martedì 18 aprile 2017

La Spagna in tenda


Indicazioni a cappella 



Onthe rambla




  di Matteo Tassinari 


Toro, Orto, Roto, Otro
AAIUTARMI NEL RICORDO di quel viaggio intenso e sovrano, libero e imperante, sommo per quanto superbo, furono le Olimpiadi a Seul del 1988. Un abisso d'anni addietro, anche se il mondo delle sensazioni mi sussurra che sembra ieri. La memoria? Un galleggiante che dondola in un brodo primordiale ma anche prebiotico, che è la stessa cosa, un ipotetico ambiente ancestrale in cui si pensa abbiano preso forma gli eventi chimico-fisici che avrebbero poi dato origine alla vita sulla terra. Cazzate, originali però. Banale? Si. In tre Fubbles decidemmo allora di partire in pieno stile "on the road" per la Spagna, meta finale Lisboa, Portogallo. L'intenzione inevasa di spostarci in Marocco come ultima tappa col botto, dalle parti di Lima in Marocco, ma non avevamo le dritte e non volevamo finire in un carcere magrebino, e i rifornitori di polpa di resinosa, si sa, sono ottimi informatori e metterti nelle mani delle guardie dell'ordine è un attimo, sono pagati per questo lavoro di spionaggio infingardo. Hendrix risultò il più ascoltato dai 3 mescaleros dispersi nel deserto spagnolo scortese e ruvido, piccolo, introverso e feroce. S’addiceva molto al Trio quel paesaggio lunare dove in cima campeggiavano Tori in legno, figure alte 14 metri e lunghi 17, con due coglioni grossi come due lampadari pendenti e gonfi. Sono tori, mica zanzare.
Gaudo Gaudì

SI, AI FLUBBES SI ADDICEVA MOLTO quel paesaggio lunare, selenitico, assurdo di notte, astrale, rocce che coprivano altre rocce e rumori fra le sterpaglie. Ci fermammo allo scoperto alle 2 di notte pirullando cigarillos. Ci palleggevamo le risate come fanno i piloti di Cape Canaveral quando una missione spaziale ottiene il risultato. E' il successo personale, che può durare un istante (infatti è durato pochissimo) ma è un attimo formidabile, una scossa "brividosa", che coinvolge le terminazioni nervose di tutto il corpo e genera scosse dai piedi ai capelli. Come quando hai 2 o 3 metastasi. Ma ad una certa età, bisogna stare attenti a tuffarsi nei ricordi e fantasticare, ci si potrebbe fare male cadendo di cuore. La letteratura dei ricordi può divenire una signora tiranna che col la più bella cornice del mondo maschera la sua perfidia. Esistono poche parole che non siano celate o velate per raccontare momenti di stupore superiore, ed è una gioia senza pecche scoprire un’anima pura che ti sta accanto. Una sorpresa che rintocca il cuore. "Come esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare un intera via crucis con una semplice stretta di mano o una visita ad un museo e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi e miliardi di parole d'amore" (Apaz).



PORTO

SANDEMAN


UNO SPETTACOLO DA LACRIMARE di gioia e stupore, mi riferisco all'irregolarità del deserto spagnolo, piccolo ma insidioso, buio da non veder nulla se non la notte, il suo mistero fantastico, magico e mistico. Molto meglio la notte che il giorno, questo è fuori discussione. I sentimenti si amplificano in automatico, diventano più profondi della loro realtà, perché la magia notturna, non ha rivali, che mistero ha il giorno? Per chi ne ha le potenzialità, perché c'è chi guarda la luna e non per chi vede solo il dito che la indica. I più! La pubblicità del Porto Sandeman, un vino potenziato oltre i 23 gradi per gole arse e soffocate di uomini con le palle grosse ed i pensieri tortuosi come gli spagnoli di Granada, loco ai piedi di Sierra Nevada e famosa per i grandiosi esempi di architettura medievale che risalgono al periodo della dominazione araba, di cui l’Alhambra è il più conosciuto, ma questo non c'interessava, l'ho saputo da qualche mese. Consideratelo un consiglio amichevole, non hanno alcune intenzioni le parole scomodate da me, ipocrita scrittore. Se non si è almeno in 3 (se uomini è meglio perché la forza fisica ha il suo valore in certe situazioni) è consigliabile non girarla di notte Granada per non andare incontro ad episodi dove potresti far ingresso in strane situazioni, troppo strane anche per i miei gusti. Un consiglio, non andateci coi vostri bimbi, mai di notte!

MADRID DI NOTTE
E' COME PARIGI DI GIORNO

GLI SPAGNOLI, in questo senso, hanno qualcosa di sadico. Come il deserto, piccolo, ma zeppo di porcheria compresi corpi sepolti uccisi e sepolti dalla criminalità ispanica e anche non. La notte poi è un trip vagabondante. Sparigliamo le carte false dal tavolo e parliamoci seriamente. Un acido notturno, dove si sente il vento e le stelle sembrano minacciose, si possono perdere per un po le coordinate, vacca boia. E' stato il momento migliore. Mai visto un panorama così appagante ed armonico per il mio cuore da sbarbo.


TRE SBARBI A ZONZO... 

2 parole, un mondo
MOMENTI CHE SPESSO RISPETTO ai fatti non rappresentano la verità che viene taciuta per comode indecenze, come le maggioranze silenziose capaci di fagocitare tutto ogni intima affetto personale. E' il silenzio dei molti uomini e donne che hanno vissuto sbrogliando con i soldi i propri vizi lerci e comodità abbiette, e adesso che stanno male, se ne accorgono, ma alla fine vogliono sempre comandare e urlano: "Voglio un avvocato". Ma che cazzo urli scemo, dovevi pensarci prima di andare con una prostituta imbrattata di Aids e senza preservativo, perché la carne va sentita, dicevi. Bisogna stare attenti a tuffarsi nei ricordi, spesso ci si fa male cadendo di cuore. Non ricordo chi, ma l'anonimo illustre (il mio inconscio) disse sibillando: "Il mio nome è memoria. Sono la vostra più preziosa amica. Sono la buca in cui non ricadere e la strada sbagliata da non imboccare la seconda volta. Posso essere la vostra più temibile nemica. Perché sono l'occhio che fotografa la vostra vergogna nel buio di una stanza quando la solitudine è l'unica ad rimanere con te". Cambiamo pagina, è meglio e torniamo alla pireneica Spagna ed alle sue catene montuose che separano la penisola dal resto dell'Europa, estendendosi per più di 430 km tra Spagna e Francia e raggiungendo oltre 3400 m di altezza. Una piramide berlinese riuscita bene. 

Il deserto di Tabernas è lunare,

ad Almería in Andalusia.

Tori con coglioni come prosciutti. Nella foto si nota.
PARTIMMO A FERRAGOSTO. Caldo. Sudore. Polvere. Afa. Vita da tenda e macchina scarburata, per giunta Talbot a gas, ma il gas in Spagna, all'epoca, non c'era, anche se, la purina, non ci ha mai fregato, a parte una volta che non ce la faceva davvero più. Al suo funerale, (leggi rottamazione) c'eravamo tutti e tre, Andrea, Luca e io, a salutare un'amica che silenziosamente ci ha voluto molto bene. Quasi come ti morisse un cagnolino che accudivi da 15 anni. Ci ha portato dovunque le nostre chiappe volessero andare con la Stratocuster di Hendrix a manetta nell'Audiovox che parava un riscalda toast. Era come se aumentasse la presenza in ogni situazione, non ce ne rendevamo conto, ma era proprio così, ma lo capimmo dopo. Come sempre, prima non c'arrivi mai. Tutti i vetri della Talbot Horizont aperti con le gambe fuori dal finestrino, men che il pilota perché i piedi gli servivano e se fosse stato possibile, avremmo aperto anche tutti e quattro gli sportelli della vettura, peccato non fosse decapottabile, pensai ma non lo dissi, troppo banale. Mi sarei messo anche in slip da mare. Ci voleva una vettura con solo motore e nessuna carrozzeria, in modo che tutto il vento c'arrivasse addosso come mother nature ci soffiava sugli occhi. Tutti e tre sui 30 anni circa. Tre bombe che se non esplodevano, sarebbero implose. Andare a caccia di ricordi non è un bell’affare, ci sono quelli belli che non puoi catturare e quelli brutti che non puoi dimenticare. Bisogna stare attenti a tuffarsi nei ricordi, spesso, ci si fa male cadendo di cuore.

L'uomo moderno sazio di discorsi si mostra 

stanco di ascoltare e, peggio ancora, 

immunizzato contro la parola. Sfasciante.


DIMMI TUTTO, TI ASCOLTO
MISS MADELEINE

 Miss Madeleine

CERTI GATTI e certi uomini, allons
Miss Madeleine, svaniti nella nebbia,
per poi far ritorno sotto certe carenze
alle sue carezze. Foulards, il suo profumo.
Sto bene qui. Tutto il meglio è già qui.
Inutile cercare ancora. Sono arrivato.



L'AIDS NON
ESISTEVA ANCORA


QUEL POETA FRANCESE, Valentin Louis Georges Eugène Marcel Proust, scriveva, con tutti quei nomi: "I tre quarti delle malattie delle persone intelligenti, provengono dalla loro intelligenza". Grazie alle tre caravelle, ma quando lui scrisse questa scemenza, l'Aids non esisteva ancora. Proust vuoi un pò di Viramune? Epivir? Viread? Ora abbiamo anche gli anti virali, caro Proust: assaggi? Il mio "Opusculum" (opera minore) è nato per ragioni terapeutiche, ed euforia gentile. Strumenti per capire che la malattia, quella dalla quale non si guarisce, si peggiora solo, è una vecchia signora che adora essere trattata con riguardo e cura, come una croce da portare fino alla fine dell'ultimo istante, quando cessa il respiro. Non piangere per me, amico, proprio una morte così ingiusta e pesante mi rende superiore alle carneficine del mondo. Non nascondo il rammarico nel dover gettare la spugna, il mio corpo non riesce più a stare al passo coi tempi redazionali che i giornali impongono. Ma lasciamo stare quei momenti, potrei cadere di cuore. In queste gare di burlesque triste, ogni uomo ha scelto forme varie d'ingessatura esistenziale per arrivare in salute al gran finale: "E ora si va", sicuro e certo come lo è stato in tutta la vita e per questo penserà che troverà una scappatoia. Ahilui, le cose non stanno così dalle parti della morte e per fortuna. Sai che palle vivere 400 anni. La fiducia nella bontà altrui, è la testimonianza della propria bontà. Ma quando ti sbattono la porta in faccia dopo 10 anni d'intenso impegno, rimani deluso per quel senso d'amarezza che il tradimento porta e riporta con sè. Gente che riesce a farsi scivolare ogni cosa. Ma cazzo ti costava alzare il ricevitore e comporre una chiamata che ora non serve più. L'orgoglio?
Psiche disturbate
sotto lagrime giade
MI SAREI ACCONTENTATO di poco, penso che mi sarebbe bastato un quasi niente, quando gioia e dolore hanno il confine così incerto le esigenze si riducono sbrigativamente e diventano poche e indispensabili. Ma si sa, "le comari di un paesino non brillano certo d'iniziativa, le contro misure fino quel punto, si limitavano all'invettiva", quindi cosa aspettarci da un angusto e sifatto teatrino con sfumature e intenti satirici e parodistici ispirato ad un testo drammatico o da un tipico modo di recitare i drammi? Ma arriva per tutti il SOAVE momento, dove la verità sarà lo SPECCHIO per tutti. Lì, e non là, sta la coscienza che non avrà più scappatoie per nessuno con mia grande gioia. Tutti piegati sulla schiena alla stessa misura. E' il momento che bramo. Non per sete di vendetta, non sono per nulla vendicativo, anche se fa ridere dirlo di se stessi. Chiedetelo ai miei occhi amici? Ma poi, in fondo, che ci crediate o no, non me ne frega una cippa. Tornando al Soave momento, ovviamente, mi riferisco alla Verità e alla Giustizia: ne sono assetato di entrambi, come chi vede i miraggi nel deserto.

Sergio Leone girava i suoi film Western,
nel deserto spagnolo
C'era una volta il West,
Per un pugno di dollari,
Per qualche dollaro in più.
promosso? 
ARRIVO' CHE C'ERAVAMO appena fatti una poderosa canna di Gangja. So che Andrea aveva telefonata alla sua famiglia per dirgli che stava andando tutto bene. Sua madre, poveretta, gli disse subito che era morta una nostra carissima amica, di Aids. La cosa ci paralizzò. Sapevamo, certo, che stava sulla Croce da anni, ma non sapevamo della gravità assoluta. L'ultima volta che vidi Anna, fu in ospedale a Rimini. Alloggiavo in un appartamento di 70 metri quadri da solo. Era piena di ecchimosi sulla pelle e pruriti da tutte le parti. Si pianse. Andrea, con gli occhi acetati, colui che aveva ricevuto la notizia dalla madre, urlò, non so in quale lingua: "PERCHE' ANNA?". Sovente allor, che su gli estivi ardori Giacean le pecorelle all'ombra assise.

Farsi piovere
addosso

ERA COME RITORNARE  coi piedi per terra di colpo! Senza preavviso e imprecisato appuntamento, tutto troppo veloce, massacrante. Mi sono insopportabili coloro che dicono: "lo spettacolo deve continuare". Più noto in inglese: "The Show Must Go On". Col cazzo. Primo: la vita non è uno spettacolo anche se Debord aveva ragione su tutto il fronte. Secondo: ammesso e non concesso che lo sia, bisogna avere il cervello bello fuso a partorire idee del genere. Meglio sarebbe darsi una martellate sulle dita dei piedi, non delle mani. No! Ci sono e non pochi, momenti, in cui lo "spettacolo" deve fermarsi, bloccarsi se necessario. Questo, di Anna, era un momento che bloccava 'sto cazzo di "spettacolo". In quel frangente avremmo dovuto pregare, ma non lo facemmo, anche perché c'era chi non credeva in Cristo e io non ero a quel livello di fede in Lui, ancora. Il fatto è che più avanti vai col tuo cammino spirituale, più attualizzi la consapevolezza globale, complicandoti la vita, ma pure arricchendola ed io scelgo certamente la seconda ipotesi. E' un miglioramento nel rapporto con Cristo, ma in coscienza ti senti ancora piccolo, quasi indegno dell'amore di Gesù e lo siamo. Ma Cristo ama tutti. Se hai capito qualcosa, non puoi più tirarti più indietro, almeno dopo 54 anni, di cui 34 in Aids e tante altre susseguenti patologie derivanti dall'Hiv. Nel 1983 smisi di pastrocchiare siringhe, eroina e cocaina, epperò non è bastato. Terminò il mio bad trip venoso, nel mondo del coniglio che si mangia la testa da solo, staccandosela con morso netto, ma si apriva una ancora più misteriosa 35 anni di Aids! Capisco benissimo chi sceglie il silenzio, tenersi per se tutta la sofferenza che vivono, è una scelta dignitosa. Ma io sono rimasto Matteo, non sono diventato Matteo con l'Aids. I primi 20 anni sono andati benino, non ero ancora grave come adesso, davo più importanza ad altre cose, non lo so. So che per un paio di giorni Anna era con noi, anche se non ne parlavamo. Un quid che per sua natura non riuscivamo a captare, bloccare, renderci migliori in tutta la sua oceanica tenerezza. Anna è il dolore del mondo, pensai molto umanamente, forse anche troppo.
 Ogginonsonostatobene
SENTIVAMO che non si poteva far baccano con l'adolescenza pura. Ad Anna ed a tutte le "Anne" dedico questo post, non per romanticismo, ma perché le loro anime siano tutte in Cielo! Sembro un bambino, e infatti lo sono, ma molto cresciuto spiritualmente. E' un effetto collaterale della malattia prolungatissima. Di Aids non è possibile vivere così tanto tempo, ma c'avete mai pensato all'agonia, ai sopprusi? Sono 20 anni che non ho passato un giorno potendo dire: "Oggi sono stato bene". Non rimane che farsi carico del dolore altrui, non perché si è più buoni, per favore, ma perché altro non rimane da fare. 

Rambla,
Barcellona


I veri viaggiatori, non sono persone ricche, ma curiose, non sono alla ricerca di comodità, ma di novità, sorprese, stupori e meraviglie sudamericane

(Paolo Crepet)

On the road of Barcellona, with the notes of Jimmy hendrix
ORA POSSO RICORDARE tutto, tanto, troppo! Non ho più limiti e solo Mork che arriva da Ork (il Serial televisivo che portò alla conoscenza del mondo l'eccezionale attore Robin Williams) potrebe vietarmeli. I momenti in cui ero in forze e con la Volvo Berlina verde bottiglia, andavo per le strade della Romagna facendo balzi da canguro in una notte da Bologna a Milano Marittima, da Riccione a Forlì, da Ravenna a Ferrara. Sotto il sedile, scorte di Ceres pronte all'uso e bottiglie mini di Negroni per tenere su il morale nei momenti pià tosti. Avevo la Romagna in pugno. La sentivo mia e di pochi altri, forse 3 o 4. Non di più. Con un entusiasmo che sfavillava da tutti i pori, ci sprecammo in ribalderie corsare senza sapere che quel tempo sarebbe terminato. Ma l'idea non ci sfiorava neppure. Non era solo divertimento. Cercavamo, nello stare bene, un senso di automedicazione che l'assemblaggio sociale non riusciva a darci. A pensarci ora, eravamo molto belli.
Rambla Cica 
GLI DEI CI AIUTARONO. Ritrovammo la discoteca Up-Down, prima persa. Un buco pieno di spagnoli e spagnole, ubriachi fradici che ballavano, sembrava d'essere a Napoli quando sparano i mortaretti. Lasciai la cica, ma la ritrovai verso le 2,30. Uscimmo ancora, ma rimanemmo lì vicino alla discoteca per non perderci di nuovo. Quando si è giovani si ha una voglia di fare sesso che spaventa. Quasi tutto porta lì. Quanta potenza c'è nel far sesso up-down. E quanta tenerezza nel farlo per scambiarsi attimi leggeri con totale trasporto, anzi, con la volontà precisa di offrirsi. E' un grande atto d'amore fare l'amore. Ritornammo al locale, Up-Down con molta tequila in corpo e la mente confusa e alquanto stanco. Anche lei.


"Scrivere è libertà"

MI VIENE IN MENTE quando in tre partimmo per la Spagna. 30 giorni, passati senza rimorso e tanto "Vinho" verde in corpo al suono della Fender di Jimmy Hendrix in mezzo al deserto centrale d'Espana. Quanta figa! Che gnocche! Una notte mi persi a Barcellona con una bella chilinguita che non aveva più di 20anni e, sfiga, non conosceva la città ma addosso aveva una gran voglia di sesso. Ma figurati se quello era un problema. Ci demmo dentro, 'na bota me e 'na e capan (tradotto dal dialetto romagnolo: "una botta io e una botta il capanno") fino a quando i due corpi ed il capanno divennero un'unica cosa. Quanto è bella Barcellona di notte ragazz@! Quanto è bella la Cica di cui non ricordo il nome. Peccato che la sua bocca aveva un retrogusto d'aglio e non sopporto quell'odore. Dimenticai all'istante quelle alitate da camionista, per darci dentro come due ventose in centro a Barcellona alle 3 a lato dell'ennesimo chiosco di cocomero e sangria. Zeppa di prostitute, la notte di Barcellona. Ero alticcio di vinho verde, dopo aver scolato una bottiglia intera di Celado Fustajo, un vinho scuro come il petrolio, ma dolce come il zibibbo e tosto come il rum. Un colpo ad ogni sorso. La cartina non la capivo tanto, e le facoltà mentali non davano gran supporto. Chi parlava in spagnolo, di solito fra i tre, era Andrea. Io non riuscivo a farmi capire da sobrio, figuriamoci in quelle condizioni, un incubo. Abbiamo appannato i vetri della macchina in pieno centro città con alitate che sapevano di tempesta ormonale in uno spazio troppo ristretto, un abitacolo di una Horizont Talbot bianca (uno schifo, ma funzionante), con la sana violenza di chi è ancora nel giusto e gli è concessa la mattanza e il perdono. Un'oleata alle pompe idrauliche era proprio quello che ci volevo, anche per riprendermi un pò dal torpore.  Dopo, al ritorno, abbiamo girato per Barcellona, parlandoci senza capire niente di quello che ci dicevamo, Questa è Barcellona di notte. Io e la Cica ci siamo persi qua. Che bellezza.





























Idioti di lungo corso,
ma molto lungo

LA SERA DORMIMMO in un campeggio per poi il giorno dopo, meta Portogallo. Ancora non mi sentivo in colpa per il fatto che a 28 anni non sapessi cosa fare della mia vita e io non mi ponevo domande serie. Infatti non mi sono mai sposato, purtroppo, anche per motivi più forti di me. Non voglio congratularmi troppo con me stesso, come non desidero rimproverarmi, vorrei un sano equilibrio mentale nel giudicare quei momenti rapportati ad oggi. Che poi non sono tanto distanti, una 30ina d'anni, poco meno, ma a me sembra un'eternità. Ora posso ricordare tutto questo, ma non lo faccio, mi verrebbe a meno il respiro. Ad Alicante ci prendemmo una paura fottuta. Ci trovammo nel mezzo di un rito popolare che sembrava più un manicomio con sceneggiature di Terry Gilliams e regia di Spike Jonze. Una città sbronza, fino a berne il mito di se stessa. Avete presente Pamplona, la città dove liberano i tori per le strade e la gente si diverte a farsi sfracellare dagli zoccoli dei cornuti? Ecco, non centra nulla, ma è per darvi lo spessore dell'esaltazione di quel rito al punto che preferimmo andarcene. Coi morti ci parleremo anche quando noi lo saremo. Farlo prima è da idioti di lungo corso, ma lungo lungo.

Isolamenti
all'alba

RISPETTARE LA PERSONA menomata dalle nebbie commoventi dell’Alzheimer e le anse deliranti del morbo di Parkinson, una croce nel letto o alla carrozzella, smarriti negli appannamenti delle condizioni umane, è l'opzione da seguire o nelle traduzioni imperterrite che non conoscono tregua di pazzi rinchiusi in manicomio di Rodez. Niente è più terribile che trovarsi faccia a faccia con gli oggetti di un morto caro. Di per sé le cose sono quasi sempre amorfe. Assumono significati solo in funzione della vita di chi ne fa uso.

Eppur ci tocca
La morte sottrae all'essere il suo corpo, quasi facendo a se stessa una viltà. In vita, uomo e corpo sono sinonimi. In morte, c’è un uomo e c’è il suo corpo. L’essere umano, per quanto indegno, richiede rispetto nonostante la sua desolazione fisica, psicologica, spirituale e morale. Anzi, proprio in essa va riaffermata la perdurante dignità umana, affinché siano rispettate le idee tutte. Come fece il Nazareno, in special misura a favore di chi non aveva ne posto ne voce nei conclavi di potere vario, a cominciare dai feudi religiosi dove le scritture manichee macinavano stritolando, a loro piacimento e compiacimento, i derelitti, i lebbrosi, i pastori, le prostitute, gli storpi. Abbiamo tutti una vita interiore. Tutti, contemporaneamente, sentiamo di far parte del mondo, e allo stesso tempo di esserne esiliati. Pensate al trambusto che provocano queste dinamiche nascoste, ma pulsanti sotto pelle da non passare inosservate. Per poi consumarsi nello svolgersi delle nostre esistenze, avendo bisogno delle parole per esprimere ciò che abbiamo dentro, quello che muove il mondo, per impazzire di meno del dovuto e richiesto. La memoria è come un luogo, un cranio, un teschio che racchiude la stanza dove risiede un corpo. “Un uomo seduto da solo nella sua stanza non sapeva cosa fare”, scriveva Calvino in "Solitudini". Comprendo che è impossibile entrare nella solitudine altrui.


In quella stanza,

c'è Anna che prega



































Altri

soli

HO CERCATO SPESSO altre solitudini, anche perché se giri di notte in una città come Rimini e Riccione, anche se non vuoi, s'innesca forzatamente uno scambio di emarginazione notturna o isolamenti all'alba non canonici. Viale Ceccarini, alle 3 di notte in dicembre, è uno spettacolo ancestrale, guai perderselo, anche chi abita a Pavia dovrebbe venire a quell'ora e quel giorno per stare meglio con se stessi. Quasi tutti travestiti sud americani, molti dei quali ho conosciuto, stupendi. Ho bevuto, ho fumato, ho giocato, ho tirato con loro. Ti avverte come una pianta  che ti cresce dentro e tu la sottovaluti finché puoi, perché ancora carburi. L'importante era non avere fretta, come basta guardare qualcuno in faccia un po più del solito, per avere la sensazione alla fine di guardarti in uno specchio. Nulla è reale tranne il caso. Come tutti tendono alla morte, come la freccia al bersaglio, e mai falliamo la mira. Vorrei che gli uomini e le donne che studiano la vita in tutti i suoi molteplici aspetti avessero una nozione di cosa significhi misurarsi ogni minuto col limite umano che l'esistenza impone. A presto Anna.

giovedì 13 aprile 2017

Robin Williams: tripudio e mestizia



L'elasticità del Flubbers

NON E' UNA FRASE FATTA, uno script di contingenza, ma Williams è l’attore dalle 1000 sembianze, un Flubber dei più elastici dell'epopea del grande schermo, privo di ogni dubbio è stato il più agile del suo tempo, provvisto genialmente di una comicità spontanea mai futile e stanca. La sua carriera l'ha portato ad interpretare e spaziare da performance strabilianti per la leggerezza e la comicità alternata a momenti di grande e straziante drammaticità. E chi non l'ha capito non capisce niente di cinema. Robin era un'inventiva piena e ricca di varianti, oltre che una persona per bene.  
Vivere è dura

Non vivere è spaventoso

 di Matteo Tassinari 

ROBIN WILLIAMS SEMBRAVA un tenerone, un alieno un po’ sciroccato, proveniente dal pianeta Ork, oppure gonne e bigodini Mrs. Doubtfire, un "mammo" per sempre. O disc jokey in una squallida radio-caserma in "Good morining Vietnam", a cui viene affidata la conduzione di una radio affinché tiri su il morale dei giovanissimi soldati in Vietnam, ruolo che gli regalò moltissima popolarità ma anche non pochi detrattori tra i suoi superiori. Come nelle vesti di un pagliaccio col nasone rosso a patata che andava a far ridere i bambini in fin di vita reclusi in reparti di leucemia o il marginale che vede tutto al di la dei sogni. Un posto non di questa terra. Anche se le radici pur essendo importanti nella vita di un uomo, ma noi uomini abbiamo le gambe, non le radici e le gambe sono fatte per andare sempre altrove.
Non sono maschilista, però
mi sorprende che le donne non facciano le uova

Goooood
morning,

attimo 


fuggente


A proposito di quel film, "Patch Adams", l'uomo a cui Williams s'è ispirato per poter recitare il personaggio, le cose non andarono nel migliore dei modi. Disse, il vero Patch Adams: "Williams, per fare me e anche in modo contestabile, ha guadagnato 21 milioni di dollari. Se fosse stato un po' più simile al vero me, quei soldi li avrebbe potuti donare all'ospedale che tentiamo di costruire da 40 anni. Da lui non sono arrivati neanche 10 dollari". Parole di fuoco dette in diretta alla conferenza stampa della presentazione del film dallo stesso Patch Adams, la persona che nella sua vita privata e nel silenzio, ha girato tanti ospedali per cercare di portare il buon umore a bambini in fin di vita per leucemie e tumori. No non era un santo, era un peccatore come tutti noi. L'attore Kevin Spacey, molto leato a Williams dopo la sua morte disse: "Robin ha fatto ridere e pensare il mondo. Lo ricorderò e lo onorerò per questo. Un grande uomo, artista e amico. Mi mancherà oltre misura".

Ma è con l'indimenticabile serie televisiva "Mork e Mindy" che mostrò al mondo le sue virtù recitative. Il suo Mork, alieno dalle sembianze umane del pianeta Ork, è in missione sulla terra per studiare il comportamento umano e riportarlo al leader del suo pianeta, il fantomatico Orson. Le gag tra i terrestri e Mork si sprecano. C'è sempre una morale di fondo non fastidiosa e Williams inventa, crea, briga, realizza, ispira, inventa, induce una serie di movimenti e frasi che rimarranno nella storia della TV e del cinema. Come nel film La leggenda del Re pescatore del torbido Terry Gilliams, dove si vede un clima (post-post-post tutto) e non mi dilungo nel dire ciò che penso, sarebbe troppo visionario che se lo dicessi sembrerebbe troppo allucinato la dinamica. Il sottoscritto non si perse neppure una puntata, all'età di 13 anni era la mia fantasia che spingeva fortissimo. Poco dopo, tra un perone (non intendo l'osso della gamba) e l'altro, durante l’obliquo periodo, mi sparavo per intero le puntate di Ork e Myndy, come le pere in vena di Brown sugar al limone per scigliere il caccolo d'oppio. Un signore della risata, un'ilarità tipicamente a stelle e strisce. C'erano i Mondiali di calcio in Argentina, quindi correva l'anno 1978, "Mork e Mindy" andava in onda tutte le sere alle 19,30. Posso sbagliare nel conteggio degli anni, non ricordo con esattezza cosa è successo e quando è successo è tutto così affastellato nella mente. So per certo che divenne una serie televisiva dal successo mondiale. Fu trasmesso in 28 Paesi, dall'Europa all'India. Robin era molto felice per questo, gli dava sostegno, togliendogli quel sub strato depressivo che in qualche modo l'ha sempre tormentato.     

L’uso sfrenato di cocaina è il modo di Dio 

per dirti che in modo lercio stai facendo 

troppi soldi

L'uomo deve lavorare parecchio per non essere malvagio


Williams era già bravissimo di suo. Convince maggiormente quando si tratta di coniugare ironia e sentimenti, ideando un alieno sopra o sotto le righe ideato dallo sceneggiatore Mark Cameron. Indimenticabile il suo saluto: "Nano-nano", come gli immancabili rapporti al Comandante Orson, il suo padrone, di cui si sentiva solo la voce ma non lo si vedeva. Pam Dawber è una precisa e dolcissima Mindy, la donna che lo capisce, seppur proveniente da Ork, cogliendo in questo strano individuo un'innocenza basica propria dei bambini, di chi è "santo" per il solo fatto di vivere, poiché quali sogni possano giungerci in quel sonno di morte, una volta che ci siamo spogliati del nostro mortale affanno, è argomento che merita considerazione, molto più della nostra scialba esistenza. A pochissimi spiriti è dato scoprire che le cose e gli esseri esistono. Lui, era fra questi, pur avendo fatto una sfilza di errori nutrita. Si dice che una persona buona, quando sbaglia, fa più rumore rispetto ad una persona che sbaglia ma mena una vita disdicevole, è vera. Altrimenti come mi spieghi che la partenza al GP l'audience televisiva è altissima e alla fine s'è dimezzata? Perché è all'inizio che avvengono maggiormente gli incidenti e si spera, inconsciamente, con morto. E' brutto dirlo, ma è così! L'uomo deve lavorare parecchio per non essere malvagio.


“Bere caffè decaffeinato è come masturbarsi con un guanto da forno!”

UN ATTORE CHE SEMPRE interpretato ruoli brillanti, illuminati d'elettricità propria, grazia adolescenziale disarmante. L'inclinazione, la leggerezza, la sensibilità sono simili ad un rasoio a doppia lama, grandezze che consentono di toccare le ali degli angeli, come ti sbattono, non necessariamente all'improvviso, la violenza d'urto che certe cose nella propria vita ti portano nel campo della sottile linea rossa. Da una parte della lama, quella dolce, leggera, docile che ti permette di vivere senza sbalzi e felicità. Poi c’è l'altra parte, quella tagliente, agra, inclemente come i taglia gola che brandiscono coltelli e sgozzano gole sprizzanti sangue caldo ed innocente.
WILLIAMS è stato forse  l'attore più poliedrico, flessibile, complesso, polimorfo degli ultimi 20 anni di Hollywood. Un flubber in grado di alterare, sovvertire, mutare la sua voce nella stessa scena. Uomo o donna non importava, i ruoli-gender non ne parliamo, c'andava a nozze. La sua capacità camaleontica, è quel quid misterioso che appartiene solo ai Titani del Cinema lo rendevano così estremo nella sua grande normalità. Viveva gli estremi con le stesse intensità, le stesse vibrazioni e lo stesso adattamento. La poliedricità gli camminava sempre a fianco. In una della scene più significative del film Hunter conosce il malato terminale della stanza 305, famoso e temuto dallo staff per i suoi scatti d’ira. Patch riesce a capire che l’uomo ha solo paura di morire, per cui si intrufola nella sua stanza vestito da angelo enunciando tutti i sinonimi della morte. Alla battuta Se ti sotterrano a culo all’aria so dove parcheggiare la bici”, finalmente riesce a strappare una risata al paziente e portarlo in giro per la corsia sotto gli sguardi stupidi degli infermieri.


Come Scorsese e Kubrick


A QUANTO PARE anche Robin Williams era sul libro nero, come Martin Scorsese e Stanley Kubrick e tanti altri, delle Major hollywoodiane. Come può essere che dopo tutti i personaggi portati in scena da Williams, da Mork l'alieno fino all'ultimo film di Robin Williams: "Trovo strana quest'abitudine della stampa americana, che è anche degli Studios, di classificare gli attori per categorie a seconda del loro valore commerciale. Mi fa venire in mente il mercato degli schiavi: 'Quanto vale questo schiavo? Lavatelo e portatelo nella mia tenda!'". Ma, come tutti, aveva compiuti passi falsi, come tutti noi commettiamo, anche se questo quando lo seppi, mi suonò fortemente fuori luogo.

Era disperato,
tra alcol e vortici di percezione
ma non lo dava a vedere

La bellezza vede anche senza occhiali


PACHT ADAMS dove interpreta un dottore che allevia il dolore con sorrisi, buon umore, barzellette, fino a diventare una bella moda praticata negli ospedali. Ma come abbiamo già scritto, il vero dottore che Williams portò sugli schermi, affermò con una certa incomprensione. Nulla, Robin, non deve nulla a nessuno, certo che se avesse ragione il dottore da cui è partito il personaggio cinematografico, questa è una nota stonata.


Un Groucho Marx anarchico

IL VERO dottore Patch Adams è un vulcano in piena. Un Groucho Marx anarchico. Crede nella commedia come strumento da usare per raggiungere il benessere sociale. È una combinazione tra un clown e un medico. È capace di far sorridere la persona più disperata di questa terra per un pomeriggio intero. Adesso è andato in Afghanistan. Se non lo ammazzano, farà certamente un lavoro straordinario scrisse.


Captain! 
Oh, my captain!!!

"Avevo notato che c'era qualcosa nell'aria perché durante le riprese dell'ultima scena, quella in cui i ragazzi salgono sui banchi per salutare il professore, uno dei camionisti della troupe, uno pieno di tatuaggi, persino sulle palpebre, si era messo a piangere come un vitello. L'attimo fuggente è un film che ha insegnato molto. La passione, la creatività, l'entusiasmo, le speranze, le illusioni, di tutte quelle cose alle quali la gente aspira ma che raramente riesce a realizzare".                                    

LA RISPOSTA è sempre, è tutta in una parola sottovalutata, evitata, allontanata, ignorata: depressione. Quella dimensione dissociata che nel mondo lascia una persona al suicidio ogni 40 secondi. Se succede ad un ragazzo - come lo studente di Williams nell'Attimo fuggente - possono pesare la famiglia, i genitori. Ma se si toglie la vita un adulto, come ha fatto l’attore, non riesci a trovare la risposta che senti essere quella giusta al gesto estremo. Relativamente poco contano gli insuccessi, i costosi divorzi, i guai di salute, tutto è secondario se addirittura non esiste proprio. L'industria del dolore è la stessa macchina della gloria, dei soldi, del successo. Non ha due facce, ne ha una soltanto e una faccia con la morte sopra. Non sono i derelitti pensieri di un vecchio paranoico, a se stiamo a fare due calcoli, ci rendiamo conto che più della metà degli artisti, sono svalvolati proprio a causa della loro marcia in più.


Al di là dei sogni


Per un periodo, è stato dipendente dalla cocaina associato all’alcol (micidiale duplex), ma ha superato entrambe le dipendenze prima della nascita del figlio, restando sobrio per vent’anni. Nel 2000, in Alaska, sul set di Insomnia, ricominciò a bere. “Ero in una piccola città ai confini del mondo, da cui si potevano vedere lastroni di ghiaccio e monti bianchissimi e ho pensato: ‘Devo bere’. Mi sentivo solo e impaurito, era uno di quei momenti in cui lavori troppo e dici a te stesso: “Lascia andare, un bicchierino mi farà bene”. È invece fu la cosa peggiore del mondo. Gli è  bastato bere per una settimana per capire di essere nuovamente nei guai: “Durante i primi giorni, mentì a me stesso e mi convinsi di poter smettere quando avrei voluto e che in fondo un goccio non fa male. Sei nuovamente fregato”. Il tuo corpo contrattacca e ti dice: “No, non adesso, sto meglio, lo farò più in là. Alla fine mi ci sono voluti circa tre anni per riuscirci davvero”. E non sono bastati.
L'energia speciale contagiosa di Robin 


Il momento del Mistero


Poi parliamoci chiaro, scrivere di chi sceglie l'atto d'''estrema ratio', non è come scrivere della propria squadra di calcio. E' sempre un dire delle cose pescate nel buio del mistero umano, perché non sappiamo nulla, solo Dio e forse il suicida, ma neanche lui penso, sanno cosa sia successo, avvertendo un sentimento faticoso nello scrivere sul tappeto magnifico dei versi qualcosa che lo ricordi. Non sopporterei mai fare di Robin Williams un santino. Captain, oh my Captain, lei è stato per davvero un gran Capitano, chissà quante volte ha colto l'attimo della sua vita e quante no. Ora riposa, tutto è a posto, il degrado di un uomo lacerato nell'anima è cessato nelle mani di Dio. Ora è il momento del Mistero, che evito di scrivere. Ora tutto prende luce, nel silenzio e nella meditazione. Al termine della nostra vita cominciamo a preoccuparci e pensare: "io che cosa farò? chissà dove sarò da qui a dieci anni?" Però io vi dico: "Ecco guardate me! Vi prego, non preoccupatevi tanto, perché a nessuno di noi è dato soggiornare tanto su questa terra. La vita ci sfugge via e se per caso sarete depressi, alzate lo sguardo al cielo d'estate con le stelle sparpagliate nella notte vellutata a blù scuro, quando una stella cadente sfreccerà nell'oscurità della notte col suo bagliore, esprimete un desiderio e pensate a me. Fate che la vostra vita sia spettacolare". Arriviamo tutti Robin, prima o poi. 20 o 30 anni in più non dicono niente, aspettaci. Siamo noi che fremiamo.