giovedì 25 gennaio 2018

Amico Fragile





DURANTE il rapimento mi aiutò la fede negli uomini, proprio

dove latitava la fede in Dio. Ho sempre detto che Dio

è un'invenzione dell'uomo, qualcosa di utilitaristico

una toppa sulla nostra fragilità. Tuttavia, col sequestro

qualcosa si è smosso. Non che abbia cambiato idea,

ma bestemmiare oggi come minimo m'imbarazza




FABER   




Luoghimenocomuni




              e più feroci             






Mi disgustarono


Questo mondo è diviso in vincitori e vinti.
Solo che i primi sono 3 ed i secondi 3 miliardi.

Come si può vivere ottimisti?




Probabilmente




la sua canzone più



IMPORTANTE


 di Matteo Tassinari 



I cosiddetti migliori” di noi
se avessero il coraggio di
sottovalutarsi almeno un po’
vivremmo in un mondo
infinitamente migliore

FABER E I
GIGLI DI P APA'

QUANDO SCHERZAVA ED era in area burlana diceva che lui era in realtà "Bocca di Rosa", dove il suo spirito libertario prorompeva ed emergeva come l'esplosione di un vulcano nelle note della magnifica tarantella del paesino di sant'Ilario. Quando era incazzato, invece e non so perché, se la prendeva con "Marinella", dicendo che era la più brutta canzone che avesse scritto, adducendo ad essa  il fatto che fosse un brano un pò furbetto, anche se è una storia drammaticamente accaduta. Ma quando gli argomenti s'imbrunivano, è il sole dava il posto alla luna, i tersi colori assumevano, nell'oscurità (difficile eh... eppure capita) un senso alle cose che non pensavi ma condividevi. Tutto accade nel proprio cervello e non so che chimica sia, certamente è quella chimica poetica, che per sola paura si faceva sentire per qualsiasi ragione... Bè, li s'intristiva, ed aleggiava sempre sullo spartito di "Amico fragile", come farebbe un aquila nel suo rifugio, un luogo del conforto, un'ultima Thule anche per lui, un luogo dove sai che ritornerai sempre, perché sarà il luogo della tua morte, del ritrovo con te stesso nella tua nullità completa e totale. Il posto che ti costringerà a lasciare tutti e tutto. Un posto santo.

De André col suo amico

e poeta Riccardo Mannerini
AVEVA UNA CONVINZIONE GRANITICA in quello che raccontava, come una spada medievale entra nella carne del nemico, allo stesso modo lui, pacificamente, infondeva una certezza nell'animo altrui che condividevi immediatamente. Certo, ero molto rapito (ma non glielo davo a vedere) e anche parlasse di Al Bano, l'avrei ascoltato con piacere. Ma l'imparavi subito a memoria quel che diceva. Le parole, anche quelle sceme, s'imprimevano nella mente. Spiazzante nel ragionamento, originale per le mie vedute che un borghese convenzionalista non sono proprio, o meglio, quelle che mi parevano visioni erano invece in realtà sognate piccine (donne piccoline). Gli credevi proprio, eri persuaso del suo discorso carsico.
IL FILOSOFO E SCRITTORE BENEDETTO CROCE principale ideologo del liberalismo novecentesco italiano ed esponente del neoidealismo, diceva che fino all'età dei diciotto anni tutti scrivono poesie. Dai diciotto anni in poi, rimangono a scriverle due categorie di persone: i poeti e i cretini. Quindi, precauzionalmente, preferirei considerarmi un cantautore



Un capo Indiano







A ME SEMBRAVA D'ESSERE entrato in un film. Avrei voluto che ci fossero state le telecamere del mondo che ci riprendessero: "Ci sono io con Fabrizio 'sto giro". Io e lui, a zonzo in centro a Riccione, sconciamente sbronzi. A pensarci adesso mi viene da sorridere e soffrire, una sofferenza per il fatto che non potrà più accadere e forse è stato anche un premio. Primo perché è successo, secondo perché non potrà succederà più. Aveva una convinzione granitica in quel che raccontava, come una spada medievale che apre la carne del nemico. Allo stesso modo Faber, pacificamente, infondeva una certezza nel proprio animo e condividevi tutto quel che diceva, mi ritrovavo interessato, molto rapito (ma non glielo davo a vedere però per non deluderlo). Quel che diceva lo capivi subito, quasi a memoria. Le parole, anche quelle sceme, s'imprimevano nella mente all’impronta. Gli credevi proprio, ero persuaso del suo discorso carsico e mi piaceva starlo ad ascoltare, a parlare, guardarlo in faccia, fumarci una sigaretta assieme, bere un doppio whisky. 
Lo avvertivi alla schiena quel vento...

LO AVVERTIVI QUEL VENTO, per la miseria se lo avvertivo. Quel little big man, uno come pochi, forse nessuno, sapeva perdonare anche quando aveva ragione, come sapeva aggredire spudoratamente se gli stavi sulle palle, allora qualcosa d'errato l'avevi fatto, qualcosa che non era da fare l'avevi compiuta. Un capo indiano, un autentico capo indiano, stesso carisma, stessa postura, stesso modo di pensare, identico modo di sbagliare, stessa indipendenza (autonomia). "Amico fragile", la più importante, a dirlo non sono io, ma De André stesso, in più d'una occasione, anche lui ne era innamorato e non gliel'ho mai chiesto il motivo, neanche ci vedessimo tutte le sere. Quella volta, e altre due molto circoscritte e ufficiali come cerimone, era una intervista di gruppo al cantautore in una sala stampa. E sì, che fu un episodio acerbo ancora sul nascere, quando vinse la strana entità che l'aggrediva impietosamente ogni volta che doveva salire sul palcoscenico, che gli offriva la vista di migliaia di persone che lo aspettavano con ferocia solidale.

  TACHICARDIE














FORSE, UN PO' DI TACHICARDIA, E' PURE NORMALE che t'arrivi in coppa, a pensarci. Erano i primi anni '80, e De André era un gran figo, proprio era pieno di donne, il classico donnaiolo, ogni sera una diversa e per di più lo si vedeva in televisione a cantare con Mina. La sua camicia bianca aperta sul petto privo di peli faceva gola a molte comari dei paesini che quando non arrivano con le parole si mettono in lobbies, e sono spietate come Iene.Un tripudio di notorietà e celebrità che il gagà Faber non si lasciava certo sfuggire, vanitoso com'era anche se non sopportava questo aspetto del suo carattere, e la faceva pesare sulla bilancia, fischia, lo faceva vibrare il fatto che lui aveva cantato con Mina, e che aveva avuto quella incoscienza lì, come sguazzare in uno stagno con il cigno più bianco. Un dandy libertario che divenne anche poeta decadentista rimanendo anarcoide e permissivo. Curioso e stellare, il percorso di Faber. Come si diceva all'epoca, era un buon "partito". Famiglia dell'alta borghesia genovese, bello, coi soldi, era perfetto Fabrizio. Ma a Fabrizio era proprio questa perfezione plastificata che gli stava stretta per questo cercava incessantemente un'altra vita, forse nei carrugi con Riccardo Mannerini poeta e grande scacchista, grande fumatore di pipa, e per lui, Faber, ha sempre nutrito per lui grande rispetto e stima di essere suo amico fragile, anche perché Mannerini, fatto da non dimenticare, era fortissimo a scacchi.
 Uno scorcio di Parco Portobello di Gallura, 
luogo dove avvenne il "misfatto"

ERA CONSIDERATO UN mito del momento nella Sardegna dei Vip e quella sera (forse avrebbe dovuto anche capire che era una sorte quasi obbligata) nel parco residenziale di Portobello di Gallura, c'era anche lui. Nell'aria si respirava più il fatto che ci fosse De André, più della festa stessa. Fabrizio era stato trasformato in una festa, lui era diventato la festa. "Volevano sentire suonare e cantare con Fabrizio De André", per portarsi via una canzone scippata in gruppo e che lo voleva mettere su una sedia facendolo cantare a tutti i costi come un Juke Box. Cosa che Fabrizio non sopportava, figuriamoci. Anzi, erano dinamiche, queste ingerenze, che detestava, odiava, non tollerava proprio, erano un limite alla sua immensa nostalgia di libertà.


h
Una tremebonda imponderabilità
Quei giorni perduti a rincorrere il vento

a chiederci un bacio e volerne altri cento
IN QUELLA SERATA CALDA, estiva, camicie di seta sbottonate e rigorosamente bianche stirate di pane o Lacoste casual verdi bottiglia a non finire. Quando Faber con la prima moglie Puny, andarono alla festa in una di quelle ville nel parco residenziale di Portobello di Gallura, zona frequentata da personaggi noti, si pensava al solito incontro fra gente coi soldi e occupata sempre in questioni poco chiare ma assai remunerative, a quanto pare. Medici, avvocati, politici, imprenditori, magistrati, gente non abituata a sentirsi dire di no.


Fabrizio che non vuole palesemente mettere i suoi piedi

sul cuscino e la faccia rivela che la cosa gli scoccia giustamente, 

guardate che volto basito e scocciato e pure Nanda Pivano
FABER VOLEVA PARTECIPARE tranquillamente alla festa, non si faceva certo problemi, un po di whisky e ogni argomento per discutere era buono, senza mettere i vestiti della star e avere addosso anche quella sera l'attenzione del gruppo. Anzi, gli sarebbe piaciuto parlare per sapere la loro opinione su quello che aveva detto Papa Paolo VI sugli esorcismi e altro, magari accompagnati da qualche drink. "Amico fragile" l'ha scritta in quella notte di tremebonda e imponderabile fatalità e alcol, lampi e fulmini nella mente di Faber e forse anche in cielo, sopra il garage estivo. Me lo immagino, quasi al buio e fuori quai totalmente coi sensi, nel concentrarsi sulla parte più ancestrale della lettera. Alla ricerca dello script che sappia con saggezza ed ironia, saper rispondere ai suoi fulmini che gli occupavano la mente con sfarzi di luce e fiondate di obnubilismo alcolico. Una situazione emotiva carica, trappolante di sensi di colpa, di desiderio, di vendetta, d'aggressione. No, Faber non lo poteva sopportare tutto questo. Per lui sono le cose più importanti che hanno a che fare con la libertà profonda ed il rispetto anche delle opinioni altrui. Era diventata una questione d'onore, se così posso scrivere. Non era più gioco. I pavoni alzavano le creste, da quello lo capiva. Scosso, spaventato in una notte che i "gigli di papà (come li definiva Faber) col Rolex d'oro e tutto il borsame di Louis Vuitton", volevano il cantante, non l'uomo, anzi anche l'uomo, a dopo il cantante. Avevano già programmato tutto 'sti fetentoni con l'oro al collo. La sua opinione sembrava marginale. Era già stato decisoFabrizio doveva cantare! Ci mancava che gli mettessero la chitarra a tracolla e le avevano provate tutte. Non c'era verso di fargli cambiare idea. Del resto, quella, era gentaglia non abituata a sentirsi rispondere no! Ebbene, grazie a De André, quella fu una di quelle volte che dovettero accettare la  malasorte. Perché Fabrizio non cantò, dicendo "NO".

Dall'ingenuità   possono

nascere piccoli miracoli

o anche grandi   stronzate


GLI RISPOSE CON UN NO ANARCHICO


FOLLE come l'azzardo, l'assurdità e il delirio contro borghesi in Mercedes in Sardegna, terra non loro: "ma dovunque andassero, sembravano loro i padroni!". Da qui il comprendere e condividere, da parte mia, il banditismo sardo, come risposta al consumismo di gente abituata alle feste e che arrivava con tanti nichelini e macchinoni. A aspettarli a casa, una villa con piscina e maggiordomo con campo da tennis. Non è giusto questo. Penso che il banditismo sardo, sia anche una naturale conseguenza delle diversità fra uomini e dell'aggressione". La situazione difficile e oscura, s'inghiottì Fabrizio fino a ridurlo ad essere molto più ubriaco di noi tra tuoni, intuizioni, saette, barlumi, chiarori, buio, ombre, guizzi, flash, ricordi obnubilati, frammenti di memoria liquidi, saette ed ebbrezza, rapimento e amore, slancio farneticasiasmo, composizione furiosa come un'improvvisa e violenta invasione d'estate mal sopportata.































Evaporato
in una nuvola rossa
in una delle molte
feritoie della notte
Prima piangi se vuoi essere corrisposto



DA QUEL MOMENTO le decisioni di Faber, in quel contesto ormai divenuto ostile ad ogni ricettore ancora attivo. In pratica, sono tutti tentativi abortiti ancor prima di nascere, quelli che ti danno il messaggio che tutto è sotto controllo, quando sei in alto mare, ne hai una fottuta necessità. Garantisco, se ce ne fosse la "bisognia", è così. Non sa dove andare Faber, restare, andare via, incazzarsi e far una scenata a voce alta o far finta di nulla. Ma non ci riuscì. Inizia a camminare da solo, in silenzio. La gente, lo nota, capirai. Dice un "Vi saluto belin" ad alta voce e si dirige verso casa con una bottiglia di whisky in mano fregata al baccanale. o happening involuto. Un party da dimenticare. E' una notte che De André piange per "essere corrisposto nelle serate estive", ma lo fa senza capirlo, perché è l’unico modo di dimostrare di voler bene al mondo ed essere accolto, ma il meccanismo è cosi labile, fragile che non s'avvera, come non s'avvera neppure per noi. Niente! Anche quella sera, De André, finì con la chitarra in mano, con suo grande disgusto per quella gente che lo voleva a tutti i costi dietro un microfono improvvisato su di un soppalco realizzato al momento un pò goffamente. Ma quello che+è più grave per Fabrizio, è che tutti se ne sono fottuti dei suoi stati d'animo, del suo umore, come voleva passare la serata. No, doveva cantare e come stesse lui, non gliene fregava nulla a nessuno.