domenica 12 febbraio 2017

I MIEI AMICI

MASTICANDO
IL MONDO
SENZA DENTI
di Matteo Tassinari
Mi sento aritmico, irregolare. Il non riuscire a trovare le parole giuste per narrare la mia condizione, vista soprattutto con gli occhi di Zygmunt Bauman e della “Società Liquida”, ennesimo mostro acquatico dalle 1000 leghe sotto i mari, è vicenda non prevista dalle nostre furibonde fantasie. Come il titolo di questo post, che da solo esprime il dramma dei poeti dell'ora di cena. E' faticoso continuare a ticchettare coi tasti in una condizione di suggestione inconsapevole o sconfitta serena. Non per mancanza di termini o lead (attacco, inizio, incomincio, giornalisticamente parlando). Ce ne sarebbero a milioni di soluzioni, partenze ottime, inizi coinvolgenti, affabulazioni chimeriche e miraggi illusori. No, non è questo il mio problema. L'unica è afferrare l'abbrivio superiore, una forza propulsiva per dare inizio al pezzo. E' un problema che si vive tutte le volte che s'inizia un testo, almeno per me ed in base alla mia esperienza di professione reporter, ferma a 3o anni. Ogni volta, è un turno al lotto che Minerva, la dea della letteratura dall'elmo crestato e lancia impugnata, ci offre anche per mettere alla prova i progressi eventuali di chi scrive. Sotto Minerva riposano i poeti, come i due grandi sotto in foto.

Due pilastri della letteratura latina e mondiale.
Alvaro Mutis e Gabriel Garcia Marquez.
Il primo, meglio del secondo. Alè!

E' la scelta, tra le tante, che fa di un'artista un'artista, ossia rimane sempre se stesso. Questi non sono discorsi che mi riguardano, quindi cosa ve li faccio fare? Per intortarvi un pò ed iniziare a scrivere quel che vorrei e avevo pensato. Piano piano. Easy. Per cui torno al mio dilemma "gaberiano", con serenità e, pensa te, serenità acquisita. Volevo dirvela questa mia difficoltà per inquadrare l'angolazione migliore per non passare da ridicolo moribondo che frustrato non gli rimane che scrivere le sue memorie cazzute. Non sopporto il fatto di questa mia difficoltà a narrarvi la Caporetto personale, perché tale non è, neanche nello scegliere lo scarabocchio migliore per fare di me un letterato senza dote, se non quella del semplice cronista d'autostrada o frontiera, che con le parole della letteratura chiede un rapporto privilegiato, una preghiera laica, perché ora mi servono quelle, non altre parole smunte. Come quelle dei Sammaritani di questo millennio.
La gloriosa tenacia del chiacchiericcio


UMA, i piedi più

lunghi di Hollywood
La decisione di oggi, risulterà la più corretta e precisa, dando alle parole il loro stesso significato preciso, ignorando il loro sputtanamento in contesti inappropriati che abbondano in Rete in bocca di squinzie dalla prugna secca e prive d’esperienze biologiche. Una muffa, in pratica. Prima ti adorano come un Honorè De Balzac, poi vedono che non sei Balzac, ma capiscono che non scherzi e lì che s'incazzano le comari invidiose, godendo nel farmi del male. Tutto accade a causa di una pulzella di New Orleans che con i bigodini ci fa il sugo per condire le orecchiette che si ritrova.
UNO LEGGE E DICE: "Eh esagerato". A chi lo pensasse gli dico semplicemente che è un imbecille. Non c'è bisogno, anzi, è meglio non parlar con gli idioti, prima che ti circuiscono per poi ingannarti col mestiere con lettera vidimata da avvocati,  ti denunciano per totale invidia e mettendomi sotto il lentone di Google per scrivere col fiatone del Moloch informatico. Una cosa orribile. Per questa loro privazione della vita vera, dove cozzano gli etimi, si sbriciolano le rettitudini, s'incrociano le sinapsi, si grattugiano le glosse, si polverizzano le allitterazioni e arretrano gli sconvolgimenti e tutto questo per la gloria del chiacchiericcio di certi thread, di certe tipe, di certi Social, di certi. Dove si può anche prendere il volo delle 15 e sbatterci contro le montagne Urali.

UN CONCORDE COL MUSO SPIOVENTE all'ingiù si sbriciolerà contro l'Himalaya, è stato previsto dal pirla Nostradamus. Oh Yeah, siamo al magazzino religioso, dove se non sei, diventerai, non preoccuparti, mister Tamburine man. La foto di Miss Uma Karuma Thurman è la garanzia che un tizio di Knoxville del Tennessee tra Memphis e Nashville, è nato nel 1963. Attenzione però, il Web trasforma le persone in squali. Segno che lo erano già. Perché, chi lo è già, il trauma che subirà, è architettonicamente cosmico e spudoratamente compiaciuto, roba da adolescenti di Rieti, 35enni. Pur essendo nella vita reale micetti docili ed impauriti come un “miao” bagnato solo in chiesa e che tutti prendono a calci. Un caos di codici di verifica indecifrabile, consorterie che hanno il codice delle lobby di una ventina di persone che da 3 anni si scrivono tre volte al giorno. La prima per sapere "come stai", la seconda "cosa hai mangiato", la terza è riservata alle "buone notte". Gli extra hanno leggere variazioni: "Bel post!!! Buon inizio settimana. Ciao Livio". "Cara Bulba...". E' anche noto, risaputo è appurato, che il Web, talvolta, sia qualificato nel creare nuovi "soggetti da tastiera", oltre a queste buone maniere scappate da chissà quale pertugio della solitudine umana. 
MEGLIO LINGUACCIA
O PIETRE ROTOLANTI
Da anni non c’è più un Internet agile, limpido, senza nulla togliere tutti gli aspetti che ha la Rete, per carità. Ma chi se n'è accorto? Continuiamo ad alienare le nostre spettanze, a folle corsa diretti verso un Web sbarrato. Tutto ciò ha collisioni sulla società, ma soprattutto urta la sensibilità dei singoli. Non si può accettare un Web impersonale. Negli anni ’90 era diverso. Allora si che si poteva parlare di libertà. Io sono sul Web, da quando è arrivato in Italia, nel 1993 circa. Ora, con tutte le pubblicità, Pop-up, Banner, fagocitati da click-through, interessati a forza dall’online marketing promotion, il Shock Wave Flash, tutti elementi che chiedono un comportamento più attento alle varie regolamentazioni. E' proprio vero che la sensibilità è identica ad un rasoio bilama. C’è la parte della lama, quella dolce, che ti fa sentire tutto con grazia ed un quantitativo spropositato di freschezza e c’è quella tagliente, che nasce dal supplizio.
L'EDITORE
ILLUSIONISTA
MA QUESTO NON CI DEVE interessare, bensì ci deve stare a cuore la libertà di Internet. "Non s'era mai visto un sistema così centralizzato, con disuguaglianze e capitalismo estremo" dice Peter Sunde, fondatore del sito Pirate Bay. Non si può lavorare, perché Internet, non è più un gioco, giammai, ci sono squali dappertutto che vanno semplicemente stanati e denunciati pubblicamente. Prendo sempre a caso, i signori che si sono improvvisati Editori, quando 5 anni fa tornavano a casa con le mani sporche di murcia e grasso, in quanto lavoravano in una officina, cosa stupenda, era il loro mestiere. Ora illudono migliaia di persone che, a causa di qualche sconfitta gargantuesca o problemi d'identità, sono diventati poeti e scrittori grazie ad ex meccanici che ora imbottiscono il proprio conto postale, avendo fiutato il business giusto. Ma la "sacralizzazione" (scritto col rispetto delle fatiche di persone che sanno scrivere e che non si sono mai piegati alla logica della letteratura venduta al chilo), a questo punto, è andata a troie. Sia chiaro, io amo le puttane di 58 o 22 anni, avendo amiche che fanno questo "mestiere" imposto dalle pene facili. Con 4 mila euro, anche un analfabeta può dire di aver scritto un libro. E' questa sarebbe una soluzione?
I miei amici veri
FRATELLO GROUCHO
I MIEI AMICI VERInon son certo parecchi, sono come i denti in bocca a certi vecchi. Ma proprio perché pochi, son buoni fino in fondo e sempre pronti a masticare il mondo, direbbe il buon Francesco di Pavana. Parto con Marco. Per molti anni è stato il mio caporedattore centrale al giornale per cui lavoravamo, ed eravamo felici come due ragazzi che s'affacciano e non accettano di dare la propria vita ad un lavoro che stressa per 8 ore e arrivare a casa e menare qualcuno perché si ha i coglioni girati. Ed è normale. Si si, lo è. Perché ormai abbiamo accettato di tutto senza mai fare la bocca storta, mai una volta, abbiamo voluto questo schifo di andazzo vitale e ora non ci si può lamentare se prima non s'è fatto un cazzo. Bello trovare sempre la ciotola piena e gli allegati sempre a portata di mano con a Ceres e la Marlboro pendula sulle labbra. Quello che diceva lui, si doveva fare, in un clima d’amicizia che Marco è il primo a cercare. E' sempre stato un uomo semplicemente buono, affidabile e sempre presente. Stavo scrivendo ragazzo, all'epoca eravamo 30enni e forse poco meno. Non l’ho mai visto alterarsi con nessuno. E questa altro che "impresa memorabile", come quando i Social ci chiedono e noi come ciuchi a fare i ganzi dicendo di aver fatto parte della Legione straniera, ma quella segreta. Ma, penso, chi di noi, almeno 4 o 18 volte, non s’è lasciato andare alzando la voce? Io si, molte volte. Marco mai. Voi? Mmm...


Lo stesso accade col Driver, il mio vecchio (per anni d’amicizia) amico Michele, anch’egli mio caporedattore in altra situazione temporale e in altro giornale. Mettiamola così: se non avessi conosciuto Michele, quasi sicuramente, ora, non sarei qui a scrivervi. E’ lui che mi ha avviato al giornalismo, capendo che in me c’era terreno fertile. E per questo penso che mi abbia sempre dato fiducia, chiamandomi e coinvolgendomi in avventure editoriali da lui intraprese. “Ero un outsider” (in gergo, uno che passa dall’inchiesta sui trans alle case per gioco d'azzardo) e Michele sapeva, che in caso di bisogno, mi avrebbe chiamato, come ha sempre fatto. Radio, giornali, libri, scambi di uffici stampa, pubblicità, articoli firmati a 4 mani. Sapeva che poteva sempre contare su di me e per me Michele era un amico anche importante con tutti i legami di lavoro che aveva ed ha. Adesso s’è “calmato” (prima era giornalista e i tempi del giornalista sono sempre corti e ti riducono ad una pallina che gira e gira e gira…), s’è calmato nel senso che fa solo lo scrittore. Pubblica un tot di libri, non so quanti ne abbia scritti in pochissimo tempo.
UN BASQUIAT IN OMAGGIO A TUTT@.
L'angiporto redazionale

LA REDAZIONE DI UN GIORNALE è come una "Creuza de ma", un angiporto marittimo, dove tutti i consorzi umani s'annidano. Marco era sempre pronto ad accogliere tutti coloro che entravano, mettendo a loro agio chiunque, fotografi, poligrafiche, collaboratori, informatori, bisognosi d'affetto pure 5 minuti. Eravamo giovani, ma non insensibili al dolore altrui, nessuno di noi questo. Sempre sulla notizia, svolgendo anche mole di lavoro davvero consistenti. Mezzo giornale lo faceva lui e non io, e neanche il senior tre puntini, se non capite non è colpa vostra, è un messaggio che può capire solo chi è in debito morale con me. Punto. Era un ascoltatore Marco, di quelli che ti faceva sentire che parlavi a qualcuno interessato a quello che gli dicevi. Mi accorgo che sto parlando al passato, ma vorrei precisare che siamo entrambi vivi e sani, io un po meno, ma siamo belli e contenti del nostro essere e della nostra coscienza. Ma è che abitando in città diverse, ora, non riusciamo più a vederci con facilità e questo ci dispiace rifacendoci quando ci telefoniamo stando anche mezz'ora al cellulare. Per questo ci sentiamo spesso al telefono, account, social, cellulare, ogni mezzo va bene per farci un pò di caldo e parlare di come va a Rimini, la mia città d'adozione, perché Forlì, sarà pure una città arricchita, ma che schifo che fa! Se non avete mai visto la morte sociale, venite a Forlì alle nove di sera sulla via Emilia: non c'è nessuno. In un momento difficile, mi fece, silenziosamente la proposta, generosa, di un prestito economico. Non accettai, non perché non ne avessi bisogno, non sono mai stato ricco, anche se la mia famiglia lo è tutt'ora, ma per il fatto che non toccava lui a fare il passo, sarebbe stata una violazione morale, secondo i miei canoni e chi pensa che sia il mondo delle favole è fottuto, quando gli usignoli ruttano.  





























Lo stesso accade col Driver, il mio vecchio (per anni d’amicizia) amico Michele, anch’egli mio caporedattore in altra situazione temporale e in altro giornale. Mettiamola così: se non avessi conosciuto Michele, quasi sicuramente, ora, non sarei qui a scrivervi. E’ lui che mi ha avviato al giornalismo, capendo che in me c’era terreno fertile. E per questo penso che mi abbia sempre dato fiducia, chiamandomi e coinvolgendomi in avventure editoriali da lui intraprese. “Ero un outsider” (in gergo, uno che passa dall’inchiesta sui trans alle case per gioco d'azzardo) e Michele sapeva, che in caso di bisogno, mi avrebbe chiamato, come ha sempre fatto. Radio, giornali, libri, scambi di uffici stampa, pubblicità, articoli firmati a 4 mani. Sapeva che poteva sempre contare su di me e per me Michele era un amico anche importante con tutti i legami di lavoro che aveva ed ha. Adesso s’è “calmato” (prima era giornalista e i tempi del giornalista sono sempre corti e ti riducono ad una pallina che gira e gira e gira…), s’è calmato nel senso che fa solo lo scrittore. Pubblica un tot di libri, non so quanti ne abbia scritti in pochissimo tempo.

Le corde dell'agra esistenza
Lettera al padre, Kafka
L’inquietudine
moderna 
Uno degli ottimi libri di Marziani

PENNA FELICE ED INTELLIGENTE, acuta sensibilità, testi minimalisti e scritti con una precisione "kafkiana", mantenendo una raffinatezza “wolfiana”, anche se non sono poesie le sue, ma romanzi, narrativa, letteratura. Non gliel'ho mai detto, e penso a quante cose belle abbiamo pensato di noi senza mai dircele. Cretini che siamo. Comunque sia, Michele ha parlato bene di me, con persone che nel mio piccolo erano importanti. Siamo diversi, chi più chi meno, a vivere questo sentimento nei confronti dell'autore del romanzo "La signora del caviale", dove narra la storia di un intreccio di uomini all'ombra della seconda guerra mondiale. La sua presenza, non lo nascondo, le prime volte della nostra amicizia, mi mettevano quella soggezione di chi trova un tipo nuovo, intelligente e capace di offrirti qualcosa di bello e buono, non soldi, di più, di più. Qualcosa che nessuno mi aveva offerto. Così fuori dagli schemi normali, che mi sembrava di dover fare 100 passi in una botta, Michele m'aiutò a farli e ad essermi sempre vicino. A tenere le fila della vicenda è la presenza, discreta e distante della signora del caviale. Lei, ebrea, scompare con le leggi razziali e assieme a lei finisce per sempre l'epoca del caviale del Po. Una storia che attraversa due dei drammi maggiori del Novecento, la guerra con le persecuzioni razziali e il degrado ambientale causa della scomparsa degli storioni, giusto per dare un titolo fra i tanti scritti da Michele Marziani, che consiglio vivamente a tutti. Un gioiello che non urla, non sbraita. Ma che si  farà conoscere molto di più di ora, Michele conosce bene le corde dell'agra esistenza, ed è amico che sa darti coraggio, credendo sempre nelle risorse delle persone che ha scelto per vivere con lui.
Sarcasmo Groucho
Macchina per
scrivere e invia mail
Poi Paolo, l'amico riservato, molto signorile nella sua sobrietà. “Elegante” intellettuale, anche se mi sputerebbe in un occhio se fosse qui con me. Pure lui, laureato in filosofia ad Urbino, durante il periodo che il rettore era Carlo Bo. Ho detto che è riservato, ma è splendido quando diventa il traino, solo in caso di bisogno. Perché non è tipo da mettersi in mostra Paolo. Assolutamente. Gli piace lavorare e come lavora, sempre dietro le quinte, oltre che essere dotato di un sarcasmo alla Flaiano. Non ci sentiamo spesso, ma sappiamo che ci siamo l’uno per l’altro. Di Paolo ho sempre apprezzato il suo senso di responsabilità. Stupendo, quando si dilettava nell’ironizzare i fatti del giorno che sgocciolavano come la pioggia in redazione in contatto con tutte le agenzie, che all'epoca 1990 ci sembrava di essere al centro del mondo o per lo meno in una cloaca che contasse. E' un periodo che dura 3 o 4 mesi, non di più.
Il matrimonio è la causa
principale del divorzio
Perché ad assalirti, sono le consegne da rispettare e quindi le cazzate adolescenziali, che ci stanno tutte, vanno a farsi friggere con olio di Palma. Vispo, silente, anche se sono certo che la metà delle sue battute fulminanti che gli venivano in mente, non le diceva perché non da tanto spazio alle caciarate. E' come se avesse presente sempre che il tempo non va sprecato, "santa" intuizione, cosa è più importante del nostro tempo? Se avete qualcosa da dire, fatevi sotto, che sono proprio curioso di non vedere. Non abbiamo mai fatto viaggi insieme, ma sono certo che sarebbe l'amico ideale per cercare il nostro Fandango ideale. Ha portato la Valmarecchia a livelli di notorietà indicibili, davvero, come se parlasse di Roma. Qualsiasi cosa facesse dava sempre il meglio di sé. E' che la distanza territoriale attuale, per problemi superiori alle nostre possibilità, impegni, difficoltà varie, ci ha limitato non poco nel vederci. Ma gli amici veri, ci sono sempre. Loro. Perché spesso, confondo l'amicizia con l'amore, niente sesso, tutto sentimento latino, incapace a sopirsi e soprattutto incapaci a tradire. A Rimini eravamo i migliori, non ho dubbi, se ancora esistono nella società di Zygmunt Bauman e la sua fluidità sociale. Leggere, ragazzi/e. 
VIA CRUCIS
Alessandro s’è fatto da solo, direbbe Berlusconi. Da solo e perché so lo merita, dico io. Per la percezione artistica che lo distingue nel panorama assente. Mi portava i pezzi inerenti alla pagina culturale del giornale (ha sempre collaborato per la pagina culturale) dove dava certamente il suo meglio. Tutto accadeva a metà anni '80 e io puntavo su di lui, mi piaceva la sua curiosità colta. Lo scrivo perché glielo dissi più volte che avrebbe fatto il botto, prima o poi. Ora, 2017, è Storico e critico d'arte, di formazione filosofica. Studioso, saggista, docente, chiamato da tutte le parti d’Italia (e d’Europa) a tenere conferenze sull’arte religiosa nei Millenni. Io l’ammiro, ma non lo seguo, troppo preciso e puntuale nel suo studio.
Poi io sono pop. Che bello però accorgersi che erano poco più che giovani e ora hanno preso rispettivamente i loro posti tutti, con molta umiltà, ma sono loro, i miei amici, che svolgono lavori che hanno assolutamente scelto. Grande Alè, per quel che ne so, hai catturato la vita. Ti notai, e lo sai, che quando t'inviavo da Adolfo, per questione giornalistiche legate ad inchieste ed atmosfere Dark, ad ora che parli d'Arte religiosa alle platee, hai compiuto un gran percorso. Il salto l'hai fatto, non ti resta che farne un altro. Come quando ci rubarono la bicicletta della redazione. Dirlo poi a tutti, diventammo la barzalletta per 3 giorni della redazione completa, donne delle pulizie comprese. Era davvero una bischerata che diventò notizia, non so come, ma la fantasia post adolescenziale, non aveva limiti e noi, per carità, non ne ponevamo, di limiti, non rientrando ciò nella nostra cultura liberale, che lascio spazio a tutti indistintamente allo steso identico metodo
Nessun Highlander
PEOPLE ARE STRANGE
Come si dice sempre in questi casi, ma non per ultimo, davvero, il mio amico Stefano. E’ l’Amico a parte. Colui che c’era, c’è e ci sarà. Sono 30 anni che facciamo le stesse cose. Amico di ventura sotto i loggiati bolognesi anni ’80, quando la Polizia latitava e il brown aleggiava felice nelle nostre vene. Anni pesanti, poi non so quanti anni ci sono voluti, per riprenderci. Una lotta furibonda vissuta insieme anche se distanti, per telefono, col pensiero ci parliamo molto spesso. Una marea di amici morti abbiamo in comune e questo rinsalda ulteriormente il nostro legame già d’acciaio. Ora siamo rimasti io e lui. Sposato e babbo di una 20enne spumeggiante. Ci sentiamo due Highlander, io e Stè, anche perché abbiamo condiviso la discesa agli inferi, per poi risalire in Paradiso dei Fenicotteri di Barrett, facendo a sportellate con la propria esistenza e darle più forti. Ma qui non rimarrà nessuno, come narra il movie di Russell Mulcahy. La morte la amo solo per questo (e altri) motivi. Difficili da spiegare. Stefano mi ha sempre capito. Ora abbiamo raggiunto un punto con quale vento navighiamo anche se non ci sentiamo da dieci giorni.

PER FORTUNA SI VIVE UNA SOLA VOLTA.
VIVERE PER L'ETERNITA' DEVE ESSERE ORRIBILE



Sono le stranezze che borghesemente si commentano così: "Ma cosa dici, Matteo". Non hanno capito un cazzo. Passate a Stefano, prima di venire da me, perché mi avete rotto i ciglioni con la vostra salute foriera di mancata umiltà. Ogni volta che mi si vede, la domanda che mi si fa, sapendolo, è: "Come stai?", per poi farti la paternale e sentirsi tanto sammaritani avvelenandomi di pietà su come bisogna vivere pur avendo una malattia dalla quale non si guarisce, è solo questione di tempo, ma si può morire soltanto, anche se i farmaci ci hanno dato un pò d'ossigeno. Ma cosa ci faranno queste cure che non conosciamo gli effetti a lunga durata, mettiamo fra 5 anni, ammesso che ci sia ancora?
In una donna noto subito gli occhi,
specie se hanno le tette grosse

I prossimi
anni Medioevali

ZAPPA E SIGNORA
Buona parte del giornalismo rock è gente
 che non sa scrivere, che intervista gente che
non sa parlare,per gente che non sa leggere
(Intervista Watson Mojo Magazine)
Era il 4 dicembre 1993, 25 anni fa circa, quando Frank Zappa morì a Los Angeles per un cancro alla prostata. Negli ultimi tempi della sua vita, non rinunciò alla sua vena polemica annunciando di volersi candidare alla presidenza degli Stati Uniti in totale dissenso con la politica dell’ex presidente Reagan e con quella di George Bush. Il suo biglietto da visita o slogan era: "Potrei mai far peggio di Ronald Reagan?".
E' ormai notizia bucata, nel senso che si sa, ma non si dice, e perché mai si dovrebbe dire giustamente. Parlo del fatto che da 34 anni, il virus dell’Aids è entrato senza dirmelo nelle vene. L’ultima pera, buco, iniezione, risale all’aprile del 1983. Sono le classiche date che come il proprio compleanno il giorno del matrimonio, che non si dimenticano mai. A me capita di ricordare date roventi, che sarebbero da dimenticare, secondo la visione perbenistiche borghesi della mentalità dell'uomo qualunque, la maggioranza silenziosa che è così silenziosa che ne parlano tutti, anche a sproposito. Dimentica, sarebbe la cosa più folle e sbagliata che potei commettere. Primo perché non è possibile, secondo perché mi va di fare così. E' la mia vita, come posso negarla, dimenticarla e metterla nell'oblio? C'è chi ci riesce benissimo. Io no. E poi non corrisponde alla mia politica personale, oh yes. Quanto coccolo quei ricordi d'adolescente o poco più quando sono a letto da solo e con il mp3 che para, bassa, musica, in allegato qualche sigarillo. Che bell'inganno sei, mente mia. Da allora ho smesso di trafficare fra le pere, dandomi completamente alle arance, pur essendo amante di tutta la frutta, men che i datteri, troppo dolci, roba per marocchini, persone del Marocco, dove i datteri ti piovono anche in tasca, oltre a tutto il resto che ti ritrovi quando sei a Beni Mellal, che immagino voi tutti conoscerete, vecchi pipponi, o più semplicemente gli amanti del tetraidro. E qui mi fermai. Mai fui di me stesso l'assassino.
Perché deve piovere sempre sul bagnato?
UN MALEDETTO
STORICO
Comunque sono 33 anni che non mi buco più. E questo è un fatto, bello tosto. Eppure non è bastato. Tuttora devo fare i conti con l’HIV, derivazione di quegli anni un poco tristi, non terribili, a tratti anche godibile, ma non può durare troppo, altrimenti muori. Come i giorni d'oggi senza entrare nei dettagli. In quegli anni anche se ero pazzo, ero in salute e stare sempre male, è una brutta storia, ve lo garantisco e con che accanimento nel mio caso. Sapete che sono il paziente infettivo più vecchio del mio ospedale per trattamenti e cure?
Da considerare che il mio ospedale si fa carico anche dei malati di Cesena, in quanto hanno chiuso il reparto infettivi al Buffalini. Piove sempre sul bagnato, perché con questo affollamento di persona ciancicate come me, avere in testa che in caso di bisogno c'è sempre un posto libero per me all'ospedale, non è più una certezza, senza dover aspettare settimana. Sarebbe stata una garanzia che metterebbe una parte del mio cuore in serena condizione e come migliaia di altri ragazz@ che mi sono morti in camera. Ma non potete capire, anche se la vostra percezione è a 1000, non ci arriverete mai.
Ero lì, ad un passo, mi mancava un metro all'’Espresso. Si stava muovendo affinché potessi andare a Roma e vivere un periodo di prova in redazione. Ma il sogno non è neppure partito. Non è il pensiero dell’Espresso o del New York Time che non sa neanche chi io sia che mi tormenta, no, è che non ho potuto esprimere nella mia vita, per una serie infinita di sfighe che hanno condizionato la mia vita, andandosene in frantumi lentamente per vivere un finale di partita lunghissimo. Non ce invochi la morte, non sia mai! Viremia, CD4, linfociti, qualunque sia il livello d’infezione che da 33 anni devasta le mie ore con un crescendo che ha dell’incredibile, non ha avuto vita facile con me. Cerchi con le mani il punto dolente del corpo, un cimitero, in cui si nasconde il virus. E’ lì, che cogli il livello della paranoia che t’ha fatto suo, dell’angoscia, capisci che non stai combattendo soltanto contro l’aids, in realtà sei in guerra con tutto. Particolarità direi cristiana, questo atteggiamento, e qui è stupore, porta ad essere più sensibili al dolore altrui. Prima non dico che me ne fregavo, se un conoscente moriva magari piangevo. Ora è completamente diverso. La morte ha 100 significati riassumibili in uno. E qui mi fermo. Perché non pensavo che toccasse proprio a me parlare di questa cose. Mica son Socrate.
Pandora scoperchiato
Sarebbe troppo rischioso dire che il tumore e pandemico. Alzando senza paura il velo, la faccia, è là! Siamo noi, viviamo, ci muoviamo, parliamo, leggiamo, scriviamo, cerchiamo di superarci senza riuscirvi. Un vaso di Pandora ancora da scoperchiare, chi lo alzerà quel coperchio
L'uomo cancerifica la terra con la sua presenza in eccesso, la sua attività di delirio consumistico, i suoi pensieri criminali e la sua impossibilità di amare al di là di quel che più strettamente gli somiglia. Solo tre o quattro poeti fra tutti hanno sperimentato l'amore infinito, gli altri hanno amato donne, uomini, vino, oppio, arance, qualche gatto e la terra, sempre lei, salda il conto, d'accordo col cielo e il sole, inondando di cancro l'uomo. “La misura della vita è dunque la differenza che esiste tra lo sforzo delle potenze esterne e quello della resistenza interna”. L’eccesso di quelle, le misure della vita, annunciano beffardamente la debolezza delle altre. Il predominare di queste è l'indice della sua forza.
L’angelo nel cuore
 e l'incessante lamento
La bancarotta della sofferenza, non è muta. Al contrario, assume in tutta la forma di un grido, di un’immagine sonnambulicamente trascritta da Edvard Munch, che se fosse percepito ci sarebbe insopportabile e ci costringerebbe a “fare qualcosa” per placarlo. Sono le cosiddette stelle inaccessibili, nei reparti ospedalieri dove la luce è sempre soffusa.

Credo di poter dire che lo stato della terra sia attualmente molto peggiore di quello che ci viene descritto dalla scienza dominante più pessimistica, perché il grido, l'incessante lamento di Munch, non è oggetto misurabile, perché interiore e senza canali di comunicazione nervosa esterna, come succede con certi esseri che ci passano accanto non udiamo nulla, neppure un sospiro, eppure gridano con la forza di mille agonie. La dolce "agonia" feroce.

Emil Cioran
E’ questa la cifra totale della sofferenza che ognuno di noi porta, quasi sempre senza saperlo. Alcuni riescono a gestirla, altri no. Entrano in azione le cliniche della “dolce morte” (mai come in questo caso la parola “dolce” è stata usata a sproposito ndr) pronte a venirti in aiuto ammazzandoti, i “massacratori misericordiosi”, come il sincretista ed intellettuale nichilista Guido Ceronetti, suo apripista in Italia da 50 anni, scoprendo uno degli animali visionari più lucidi di tutti i veggenti che sparavano e sparano immani cazzate. Per Ceronetti, il filosofo rumeno, diventa, con una minuscola variante, al posto di Massacratore, dispone un beffardo "Squartatore misericordioso". Mi pare che la sostanza non cambi molto tra i due sostantivi. Artefice ed ispiratore moderno di quell’arte del “pensare anche contro il nostro agire” che già in Cèline, Nietzsche e Dostoevskij aveva fatto urlare allo scandalo mezza europa, Cioran riuscì invece a vivere la stessa materia filosofale senza le percosse violente dei tre colossi appena citati, pur trattando la stessa materia, anzi, forse "malleandola" con maggior accanimento, sopportazione e crudità.
Lo scrittore rumeno a cui offriamo di diritto la prosa francese più nobile che ancora si possa trovare, appartenendo per inclinazione mentale alle nuvole barocche dei detenuti della lucidità, Cioran si spinge sempre più in avanti a ricerca dell’utopia. E' una ricerca religiosa, un desiderio di assoluto. L’utopia è la grande fragilità della storia, ma anche la sua grande forza. In un certo senso, è l’utopia a riscattare la storia. la lucidità sia una sopportazione difficile, complicata, da gestire con fatica, oltre che un privilegio, è il codice segreto del filosofo che romanza, da sempre considerato un fattore essenziale per gli esistenzialisti. Anche se i suoi testi stanno incontrando molti apprezzamenti in questi ultimi anni. E' certamente un autore in gran scoperta in questi anni, Emil Cioran.

L'ODORE
DEL TEMPO
Le belle curve
Se c’è un odore del tempo e così anche della storia, Cioran è fra gli animali metafisici il più preparato a trovarlo, per poi inseguirlo e farlo suo. Non c’è osservatore più acuto di quel “lato notturno” dei Millenni, che oggi ammanta il pianeta rendendolo sempre più oscuro e fluido. "Ciò che ho amato innanzitutto della Romania, è stato il suo lato estremamente primitivo, grezzo, violento, vero. Non mancavano, certo, persone civilizzate. Ma io preferivo gli illetterati, gli analfabeti. Con loro era possibile intavolare qualsiasi argomento, dalla vita negletta alla letteratura sporca", scriveva il filosofo Cioran. Lo "Squartatore misericordioso". Il problema è che a vivere di banalità si diventa tali, è una sorta di automatismo che lo scrittore Alessandro Baricco, conosce molto bene e sono sempre pronti a non toppare un passaggio televisivo o cartaceo. E questo è un problema. Ma certo, non ne moriremo, ce ne faremo ragione come per tutto. Le persone più esigenti da se stessi non amano i riflettori, a limite li sfruttano quando è il momento opportuno per il lancio di un proprio libro, ma non certo ai Talk Show, come da sempre fa Aldo Busi, che letto un suo libro, letti tutti. Idem per la Margaret Mazzantini o Alessandro Baricco... che noia ragazzi! Diceva il dogmatico e professorale Carlo Emilio Gadda: "Il dirmi che una scarica di mitra è realtà, mi sta bene. Ma io chiedo al romanzo che dietro questi due ettogrammi di piombo, ci sia tensione tragica, ironica e mistero attivo e perché no, anche satira tagliente". Infinite saggezze. Ma avete mai letto Gadda?