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La stupida qualità del computer |
PONGONO IN ESSERE una serie di condotte anticonformiste, eccessivamente disinibite,
talvolta banalmente sovversive se non brancaleonici arruffapopoli
prosaicamente irrisori,
destabilizzanti nonché ordinari scatti
fotografici in situazioni alcoliche o in salse più very strong, tarocchi, tattoo, screrck, esagerazioni, piercing, taggate per vendicarsi trasversalmente o un semplice regolamenti di conti, postare in incognito, non lasciar traccia come sfida a dimostrazione della ropria "scaltrezza". Come nella vita reale, l’ansioso, è la persona che è iscritto a 148 gruppi, dagli Alpini a David Bowie, 93 Gruppi, da quello antirazzista al KuKluxKlan e prima edifica sempre i suoi timori, poi vi ci si installa sopra ogni cosa, tanto è protetto da un sistema di vasi comunicanti che non comunicano e non vedono. Forse non c'è neppure. E' tutta una balla bolla che esploderà come qualsiasi vaso di Pandora che si rispetti. Strappa all’uomo medio le illusioni di cui vive, e con lo stesso colpo gli strappi la felicità. Come rubare ad una bestia l'istinto, quella impazzisce in pochi istanti. Eppure, molti sostengono che la realtà è una semplice illusione, sebbene molto persistente, a cominciare da Cioran o anche Hans Magnus Enzensberger. I nostri irricordabili ricordi. "Le illusioni sono per l’anima quello che l’atmosfera è per la terra. Toglietele quella tenera coltre d’aria e vedrete le piante morire, i colori svanire". (Virginia Woolf). "E per me, che quando non ho più il blu, metto il rosso, è un problema pertinente", ribatteva altrove e in momento storico a lei postumo Pablo Picasso, che
a quattro anni dipingeva
come Raffaello, poi ha impiegato una vita per imparare a dipingere come un bambino.
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Vasi
Comunicanti: la povertà e l'esclusione
sociale in Italia. L'abisso REALE
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DICONO
che tutto quel che è VIRTUALE, è reale
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E' OVVIO CHE IN un contatto diretto vis à
vis non avrebbe mai messo in atto tutte le sovrastrutture che
in Rete ci stanno, 20enni in spiaggia col drink colorato
che scimmiottano Jhonny Depp con gli occhialoni o le carte dei Tarocchi in casa della
strega, basate in genere sulla eccessiva esposizione del corpo o
gerghi scurrili oltrepassando il limite della volgarità e anche
forme d'intimazione fino alle minacce vere e proprie con l’intervento
della Polizia Postale. Il problema è che la stupidità insiste sempre, è tenace come le tenaglie del nonno quando s'era pupi. Infatti, alcuni
scienziati affermano che l'idrogeno, poiché sembra essere ovunque, sia la sostanza basilare dell'universo.
Non
sono d'accordo. Io dico che c'è molta più stupidità che idrogeno,
e che quella è la vera sostanza costitutiva dell'universo, dice l'onesto Frank
Zappa. Non è così semplice come sembra. Oggi più che d'intimità condivisa, il motto di Facebook, Re dei Social (ma vale per tutti anche per tutti gli altri) si può
parlare diffusamente dell’aspetto narcisistico o talvolta
istrionico dell'utenza. Noi. La peculiarità dei Social, è quella di
creare uno spazio immaginario d’incontro e di aggregazione, dando
l’illusione di stare in un limbo dove si può stazionare per un po e non affrontare
il reale, con la certezza che troverai sempre a qualsiasi ora qualcuno con cui condividere e mettere a tacere i morsi della solitudine che ti stringono allo stomaco. In questo modo vengono meno i
sentimenti che oggi hanno assunto un ruolo secondario creando una
connessione fredda e irreale, è tanto semplice. Come le emozioni ed i vissuti legati al
proprio corpo, agli stimoli che lo percorrono.
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LA
MORTE DI FACEBOOK
POETI ON THE WEB,non si nasce. Lo si diventa, semmai, ma non fatevi illusioni. Questo tu chiedi? Sei su Facebook, quindi accettale tutte, una ti piacerà certamente e sarai contento, convinto d’essere riuscito nella tua piccola operazione per te così rivoluzionaria. Come al mercato rionale della frutta. Capita di ricevere sempre più spesso messaggi (spesso comicamente disperati) di persone che sono state bannate dal social e annaspano perché la loro socialità si alimentava sempre più degli scambi di messaggi e della continua consultazione del sito nel quale chi è solo può trovare la coccolante conferma della sua esistenza e la sensazione vaga di avere amici, anche se più tempo passi davanti allo schermo, meno amici avrai nella carne e nello sguardo. Una bomba psichica a tempo destinata a distruggere ogni empatia tra esseri umani, ogni capacità reale e oggettiva di scambio reciproco delle proprie idee e desideri, cercando l'anonimato come metodo aggregativo per non donarsi, la chimica che scatta come quando ci si guarda negli occhi. Ah non fumi? E' ormai un'ovvietà che la gente segua quel che fa il gregge, sempre senza tanto riflettere, confermando il motore immobile di tanti successi commerciali. Nel mondo reale come in quello virtuale.
I famosi 15
minuti (di cui non se ne può più!)
Società
Liquide
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L'incontro tra
Finzione
e Realtà
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La realtà esiste nella mente umana e non altrove |
Che bastonate
d'ardor,
m'han menato
stasera...
UNA BANALITA' APPARENTE, se il pubblico
s’impadronisse della storia dell’autore centrandolo nel mirino delle varie tastiere prontead essege ageggi utili agli Heater (tradotto odiatori, ma si può essere più pirla?). La criticano, la sbeffeggiano, l'insultano, la storia del mal capitato, perché magari s’è
osato troppo durante la stesura e l’entusiasmo del pivel scrittore ha preso la mano sinistra ed è volata via con le parole immaginate, ma ora volano dalla finestra, non possono raggiungere più. Talvolta, è fulminante tanto sono le bastonate che t’arrivano
quando tu, con grande ardore, hai scritto il meglio di te, ma agli
altri ha fatto letteralmente schifo. Capita. Ecchè svettole. E la dipendenza dalla opinione altrui, di cui bisogna tenerne conto, ma sol di quella della gente che conosci veramente. Non di conosciuta in Rete, aura della finzione. E’ come
guardare ai confini della realtà con intensità sempre più sfumate, non solo tra realtà e
finzione, ma anche tra pubblico e “autore”, spettacolo e pubblicità
(bunner), storia e gioco. Molti nomi illustri del Cinema, TV,
Videogiochi, Pubblicità e persino le Neuroscienze stanno cercando
delle risposte. Questa è la storia attuale.
UN CONSORZIO UMANO VIRTUALE XL (extralarge) ed eterogeneo sceglie di restare fermo, abbarbicati ad un computer connessi tutto il giorno. Difficile, come tutte le maggioranze che per non pestarsi i piedi diventano altri, si snaturano per il benestare col vicinato, parole dette da una smanettona del centro Italia. I Social, esigono, richiedono un sacrificio assai più costoso di cui ora non ci rendiamo conto, ma, ammesso e non concesso che lo si capisca questo atteggiamento culturale livellato verso il basso, ci porta ad una silente analfabetizzazione impressionante. Non esagero. Non sanno più parlare le persone, per questo le App sono piene di faccete e cazzatte varie, togliendoci pure l'uso della parola. Facebook non aggrega affatto, come non forma soggetti critici ma plasma a se stessa l’interlocutore, privandolo della sua creatività, illudendolo proprio laddove viene fottuto, ossia gli fanno pensare di "creare" attraverso il Social bianco e blù. Che pena. Una trionfale insalata farraginosa, un groviglio, intricato di matasse, dove prendono viluppo raggruppamenti ed una babele accumulata, mescolata assieme a congestioni e ridda di un assembramento misto mai visto precedentemente. Una concentrazione di aspettative altissima, che sappiamo non potrà mai essere soddisfatta. Un esercito fiume carsico, un popolo innominato, gente senza paese ne piazza, plebe etniche d'ogniddove, una folla d'astanti alla ricerca di collettività, masse, tribù, corpi sociale, diseredati (plurale), abitante, figlio, pubblico, cittadino, ammasso, banco, blocco, esercito, fiume, vagone, volume, convento, ordine, centro, clima, luogo, posto, suolo, territorio, disordine, mare, mucchio, oceano, un patriziato senza voce, ma che urla da tapparsi le orecchie. Perché come dice Daniele Luttazzi: "Internet è quell'aggeggio che offre la pubblicità a qualsiasi mona di dire quello che vuole al mondo", un potere enorme, che coglie molti impreparati. Slanci di egocentrismo mascherati di umiltà, sono gli umori peggiori.
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MIDNIGHTOCLOCK
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UN CONSORZIO UMANO VIRTUALE XL (extralarge) ed eterogeneo sceglie di restare fermo, abbarbicati ad un computer connessi tutto il giorno. Difficile, come tutte le maggioranze che per non pestarsi i piedi diventano altri, si snaturano per il benestare col vicinato, parole dette da una smanettona del centro Italia. I Social, esigono, richiedono un sacrificio assai più costoso di cui ora non ci rendiamo conto, ma, ammesso e non concesso che lo si capisca questo atteggiamento culturale livellato verso il basso, ci porta ad una silente analfabetizzazione impressionante. Non esagero. Non sanno più parlare le persone, per questo le App sono piene di faccete e cazzatte varie, togliendoci pure l'uso della parola. Facebook non aggrega affatto, come non forma soggetti critici ma plasma a se stessa l’interlocutore, privandolo della sua creatività, illudendolo proprio laddove viene fottuto, ossia gli fanno pensare di "creare" attraverso il Social bianco e blù. Che pena. Una trionfale insalata farraginosa, un groviglio, intricato di matasse, dove prendono viluppo raggruppamenti ed una babele accumulata, mescolata assieme a congestioni e ridda di un assembramento misto mai visto precedentemente. Una concentrazione di aspettative altissima, che sappiamo non potrà mai essere soddisfatta. Un esercito fiume carsico, un popolo innominato, gente senza paese ne piazza, plebe etniche d'ogniddove, una folla d'astanti alla ricerca di collettività, masse, tribù, corpi sociale, diseredati (plurale), abitante, figlio, pubblico, cittadino, ammasso, banco, blocco, esercito, fiume, vagone, volume, convento, ordine, centro, clima, luogo, posto, suolo, territorio, disordine, mare, mucchio, oceano, un patriziato senza voce, ma che urla da tapparsi le orecchie. Perché come dice Daniele Luttazzi: "Internet è quell'aggeggio che offre la pubblicità a qualsiasi mona di dire quello che vuole al mondo", un potere enorme, che coglie molti impreparati. Slanci di egocentrismo mascherati di umiltà, sono gli umori peggiori.
![]() Mark Zuckerberg, 33 anni, fondatore e padrone di Facebook |
UN CONSORZIO UMANO virtuale extralarge ed eterogeneo che esige o richiede un sacrificio assai costoso di cui ora non ci rendiamo conto. Facebook non aggrega affatto, come non forma soggetti critici ma plasma a se stessa l’interlocutore, privandolo della sua creatività, illudendolo proprio laddove viene fottuto, ossia gli fanno pensare di "creare" attraverso Fb. Quanti Che Guevara ho visto solo perché postavano un'immagine pro-Castro sull'embargo a Cuba? O quanti aforismi deficienti sono passati impunemente assieme ai milioni di emoticons e faccette? Uno specchio rotto, che offre un’immagine frammentata in mille punti e sbriciolata in ogni consistenza oggettiva relativa al reale. Arriva un momento dove ci si accorge che lo strumento è diventato improvvisamente inutile o invasivo per meglio scrivere, come quando cresci e capisci che se vuoi andare al campo a giocare con i più grandi, non puoi più portarti dietro l’orsetto di peluche.
Territorio
di caccia
… DI
CUI si
conosce solo l'inizio, ma s'ignora completamente il Dì venire e
s'ignora queste società fluide. Nella veranda sul retro, apro
barattoli di lucciole che fuggono nella notte. Le cose belle
dovrebbero essere lasciate libere, come il narratore dislessico. O la
paura della finzione. Più a fondo, i sentieri che si biforcano, i
mondi aperti. La mente come alveare della scatola del mistero. A
volte possiamo rimanere così concentrati nei nostri schermi che ci
dimentichiamo di distogliere gli occhi
per VIVERE nella vita reale. In altre e antiche parole, si dice
Social, si legge nulla.
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GROTTESCO, ma molto umano
QUESTO
E' IL TUO brand su You
Tube. Il
motore delle emozioni. Come costruire un impero che non cade a pezzi.
Come agli esordi, ho pensato che sarebbe meglio tornare indietro. Il
territorio di caccia di un Coyote è
vasto, lo si può percorrere al trotto per ore e se le sue tracce
continuassero all'infinito? Cosa succederebbe se la storia non avesse
mai fine? Per quale motivo siamo così insoddisfatti delle storie che
non finiscono, che non hanno pistole, coltelli, cadaveri e sangue che
ci lasciano in sospeso col respiro? A cosa servono le storie? Gli
antropologi dicono che raccontare è un aspetto fondamentale della
vita umana, qualcosa che si ripete in ogni cultura conosciuta e che
presuppone un'interazione simbiotica tra parlante ed ascoltatore.
Attraverso le storie, diamo un senso al mondo per condividerlo con
gli altri, da qui il nostro "cibo"
per le emozioni e passioni. Le storie sono segnali chiari che
emergono dal rumore di fondo.
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Dipendenza da Internet? Macchè! |
E' ANCHE UN SEGNALE d'overdose di notizie ed immagini.
Molti filosofi, sostengono che il nostro cervello è come un
computer, ossia possiede una memoria che non si può aumentare e l'eccesso o lo
sforzo, immagazzinare dati più del dovuto, porta a
stati d'ansia. Dare limiti ad Internet, oltre ad essere la strada
sbagliata e quella pure impossibile. Come sempre la responsabilità,
sta nella persona che fa uso dei nuovi media, come dire, sono affari
vostri. Quando
la Rete era ancora un pianeta semichiuso, una cosa "per pochi",
si era già creato un sistema di valori con un certo respiro
culturale e umano, non solo tecnologico. Oggi
quel tipo di comportamento è solo un banale e nostalgico quanto lontano ricordo. Ora ci sono le lobbie, anche di 2 o 3 membri, che fra di loro senza dirselo hanno giurato fedeltà assoluta ai loro 3 o 4 like. In parte si tratta
davvero di "parrocchie" con vedute ristrette perché l'importante è spostare l'oggetto della discussione, vai a ricucire il bandolo della matassa. No, non è possibile. Accade quando si sconfina nel (M.U.L.) "Multinazionale del Lancio", con tinte strampalate e audaci avance, che nella vita reale non troverebbe sfogo, solo protetti dallo schermo del pc si riesce ad essere se stessi, o meglio, la proiezione di se stessi, anche e soprattutto nel male. Perché nella realtà c'è la vita da micini bagnati soggiogato dal sistema in tutto.società
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Dio solo sa che succede al
cervello
SEAN
PARKER, (foto)
l'ennesimo caso di coscienza, inventore di Napster e Myspace, è uno
dei primi investitori di Facebook (di cui è anche stato presidente
nei primissimi mesi di vita del RE dei Social), ha recentemente detto
la sua sul "mostro" che insieme a Zuckerberg l’impenitente
HA CONTRIBUITO A CREARE, con dichiarazioni piuttosto pesanti. A
proposito del bambin prodigio, perché di questa banalità si tratta,
niente genio, per carità, diamo il loro senso reale ai termini,
altrimenti sarà la fine globale dei tessuti connettivi del vivere
sociale da millenni a questa parte. Altro che Apocalisse.
CLAMOROSA LA NOTIZIA dell'ex Vicepresidente di Facebook CHAMATH PALIHAPITIYA (foto) ha detto: "So di avere contribuito fortemente alla disgregazione sociale. So di aver contribuito facendo a pezzi la nostra società, è solo misinformazione" che è peggio della disinformazione, ossia un’informazione erronea (“fake” e quindi falsa), che di conseguenza porta ad una mistificazione della società (e della verità)". Oggi, Palihapitiya afferma di sentirsi colpevole per aver assecondato la nascita di un progetto del genere e per la sua crescita abnorme, aggiungendo poi che non si tratta solo di un problema americano e non di un solo social network, ma di un problema globale, molto più ampio e totalizzante, dove milioni di persone non sanno i rischi a cuoi vanno incontro. Palihapitiya è solo un altro ex manager che si ritira dallo staff di Facebook per motivi di coscienza. E questo mi fa anche sorridere.
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