasivo per meglio scrivere, come quando cresci e capisci che se vuoi andare al campo a giocare con i più grandi, non puoi più portarti dietro l’orsetto di peluche.






Territorio di caccia

DI CUI  si conosce solo l'inizio, ma s'ignora completamente il Dì venire e s'ignora queste società fluide. Nella veranda sul retro, apro barattoli di lucciole che fuggono nella notte. Le cose belle dovrebbero essere lasciate libere, come il narratore dislessico. O la paura della finzione. Più a fondo, i sentieri che si biforcano, i mondi aperti. La mente come alveare della scatola del mistero. A volte possiamo rimanere così concentrati nei nostri schermi che ci dimentichiamo di distogliere gli occhi per VIVERE nella vita reale. In altre e antiche parole, si dice Social, si legge nulla.

GROTTESCO, ma molto umano


QUESTO E' IL TUO brand su You Tube. Il motore delle emozioni. Come costruire un impero che non cade a pezzi. Come agli esordi, ho pensato che sarebbe meglio tornare indietro. Il territorio di caccia di un Coyote è vasto, lo si può percorrere al trotto per ore e se le sue tracce continuassero all'infinito? Cosa succederebbe se la storia non avesse mai fine? Per quale motivo siamo così insoddisfatti delle storie che non finiscono, che non hanno pistole, coltelli, cadaveri e sangue che ci lasciano in sospeso col respiro? A cosa servono le storie? Gli antropologi dicono che raccontare è un aspetto fondamentale della vita umana, qualcosa che si ripete in ogni cultura conosciuta e che presuppone un'interazione simbiotica tra parlante ed ascoltatore. Attraverso le storie, diamo un senso al mondo per condividerlo con gli altri, da qui il nostro "cibo" per le emozioni e passioni. Le storie sono segnali chiari che emergono dal rumore di fondo.


Dipendenza da Internet? Macchè!



E' ANCHE UN SEGNALE d'overdose di notizie ed immagini. Molti filosofi, sostengono che il nostro cervello è come un computer, ossia possiede una memoria che non si può aumentare e l'eccesso o lo sforzo, immagazzinare dati più del dovuto, porta a stati d'ansia. Dare limiti ad Internet, oltre ad essere la strada sbagliata e quella pure impossibile. Come sempre la responsabilità, sta nella persona che fa uso dei nuovi media, come dire, sono affari vostri. Quando la Rete era ancora un pianeta semichiuso, una cosa "per pochi", si era già creato un sistema di valori con un certo respiro culturale e umano, non solo tecnologico. Oggi quel tipo di comportamento è solo un banale e nostalgico quanto lontano ricordo. Ora ci sono le lobbie, anche di 2 o 3 membri, che fra di loro senza dirselo hanno giurato fedeltà assoluta ai loro 3 o 4 like. In parte si tratta davvero di "parrocchie" con vedute ristrette perché l'importante è spostare l'oggetto della discussione, vai a ricucire il bandolo della matassa. No, non è possibile. Accade quando si sconfina nel (M.U.L.) "Multinazionale del Lancio", con tinte strampalate e audaci avance, che nella vita reale non troverebbe sfogo, solo protetti dallo schermo del pc si riesce ad essere se stessi, o meglio, la proiezione di se stessi, anche e soprattutto nel male. Perché nella realtà c'è la vita da micini bagnati soggiogato dal sistema in tutto.società


Dio solo sa che  succede al

cervello


SEAN PARKER(foto) l'ennesimo caso di coscienza, inventore di Napster e Myspace, è uno dei primi investitori di Facebook (di cui è anche stato presidente nei primissimi mesi di vita del RE dei Social), ha recentemente detto la sua sul "mostro" che insieme a Zuckerberg l’impenitente HA CONTRIBUITO A CREARE, con dichiarazioni piuttosto pesanti. A proposito del bambin prodigio, perché di questa banalità si tratta, niente genio, per carità, diamo il loro senso reale ai termini, altrimenti sarà la fine globale dei tessuti connettivi del vivere sociale da millenni a questa parte. Altro che Apocalisse.

CLAMOROSA LA NOTIZIA dell'ex Vicepresidente di Facebook CHAMATH PALIHAPITIYA (foto) ha detto"So di avere contribuito fortemente alla disgregazione sociale. So di aver contribuito facendo pezzi la nostra società, è solo misinformazione" che è peggio della disinformazione, ossia un’informazione erronea (“fake” e quindi falsa), che di conseguenza porta ad una mistificazione della società (e della verità)". Oggi, Palihapitiya afferma di sentirsi colpevole per aver assecondato la nascita di un progetto del genere e per la sua crescita abnorme, aggiungendo poi che non si tratta solo di un problema americano e non di un solo social network, ma di un problema globale, molto più ampio e totalizzante, dove milioni di persone non sanno i rischi a cuoi vanno incontro. Palihapitiya è solo un altro ex manager che si ritira dallo staff di Facebook per motivi di coscienza. E questo mi fa anche sorridere.


IL FENOMENO TWITTER permette a certa gente, in fondo, di essere in contatto con gli altri, benché abbia una natura leggermente onanistica ed escluda la gente da tanti contatti faccia a faccia. Crea però da un lato un fenomeno anche positivo, pensiamo a cose che succedono in Cina o a Erdogan in Turchia. È stato anche un movimento di opinioni. Qualcuno ha detto se ci fosse stato internet ai tempi di Hitler, i campi di sterminio non sarebbero stati possibili perché la notizia si sarebbe diffusa viralmente. Ma d'altro canto dà diritto di parola a legioni di imbecilli, i quali prima parlavano solo al bar dopo due o tre bicchieri di rosso e quindi non danneggiavano la società. Sono della gente che di solito veniva messa a tacere dai compagni e che adesso invece ha lo stesso diritto di parola di un premio Nobel. Credo che dopo un poco si crei una sindrome di scetticismo, la gente non crederà più a quello che gli dice Twitter. All'inizio è tutto un grande entusiasmo, a poco poco a poco dice: chi l'ha detto? Twitter. Allora tutte balle.